Potrebbe concludersi a ore, la vicenda dei 32 migranti alla deriva sulla nave ong Sea Watch 3, da quasi due settimane al largo di Malta, in attesa di un porto dove approdare. Il vicepremier Luigi Di Maio, dopo la netta chiusura del suo omologo Matteo Salvini, ha invece aperto allo sbarco: «Malta faccia sbarcare subito donne e bambini da quelle imbarcazioni e li mandi in Italia. Li accoglieremo. Siamo pronti ancora una volta a dare, come sempre, una lezione di umanità all'Europa intera». Uno spiraglio - seppur controvoglia - che però viene smentito pochi secondi dopo dal titolare del Viminale ( l’unico a poter permettere lo sbarco in porto italiano). «Una nave tedesca e una nave olandese, in acque maltesi. Ma ad accogliere dovrebbe essere ancora una volta l’Italia», «Il traffico di esseri umani va fermato: chi scappa dalla guerra arriva in Italia in aereo, come già fanno in tanti, non con i barconi. Possiamo inviare a bordo medicine, cibo e vestiti, ma basta ricatti. Meno partenze, meno morti. Io non cambio idea». Proprio la netta conclusione del post di Salvini, fa presagire uno scontro all’interno della maggioranza gialloverde. Eppure, Palazzo Chigi ha confermato una telefonata tra Conte e Di Maio, come a dire che la posizione del leader 5 Stelle sia quella accreditata.

Non è servito il tentativo di mediazione di Palazzo Chigi: il livello dello scontro tra Viminale e sindaci anti- decreto Sicurezza cresce e lambisce pericolosamente il governo.

La giornata di ieri si è aperta con la notizia degli agenti della Digos presso l’ufficio Anagrafe del comune di Palermo. Un chiaro atto ostile nei confronti del sindaco ribelle Leoluca Orlando, che guida la fronda. «Hanno chiesto cosa accade quando vogliamo regolarizzare la posizione di un richiedente asilo e quali sono le procedure che stiamo seguendo», hanno raccontato gli impiegati, che stanno applicando la disposizione di Orlando e accettano le prenotazioni per chiedere la residenza e la carta di identità per i migranti richiedenti asilo e i titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari che - secondo la legge approvata lo scorso autunno non sono più rinnovabili. Dopo qualche ora, tuttavia, è arrivata la smentita della questura: «La notizia è destituita di ogni fondamento e nessun dipendente della locale Digos ha fatto accesso nei predetti uffici comunali, in data odierna».

Il giallo rimane, intanto a Palermo si è svolta una manifestazione di protesta contro il decreto Sicurezza, cui ha preso parte anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice: «Tu, Gesù, sei stato il primo profugo dell'era cristiana», «fai in modo che non ci accada di rimanere in silenzio dinnanzi ai ' dis'- umani decreti che aggravano la sofferenza di chi è vessato dalla povertà e dalla guerra». I fronti, per ora, procedono contrapposti, nonostante alcune divisioni interne.

All’interno del governo, Salvini procede deciso, ribadisce che i sindaci sono «traditori della Patria» e che «sull’immigrazione i cittadini sono con me». L’altra sponda della maggioranza, però, freme. Il decreto Sicurezza era stato votato con il naso turato da molti parlamentari perntastellati, che oggi faticano a rimanere in silenzio. «Se qualcuno è a disagio si ricordi che i 5Stelle sono a favore della legge», è la velata minaccia di Salvini. Dal canto suo, Luigi Di Maio prova a tenere compatti i suoi e per la seconda volta in 24 ore deve intervenire per allinearsi a Salvini: «Conte incontrerà l'Anci, che rappresenta una stragrande maggioranza di sindaci favorevoli al decreto», è il laconico commento. In privato, però, il nervosismo c’è. La sua leadership viene di nuovo messa in difficoltà dal gruppo che fa riferimento al presidente della Camera, Raffaele Fico, che a sua volta ha preso le distanze dal provvedimento. Da loro erano venuti, al momento del voto, i malumori sul dl voluto dalla Lega ( tanto che uno di loro, il comandante Gregorio De Falco, è stato recentemente espulso dal gruppo) e così succede anche oggi. Il senatore Matteo Mantero - che non aveva partecipato per protesta al voto di fiducia sul dl Sicurezza - definisce la legge «incostituzionale e stupida», che servirà a «creare illegalità». Così come la senatrice Elena Fattori, che auspica l’intervento del premier, Giuseppe Conte e tira in ballo le due sindache grilline, Virginia Raggi e Chiara Appendino: «Ricordo che sono state le prime ad approvare una mozione che ne chiedeva la sospensione». Sul fronte dei sindaci, invece, l’unico a parlare è il grillino Filippo Nogarin, di Livorno: «Il decreto sicurezza è tutt'altro che una buona legge, eticamente e politicamente». Anche se aggiunge: ' Le leggi però si rispettano». Anche se i grillini puntano sull’apertura di Conte, che ha confermato che incontrerà la delegazione dell’Anci, le speranze di modificare la legge sono quasi inesistenti. Un eventuale incontro con i sindaci, infatti, non avrebbe la finalità di cambiare il provvedimento ma solo di aprire un canale di dialogo da parte di Palazzo Chigi con i primi cittadini.

L’unica strada possibile, dunque, è quella giudiziaria, e i sindaci ( Orlando, che è avvocato, lo ha subito annunciato) lo sanno bene. A dare indicazioni sulla via da percorrere, interviene il segretario dell’Anm, Alcide Maritati: «Tutti sono tenuti al rispetto delle norme e tra le norme ci sono quelle che consentono di sollevare la questioni di costituzionalità. Se i sindaci, nell’esercizio delle loro prerogative, riscontrano una torsione di principi costituzionali fanno il loro dovere sottoponendo alla magistratura questi dubbi, ma nelle sedi giurisdizionali e garantendo che sia un magistrato a verificare questa eventuale violazione». Del resto, la stessa Anm aveva evidenziato le criticità del testo in sede di esame.

Anche quello dei sindaci non è un fronte compatto. Oltre alle capofila della protesta Palermo, Napoli, Firenze, Parma, Milano e Bari; molti sindaci in quota Lega difendono il decreto Sicurezza e, anzi, chiedono una verifica all’interno dell’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani. Verona, Treviso, Vicenza e Pisa guidano la fronda interna anti- Decaro ( sindaco di Bari) e minacciano battaglia durante la riunione dell’Anci indetta per il 10 gennaio. A farsi portavoce dei malumori, il sindaco di Ascoli Piceno, Giudo Castelli ( delegato dell’Anci alla finanza locale): «Con una settantina di colleghi non solo di centro destra e che condividono le norme del decreto sicurezza abbiamo chiesto, ed ottenuto di convocare i massimi vertici dell’Associazione». E ancora, «Il nostro auspicio è quello che una questione così spinosa come quella dell’immigrazione non diventi mera strumentalizzazione ideologica e partitica all’interno dell’associazione ma che invece sia una questione nevralgica da affrontare con semplice il buon senso».

La situazione continua ad essere tanto fluida quanto tesa. Fino a questo momento, il ministro Salvini ha riservato solo ai social i suoi interventi, difficile dire però se nei prossimi giorni il Viminale interverrà “operativamente” per contrastare le iniziative delle città.