Abbiamo  ricevuto diverse lettere, soprattutto di avvocati, che dissentono dalla posizione che ho espresso varie volte sul caso Diciotti, contraria all’autorizzazione del Senato a processare Salvini. Ne pubblichiamo alcune con una mia risposta.

Resto della mia idea. E cioè dell’idea che Matteo Salvini non debba essere processato. Perché le sue scelte in occasione della vicenda “Diciotti” ( che io ritengo scelte sciagurate) erano scelte politiche, assolutamente politiche, e contro le scelte politiche si può ( e io aggiungo: si deve) fare battaglia politica ma non battaglia “giudiziaria”. Io penso che la battaglia giudiziaria sia sempre illegittima ma, purtroppo, sia sempre più frequente. Gran parte delle battaglie politiche, i partiti e i vari leader, le conducono proteggendosi dietro le spalle dei magistrati.

Oltretutto i reati che vengono contestati al ministro dell'Interno sono di una gravità inaudita: sequestro di persona, addirittura, e poi arresto illegale e abuso d’ufficio. Il primo reato prevede una pena dai 3 ai 15 anni ( visto che nella nave c’erano anche minorenni), il secondo una pena fino a 3 anni, il terzo una pena da 1 a 4 anni, salvo aggravanti. Diciamo che se fosse condannato, Salvini, potrebbe ricevere, se gli va molto bene, una pena di circa 5 anni, se gli va male anche di 15. Più la decadenza dalla funzione di ministro e di senatore sin dal primo grado per via della Severino. A voi sembra una cosa ragionevole?

Claudio Salemme ci parla di quella scritta ( che trovo molto bella e angosciosa) che era stata tracciata da qualcuno sul muro di Rebibbia: «Nessuna legge ci renderà uguali». Credo che sia una scritta che descrive una assoluta verità. La lotta alle disuguaglianze - mi pare questo il senso della scritta - non la si fa con il codice penale. Né con le manette, né con il populismo penale. La lotta contro le diseguaglianze è una lotta politica, e se oggi è molto meno potente di qualche anno fa è proprio perché la politica è stata depotenziata, ha perso il suo ruolo, la sua autonomia, persino la sua dignità. La pretesa di sostituire l'uguaglianza sociale con la l’odio e la vendetta di classe è una caratteristica di questi anni, ed è il sentiero lungo il quale la lotta politica di massa si è trasformata in populismo e in populismo penale. 2) Nei miei articoli non ho mai scritto che concedere l’autorizzazione a processare Salvini sarebbe la fine della democrazia. Per carità. Ho scritto che sarebbe la fine dell’autonomia della politica, categoria già largamente sfregiata e vilipesa, da diversi decenni a questa parte. Che poi l’autonomia della politica sia uno dei pilastri della democrazia politica è indiscutibile.

3) Leggo che in Parlamento, recentemente, sarebbero state negate molte autorizzazioni e questo avrebbe salvato molti membri del Parlamento dai processi. Questo non è vero. Anche perché dal 1993 non esiste più l’autorizzazione a procedere. Qualunque sostituto procuratore può svegliarsi una mattina e avviare un procedimento contro un parlamentare senza che nessuno lo possa fermare, e se questo succede, in genere, c’è un bel numero di partiti che chiede le dimissioni di quel parlamentare.

Solo per arrestarlo il sostituto procuratore ( e il Gip) ha bisogno dell’autorizzazione del Parlamento, e in questi ultimi anni l’ha sempre ottenuta, anche perché i partiti politici ( salvo, forse, Forza Italia) si sono sempre dimostrati alquanto pusillanimi di fronte al magistrato.

Vi confesserò a questo punto una mia perversione: io credo che andrebbe ripristinata alla svelta l’immunità parlamentare, che non fu concepita da un drappello di garantisti pazzi, o dai guardaspalle di Berlusconi, ma dai padri della nostra Costituzione. Gente tipo Calamandrei, De Gasperi, Einaudi, Togliatti, La Pira, Dossetti, Basso... E vi dico ancor di più: estenderei l’immunità parlamentare ai consiglieri regionali e ai governatori.

Io credo che solo l’immunità parlamentare metta la politica, almeno in parte al riparo dalle incursione di pezzi della magistratura. Del resto è esattamente questa la ragione per la quale fu prevista dalla nostra Costituzione.

4) ultimissima osservazione, e una preghiera a tutti: non usiamo il paragone con il nazismo e con lo sterminio, perché è assolutamente fuori luogo. E perché è un paragone, se posso usare questo termine, un po’ blasfemo. No: Salvini non è Hitler, non è Himmler, non è Goering. D’accordo?