di ROBERTO GIOVENE DI GIRASOLE*

Sicelebra domani 24 gennaio la Giornata internazionale dell’Avvocato minacciato, organizzata fin dal 2009 dalla Fondazione omonima ( la segreteria si trova ad Harlem, in Olanda) in collaborazione con diverse associazioni di avvocati. La manifestazione è nata per denunciare le minacce, le violenze e in molti casi gli omicidi di avvocati in diverse parti del mondo, colpevoli solo di aver esercitato in maniera indipendente e autonoma la loro professione. Diritti umani violati/ avvocati in pericolo, è ormai una triste equazione. Non è un caso che, per la seconda volta dal 2009 la giornata del 24 gennaio sia dedicata alla gravissima situazione che si registra in Turchia: secondo i dati diffusi da Arrested lawyers Initiative, un’associazione di avvocati turchi esuli nell’Europa continentale, all’inizio di gennaio si contavano in Turchia 216 condanne definitive a carico di avvocati per un totale di 1361 anni di carcere inflitti, 594 avvocati detenuti e 1546 sotto processo. Cifre spaventose, che non meravigliano, però, in un Paese dove, dopo il tentativo di colpo di stato del 2016, decine di migliaia di dipendenti pubblici, tra i quali giudici costituzionali, magistrati, docenti universitari e giornalisti hanno perso il posto di lavoro o, peggio, sono finiti in prigione solo perchè sospettati di essere pro Gulen. Già negli anni precedenti al tentato colpo di Stato numerosi avvocati, colpevoli solo di assistere persone accusate di far parte del Pkk, considerato da Ankara un’associazione terroristica, erano stati ingiustamente arrestati, scontando lunghi anni di prigionia, e tra questi i difensori di Ocalan. Dopo aver patito, in alcuni casi, periodi di detenzione durati più di due anni e mezzo, sono ancora sotto processo. Dal 2013 si registrano arresti di massa di avvocati appartenenti alle associazioni degli avvocati progressisti ( Chd) e degli avvocati per la libertà ( Ohd), poi sciolte e dichiarate fuori legge. Tra le centinaia di colleghi arrestati si contano almeno 14 presidenti di Ordini, in un crescendo repressivo che vede l’identificazione dell’avvocato con il cliente e l’affer-mazione del diritto penale del nemico.

Il Cnf, che nel 2016 ha fondato l’Osservatorio internazionale degli Avvocati in pericolo ( Oiad) insieme ai Consigli nazionali francese e spagnolo e all’Ordine di Parigi, ha organizzato per domani un convegno sulla situazione in Turchia al quale parteciperà anche l’avvocata turca Benan Molu, che riferirà come testimone diretta delle repressioni.

* Commissione Rapporti internaz./ Mediterraneo Cnf