La maggior parte delle fake news? Riguarda cronaca, politica e scienza, esattamente in quest’ordine, ovvero il 71 per cento dei casi, con un picco di disinformazione in corrispondenza delle elezioni politiche. E in particolare sono immigrazione e criminalità a coprire, in parti uguali, la metà dei contenuti di disinformazione sui temi di rilevanza europea, mentre la corrispondente quota per l’informazione si ferma al 9 per cento. Sono dati allarmanti quelli diffusi da Agcom, che martedì ha pubblicato il primo numero dell’osservatorio sulla disinformazione online. E quel che emerge è che nel 2018 il volume di notizie false online ha raggiunto il livello massimo in corrispondenza dell’appuntamento alle urne del 4 marzo e nel periodo successivo in cui erano in corso le trattative per la formazione del nuovo governo. Data a partire dalla quale le vicende politiche e di governo, la cronaca nera, le teorie pseudoscientifiche e la salute sono state tra le principali tematiche ad ingrossare la sacca della disinformazione. Nel secondo semestre del 2018, invece, le fake news hanno cominciato a virare pericolosamente sulla prossima campagna elettorale, quella per le elezioni europee, a riprova che nulla, nella rete, avviene per caso.

L’analisi si basa sulla valutazione di milioni di documenti generati da fonti di informazione e disinformazione, analizzati dagli esperti di Agcom per fornire alle parti interessate «indicazioni sull’insorgenza e la diffusione di contenuti fake rispetto a specifici argomenti, dunque sulle principali tematiche oggetto di disinformazione». E dai dati emerge come immigrazione e terrorismo abbiano segnato la maggiore presenza di disinformazione sul totale dei contenuti online. Secondo l’Osservatorio, il sistema informativo nazionale soffre di un volume di fake news più alto rispetto agli anni passati, raggiungendo il massimo livello, appunto, nel marzo dello scorso anno.

Gli argomenti più trattati durante il periodo elettorale hanno riguardato notizie relative a politica e affari di governo, diritti della persona, questioni economiche, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca nera e giudiziaria, esteri, scienza e immigrazione. E i termini più salienti legati alla disinformazione, nei primi 8 mesi del 2018, hanno riguardato partiti ed esponenti politici, soggetti istituzionali, fatti di cronaca nera e intervento delle forze dell’ordine, immigrazione e accadimenti internazionali. Ma una buona porzione ha anche riguardato teorie pseudoscientifiche su pianeti e presenze aliene, mentre scarseggia l’informazione - specie di qualità in ambito scientifico.

«Le strategie di disinformazione - si legge nel rapporto - si fondano per lo più su tematiche divisive e con un forte impatto emotivo». Non deve stupire, dunque, se i fatti di cronaca specie quelli che hanno a che fare con la presenza di immigrati sul territorio, uno dei temi cardine della politica dell’ultimo anno - siano quelli più soggetti ad essere manipolati da chi fa disinformazione sul web. «I siti di disinformazione diffondono soprattutto notizie su argomenti polarizzanti, atti a diventare oggetto di propagazione virale attraverso i social network ( e le altre piattaforme online)», afferma il rapporto. Secondo cui è a “rischio” anche la campagna elettorale per le europee: sul totale dell’offerta complessiva, i siti di disinformazione dedicano all’appuntamento elettorale «una quota di contenuti mediamente maggiore rispetto ai quotidiani ( e a qualsiasi altra fonte online)».

Secondo un’indagine svolta da Swg su un campione di 1.358 persone di età compresa tra i 14 e i 74 anni, l’immigrazione viene indicata tra i tre temi più importanti a livello europeo da quasi il 60 per cento dei cittadini, seguono al 50 per cento la situazione economica del Paese e la disoccupazione. Il cambiamento climatico e il terrorismo figurano nella classifica dei primi cinque temi, con quote rispettivamente pari al 33 e al 24 per cento. Ma a chi interessano maggiormente tali temi? L’immigrazione rappresenta l’argomento indicato più frequentemente da una fascia medio- bassa della popolazione, ovvero commessi, insegnanti, impiegati, commercianti, artigiani, lavoratori autonomi, studenti, casalinghe e pensionati. Risulta appannaggio di un livello sociale più alto, invece, la tematica relativa alla situazione economica del Paese, che preoccupa di più i cittadini che svolgono professioni più remunerative, ossia dirigenti, quadri, funzionari, e imprenditori. E non a caso sono disoccupazione e criminalità ad avere più copertura sui mezzi d’informazione, che dedicano meno spazio a terrorismo, finanza pubblica e clima.