Senatore del M5s Matteo Mantero, la proposta di legge che depenalizza l'uso ricreativo della cannabis porta il suo nom. Ce la racconta? E quali sono le considerazioni che l’hanno spinta a promuoverla?

La proposta ha lo scopo di depenalizzare l’uso personale e l’auto produzione di cannabis. Prevede la possibilità di coltivare presso il proprio domicilio o in forma associata fino a 3 piante di marijuana. La stragrande maggioranza degli italiani si dice favorevole alla liberalizzazione ma molti la considerano una questione marginale, invece andrebbe affrontata con urgenza».

Lei ha parlato di una proposta che farebbe risparmiare lo Stato. In che senso?

La Direzione Nazionale Antimafia chiarisce che il contrasto all’uso di droghe leggere è fallimentare e capitalizza risorse umane ed economiche. Se la marijuana fosse depenalizzata si risparmierebbero oltre 800 milioni di euro all’anno, risorse che potrebbero essere investite nel contrasto alle droghe pensati realmente pericolose per la salute. Consentire l’auto produzione toglierebbe i consumatori - in Italia sono circa 5 milioni - dalle mani della criminalità organizzata, e tutelerebbe la loro salute. La marijuana è molto meno nociva per la salute di alcool, tabacco, per non parlare di altre sostanze, e non dà dipendenza, ma quella che si trova sul mercato illegale spesso è tagliata con sostanze pericolose. Quella autoprodotta è invece molto più sicura.

Il suo disegno di legge ha incassato anche l’importante placet di Beppe Grillo. È il segnale, come dicono molti, che il padre fondatore del Movimento è schierato apertamente con voi dissidenti contro Di Maio che voleva espellervi?

Beppe è da sempre favorevole alle liberalizzazione, si è più volte espresso su queste tematiche, il suo credo sia stato semplicemente un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni e all’importanza del tema. Del reso non credo neppure che Luigi “volesse la mia espulsione”, sono stato deferito ai probiviri per un comportamento che ritenevo corretto ma non c’è stata alcuna sanzione.

La Lega però ha espresso totale contrarietà al suo disegno di legge. Crede che potrà mai vedere la luce magari con il sostegno trasversale del Parlamento?

Esiste un contratto di governo, ma esiste anche la Costituzione che conferisce al Parlamento il potere legislativo. Su un tema così importante è opportuno agire in Parlamento con una maggioranza più ampia possibile, cosa che non metterebbe in pericolo l’asse di governo. Chi vuole bloccare la depenalizzazione della marijuana sta facendo un enorme regalo alla criminalità e un danno alla salute pubblica.

Lei è al lavoro da tempo anche su un altro disegno di legge molto importante, quello sul fine vita sollecitato anche dalla Consulta dopo il caso Cappato. Ce lo racconta?

È il naturale seguito della mia proposta approvata la scorsa legislatura sul biotestamento. Il provvedimento consente il trattamento eutanasico a malati che ne facciano richiesta se afflitti da malattie terminali o da sofferenze costanti e insopportabili. Semplicemente renderebbe ognuno padrone della propria vita fino alle fine.

Nell’intergruppo parlamentare che lavora al progetto, non ci sono esponenti della Lega. Anche in questo caso, teme che il fine vita finirà su un binario morto?

Spero di no, la Consulta ci ha dato una bella spinta, la discussione della proposta popolare dovrebbe partire presto alla Camera e anche in questo caso credo sia necessario che il Parlamento affronti questo tema senza pregiudizi con una maggioranza più ampia possibile.

Frattanto sindaci e regioni sono in rivolta contro il decreto sicurezza che lei ha aspramente combattuto. Pensa che presto i nodi che aveva segnalato verranno al pettine?

Le proteste di Orlano & C. sono chiaramente strumentali, ma il decreto a mio avviso è profondamente sbagliato, creerà illegalità e disagio dove non c’era. Il tema dell'immigrazione va affrontato in maniera integrale, non con decreti spot per fare un po' di campagna elettorale.

Dal Tap al condono di Ischia, dalle trivelle al Muos: il Movimento ha smarrito la sua anima ambientalista?

Su TAV ad esempio il ministro si è espresso contro, diciamo che l’approccio di una istruttoria costi benefici è già un cambiamento rispetto a partiti che avviavano grandi opere senza una programmazione.

Lei è peraltro anche uno scrittore. Ha dato alle stampe di recente il suo romanzo Falene. Di che cosa parla?

È un romanzo fantascientifico o, come usa dire ora, distopico; parla di una eclissi che oscura il sole gettando il mondo nel buio, ma di cui nessuno pare accorgersi, tutti anzi continuano la loro vita ancora più disciplinati, solo alcune persone già ai margini della società notano l’anomalia e si mettono a indagare per capirne la causa.

Alcuni dicono che l’opera sia una specie di metafora della sua esperienza maturata nel Movimento. È così?

No, è una metafora della società che ci fa correre ad un ritmo forsennato, che tende ad omologarci e schiacciarci nel nostro ruolo di lavoratori e consumatori senza neppure darci il tempo di alzare lo sguardo dai cellulari per vedere quello che ci succede attorno. È una critica a un modello consumistico e a un potere economico spietato che il M5S è nato per contrastare.