«Quando vedo il latte per terra, per me è un dolore. Mi viene da piangere. Vengo da una famiglia di pastori, nelle vene mi scorre il latte, non il sangue. Ma questa volta non potevamo far diversamente». Maria Barca è la portavoce del Movimento pastori sardi ( Mps), è una giornalista, è nata a Ottana ma vive a Sassari con il marito e la figlia, Beatrice Adelasia. Beatrice come la nonna. E Adelasia? «Una sarda come te - mi dice - non sa chi è Adelasia?! Devi subito controllare su internet». Ma prima di farlo, continuo a farle domande sulla sua famiglia: come stanno, che fanno, che dicono. Cinque anni fa sono stata ospite a casa loro, per un libro sulle lotte dei pastori, e conservo un ricordo bellissimo sulla loro gentilezza e intelligenza. «Mamma, la ho appena sentita. Non fa altro che fare formaggio per non buttare il latte. Nei primi giorni lo abbiamo versato a terra anche noi. Adesso non lo vendiamo, ma per non sprecarlo lo trasfo-miamo». Beatrice ha 71 anni, ma anche lei è andata a fare i blocchi sulla 131, la strada statale che collega Porto Torres a Cagliari. Non c’è strada in Sardegna che in questi giorni si possa percorrere senza incontrare un blocco. Senza incontrare la rabbia dei pastori. Insieme a loro, sono scesi in piazza gli studenti.

Che cosa ha fatto esplodere la vostra rabbia?

Non è la prima volta che protestiamo anche duramente. La questione è sempre legata al prezzo del latte: viene pagato 60 centesimi al litro dagli industriali. Sessanta centesimi non bastano neanche a coprire le spese di produzione. I pastori per lavorare accumulano debiti. La situazione è sempre più grave. Non ci sono prospettive di cambiamento, per questo è scoppiata una protesta così dura. C’è un sistema che non funziona e noi lo vogliamo distruggere completamente, per ricostruire.

Quale sarebbe questo sistema che volete abbattere?

Sono anni che lo combattiamo, individuando soluzioni sempre diverse. Siamo noi che abbiamo trovato i soldi della Regione per ridurre per esempio le eccedenze dal mercato o per creare mercati nuovi. Ma alla fine i vantaggi finiscono sempre nelle mani degli industriali e a noi non resta niente. Adesso basta. Quest’anno è una lotta diffusa, incontrollata e incontrollabile, che coinvolge tutti i pastori. Siamo vessati da enti di tutti i tipi, dal Consorzio per la tutela del pecorino romano al consorzio che si occupa degli animali. Dall’Europa chiedono questo e quello, ma proprio noi che portiamo le pecore al pascolo senza avere allevamenti intensivi e che rispondiamo a tutti i dettami, siamo quelli che pagano il prezzo più alto.

Fino a quando andrete avanti?

In questi giorni sono venuti il premier Giuseppe Conte e i ministri dell’Agricoltura e per il Sud Gian Marco Centinaio e Barbara Lezzi. Sono anche loro in campagna elettorale. Pretendevano che dopo l’incontro i pastori tornassero a casa buoni buonini sospendendo la protesta. Hanno fissato il tavolo a Roma per il prossimo 21 febbraio. Dieci giorni sono tanti. E questa volta nessuno ha intenzione di mollare fino a quando non si firmerà il contratto che porta il costo di un litro di latte a 1 euro più iva. Fino a quando cioè non si troveranno delle soluzioni concrete. Nel frattempo gli industriali non stanno facendo neanche un passo indietro. Ma i nostri politici sono impegnati a farsi rieleggere.

Già, il 24 febbraio ci sono le elezioni in Sardegna. La vostra protesta favorirà la Lega?

Nessuno dà più retta a questo o a quello. Non ci fidiamo. Oggi a Roma c’è stato un sit- in organizzato da Coldiretti. So che i pastori presenti erano molto soddisfatti dell’incontro con il vicepremier Matteo Salvini. Ci sa fare, sa cosa dire. Ma Maroni della Lega è tra i responsabili di questo disastro.

E la sinistra?

Il candidato alla presidenza della Regione, Massimo Zedda, ha detto che se dovesse vincere lui metterebbe in campo subito 20 milioni. Ma così rischia di sembrare solo uno spot elettorale. Eppure questa lotta per il controllo dei mezzi di produzione dovrebbe essere prima di tutto della sinistra.

Diversi, pur apprezzando la vostra lotta, non capiscono il gesto di buttare il latte per terra. Come lo spiegate?

Ho visto una bimba di 8 anni che davanti a questa scena si è messa a piangere. Il latte è la nostra storia e la nostra cultura. A me nel sangue scorre latte, non sangue. Latte di pecora. Oggi dicono che faccia male, ma io sono cresciuta con quello, altro che Zymil, e non ho nessuna allergia. Eppure quando vedo il latte per terra piango anche io. Ma lo dovevamo fare. Se no, nessuno ci avrebbe preso in considerazione. Quando anni fa andai in tv da Santoro, mi chiese perché eravamo così violenti, a tal punto che un nostro pastore perse un occhio per colpa dei lacrimogeni. Gli dissi, che non ero certo felice del prezzo pagato da uno di noi. Ma lui mi aveva chiamato proprio per quello, altrimenti non mi avrebbe mai invitato. Questa volta la lotta è ancora più estesa e non essendoci un’organizzazione ci sono anche persone che sbagliano o che colpiscono l’obiettivo sbagliato. Tutti hanno il rispetto del lavoro degli altri, ma non possiamo che essere così decisi.

( Adelasia nata a Ardara nel 1207 è stata la terza sovrana regnante della Sardegna, quando l’isola era divisa in giudicati. Figura di donna e di politica che anche ultimamente ha ispirato romanzi e opere teatrali).