I super procuratori' d’Italia sono pronti a scendere in campo per tentare di risolvere alcune delle criticità dello “spazzacorrotti”. Prima fra tutte l’introduzione dei reati contro la Pubblica Amministrazione nell’art. 4 bis dell’Ordinamento penitenziario, quindi tra i reati ostativi, tranne la liberazione anticipata, a tutti i benefici penitenziari.

E’ stato Riccardo Fuzio, procuratore generale della Corte di Cassazione, ad annunciare che il prossimo 14 e 15 marzo, durante la periodica riunione a piazza Cavour fra i vertici degli Uffici requirenti, si discuterà su come gestire questa parte della riforma che sta mietendo “vittime” in tutti i Tribunali del Paese.

Come ha detto Giandomenico Caizza, presidente dell’Unione delle camere penali, il cittadino che a suo tempo ha fatto delle scelte processuali ben precise si sente ora “ingannato” dalla Stato. «Non si cambiano in corsa le regole del gioco», aveva aggiunto Caiazza, stigmatizzando l’assenza di qualsiasi norma transitoria al riguardo.

Chi, indagato per reati contro la PA, aveva infatti concordato con il magistrato un patteggiamento, con conseguente sospensione della pena, ha visto spalancarsi le porte del carcere. Lo spazzacorrotti, entrato in vigore dall’oggi al domani senza alcuna norma transitoria, sta causando poi moltissimi problemi agli Uffici di sorveglianza.

Aver equiparano tali reati a quelli per mafia e terrorismo ha anche effetti sorprendenti.

Il condannato a pene elevate per, ad esempio, omicidio volontario potrà godere dei benefici penitenziari, mentre chi dovrà scontare anche una pena ben più modesta per reati contro la PA dovrà farlo solo ed esclusivamente in carcere senza che sia possibile verificare il suo percorso di reinserimento.

La modifica, come ricordato, si sta applicando anche ai reati commessi prima della entrata in vigore della legge, vedasi quanto accaduto all’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.

Tralasciando eventuali profili di incostituzionalità della norma, essa sta incidendo anche sul grave problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie, già al collasso. «Il pubblico ministero deve garantire il puntuale ed uniforme esercizio dell’azione penale e garantire l’applicazione del giusto processo», ha ricordato Fuzio. «I procuratori generali - ha aggiunto - devono vigilare e sollecitare in tutte le Procure l’applicazione dei principi del giusto processo».

«Non si tratta in questo caso di interpretare la norma ma sollecitare una riflessione», ha quindi sottolineato il procuratore generale della Cassazione, ricordando infine come sia necessario «comprendere che il processo penale non si conclude con la sentenza di condanna ma con l’applicazione della pena».