Il Teatro Elicantropo, incuneato nei vicoli di Napoli, presenta in prima assoluta fino a domenica 3 febbraio, Audizioni, il nuovo spettacolo del regista Carlo Cerciello, liberamente ispirato ai testi di Gloria Calderon Kellet, con cinque interpreti Mariachiara Falcone, Fabiana Fazio, Ianua Coeli Linhart, Cecilia Lupoli, Sefora Russo. Meglio dirlo subito: è uno spettacolo brillante, ironico, ricco di spunti di riflessione sull’universo femminile, in grado però di offrire anche uno spaccato del ruolo e della percezione maschile. Le giovani protagoniste sono esilaranti, si mostrano come delle bambole plastificate ma sono invece scoppiettanti, autoironiche e con un dinamismo coinvolgente e divertente che riempie la scena dall’inizio alla fine nella rappresentazione dei diciassette personaggi femminili. “Audizioni disegna, così, diciassette ritratti di donne apparentemente diverse tra loro – scrive il regista - ma fortemente accomunate da una nevrosi collettiva, dovuta alla generale sovraesposizione dell’immagine femminile. Sempre più svuotata del contenuto, e in senso meta teatrale, si affidano i diciassette personaggi femminili all’interpretazione di cinque giovani attrici”. Lo spettacolo è presentato da Anonima Romanzi Teatro Elicantropo ed ElleDiEffe, ed è interpretato da giovani attrici che si sono formate al Laboratorio permanente teatrale dell’Elicantropo che, attraverso un progetto di formazione e lavoro, hanno dato vita e partecipato ad Audizioni. Improvvisamente non un Dio maschio: invece ecco scendere sulla terra un Dio donna, che dona tutto il suo corpo, nelle vesti di una versatile e talentuosa show girl, interpretata da una spiritosa Fabiana Fazio, disponibile ad ascoltare le lamentele, le insoddisfazioni, i bisogni, i desideri delle donne. Ed è qui che la rappresentazione acquista le caratteristiche di un format-contenitore televisivo, tra lustrini, paillettes e parrucche bionde, affidando le richieste all’interpretazione delle tre brave assistenti che si muovono con divertente e inquietante parodia degli schemi della società dello spettacolo. Ballano, mimano, cantano, plastiche rappresentazioni di una società disgregata, svuotata di valori e di contenuti, dove anche “quel Dio” fa fatica a rispondere e a riconoscere le dimensioni dei problemi che a lei vengono consegnati. Tutto è spettacolo, sempre e comunque, fino alla fine, tanto da confondere il virtuale, la fiction con il reale. E a chi le chiede se crede in Dio, l’assistente risponde “Non credo in Dio ma nel make up”. Sottolinea il regista: “Si confonde la reale sofferenza dell’umanità con la patinata apparenza dell’opulento consumismo occidentale e occidentalizzante che immerge ogni valore, aspirazione, concetto, sessualità, relazione, sentimento, passione, fede, nella nebbia del paradosso, tanto gli uomini che le donne appaiono confusamente simili e nevrotici”. Protagonisti di un disagio esistenziale, di un immobilismo che si confonde con “il cambiamento” la rappresentazione è anche sottilmente attraversata da simboli, schemi, paradossi, frasi dell’attualità politica. Ne sono riconoscibili a tratti il linguaggio forte che pervade la nostra quotidianità che diventa sorda incomprensione difronte alle richieste del “diverso”. Sono molto spiritosi tutti gli “sketch”, in particolare quello sulle rivendicazioni di Eva che ha rubato la mela, sfila in veste di Miss Italia, ripercorre l’albero della vita e della conoscenza, ruolo interpretato da una brava Ianua Coeli Linhart. E come non divertirsi anche alle esilaranti richieste interpretate da Cecilia Lupoli e di Mariachiara Falcone, quando mimano una chat di sesso o quando alla fine si chiede “sono stata più brava di Meg Ryan nel film “Harry, ti presento Sally?”. Anche in veste di pattinatrice o quando gioca sulla sua condizione di “diversamente abile” accompagnata dalla inappuntabile suora che però nasconde il rossetto e il suo desiderio di femminilità. E cosa vuol dire essere definiti di seconda e terza generazione, se tutto è così omologato, se la confusione regna sovrana, confondendo ruoli e situazioni? “Dove sei signor Uomo Medio?”, si chiede una delle assistenti. Mentre Sefora Russo nel suo bel monologo ci ricorda che dobbiamo essere disponibili ad accogliere la sofferenza dell’umanità. Perché non ascoltare chi ti chiede di essere accolta: “Altrimenti a cosa serve un Dio con le tette?” Cerciello dirige le cinque protagoniste con mano sicura, attento a non farle diventare attrici comiche ma sicuramente le dota di una vis scenica di grande ilarità, mostrandone i tempi e il ritmo delle battute con grande sintonia e coralità. L’allestimento scenico di Audizioni è a cura di Andrea Iacopino, il trucco di Vincenzo Cucchiara, coadiuvato dall’aiuto regia di Cinzia Cordella e l’assistenza alla regia di Elisa Buttà.