Carlo Cecchi è “Enrico IV” di Luigi Pirandello, interprete e regista della tragedia scritta dal Premio Nobel nel 1921, in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 3 marzo. Con Cecchi recitano Angelica Ippolito, Roberto Trifirò, Gigio Morra, Vincenzo Ferrera, Dario Caccuri, Edoardo Coen, Davide Giordano. Già dall'apertura del sipario, si ha L’impressione di far parte di una scatola teatrale e drammaturgica smontata che, poi piano, pare ricomporsi tuttavia senza apparire mai: se non nel testo, nei monologhi ridotti, nella parola che, però, anch'essi vengono montati ad arte. Dopo L’Uomo, la bestia e la virtù (1976) e Sei personaggi in cerca d’autore (2001), l’attore-regista si cimenta con grande originalità con i grandi temi della maschera, dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà. Cecchi è sempre più a suo agio in questa famosa formula “teatro nel teatro”, come lui stesso scrive nelle note di regia - e l’altrettanto famosa opposizione “finzione/realtà”. Categorie entrambe che si spingono oltre l’asfittico dibattito “vita/forma”, verso un gioco di specchi in alcuni casi addirittura vertiginoso. Si recita con Pirandello anche contro Pirandello. Si recita contro Pirandello –continua Cecchi - quando il contenuto e/o la forma della sua “tragedia” regrediscono ai luoghi comuni del teatro naturalistico della fine dell’Ottocento (per esempio: “la commozione cerebrale” come causa della pazzia del protagonista; o l’intero terzo atto che Pirandello precipita in un confuso e melenso melodramma con tanto di “catastrofe” finale)”. Una follia inscenata – già visibile nel provino che i tre consiglieri/attori fanno al nuovo arrivato, tutti molto convincenti (Vincenzo Ferrera, Dario Caccuri, Edoardo Coen, Davide Giordano) - che provano e riprovano la parte per annunciare non solo gli altri protagonisti della finzione, ma anche l’assoluto protagonista che incombe dietro le quinte per spiare miserie e ipocrisie. Il dramma si presenta come un artificio psicologico e teatrale dove appunto la pazzia, l’arte e l’immaginazione assurgono ad unica realtà. Il protagonista, il cui nome non appare per tutta la durata dello spettacolo, in seguito ad una caduta da cavallo nel corso di una rievocazione storica, impersona un uomo disturbato, convinto di essere la personificazione dell'Imperatore Enrico IV di Franconia. Equivoci e incomprensioni comiche nella scena dei tre Signori, interpretati da Angelica Ippolito, Roberto Trifirò, Gigio Morra, in veste di comparse capaci di inscenare una paradossale commedia in cui ciascuno si interroga sui possibili rimedi per tentare di guarire lo stato di follia dell’uomo. Per tale circostanza è stato convocato il medico, Dionisio Genoni intrepretato spiritosamente da Gigio Morra. Ilarità e finzione si intrecciano all’apparire dell’uomo: gli altri vengono continuamente sollecitati, derisi o anche spiazzati, dalle inconsuete interruzioni. Cecchi, nel ruolo di Enrico IV, riassume diversi registri e canoni teatrali. Ciò che predomina però è l’improvvisazione e quell’aspetto farsesco che dà carattere e novità al personaggio ma imprime anche originalità ad una scatola drammaturgica così scientificamente smontata.  Cecchi interpreta un Enrico IV, vestito di ruvido saio, quasi ascetico ma che ben presto si mostra più nelle vesti di un capocomico che invece di un Imperatore, ed appare il suo disprezzo per coloro che recitano per lui, riservandogli anche numerose invettive e l’appellativo di buffoni. Ne riduce in modo consistente i lunghi monologhi presenti in origine nel testo, scritti da Pirandello per Ruggero Ruggeri, “grande attore” dei primi del Novecento di stile liberty e di scuola dannunziana. Elementi di teatro nel teatro che rafforzano la "confusione" fra realtà e finzione. Qualche spettatore è perplesso, qualcuno si mostra divertito, in ogni caso a trionfare è Carlo Cecchi con la sua maschera così ironica e caustica.La produzione è Marche Teatro, l’adattamento e la regia di Carlo Cecchi, le scene di Sergio Tramonti, i costumi  di Nanà Cecchi, le luci di Camilla Piccioni, l’assistente alle scene Sandra Viktoria Müller.