È polemica tra le correnti del Csm dopo il botta e risposta tra il procuratore di Torino Armando Spataro e Matteo Salvini per il tweet con il quale il ministro dell’Interno aveva anticipato un blitz contro la mafia nigeriana. Un incidente di percorso che ha prodotto spaccature non solo tra la parte laica e quella togata del Consiglio superiore della magistratura, ma anche tra le varie anime dello stesso, con i magistrati di Area e Unicost schierati dalla parte del collega, mentre quelli di Magistratura indipendente invocano maggior cautela: «È quantomeno inusuale - scrivono - che un procuratore della Repubblica rivolga, con un comunicato stampa, inviti al ministro dell’Interno sulle modalità di comunicazione ovvero ad assumere maggiori informazioni sulle operazioni del suo dicastero».

Insomma, se da un lato Mi ha manifestato perplessità per la scelta di Spataro di “sgridare” Salvini con un comunicato stampa, dall’altro il togato di Area, Giuseppe Cascini, si è mostrato fortemente polemico sull’atteggiamento del ministro: «Non possiamo trascinare il Paese e le sue istituzioni nel mondo dei social, non siamo ragazzini e se un ragazzino assume un incarico istituzionale bisogna fargli capire che non è più un ragazzino», ha affermato. Poi Cascini ha un po’ corretto il tiro: «Io difendo anche il ministero dell’Interno da chi oggi ricopre quell’incarico se ha danneggiato quell’istituzione». A Spataro «tutti dovrebbero dire grazie piuttosto che rallegrarsi del suo pensionamento».

Solidarietà a Armando Spataro arriva anche da Piercamillo Davigo: «Ringrazio Spataro per l’impegno profuso in tanti anni. Il mio grazie va a un magistrato che ha portato avanti processi delicatissimi negli anni del terrorismo con rischi personali altissimi. In Italia ci sono stati 27 magistrati, caso unico in Europa, uccisi nell’esercizio e a causa delle loro funzioni».

Davigo, in particolare, ha voluto ricordare il caso Abu Omar: «La Corte europea dei diritti dell’uomo ha pesantemente censurato l’Italia lodando solo la condotta della magistratura ordinaria, e Spataro era uno dei magistrati che aveva trattato quel procedimento, per tutto ciò lo ringrazio», ha concluso il togato.

Il laico di Forza Italia, Alessio Lanzi, non ha invece gradito le parole di Cascini, chiedendo «un intervento formale» di Ermini. Ma ci ha pensato il togato di Mi Corrado Cartoni a dar man forte, richiamando tutti al dovere di una «comunicazione sobria». Secondo Mi «si fa fatica a pensare che alle 8.57 del mattino gli altri soggetti ancora non rintracciati abbiano appreso della sussistenza della esecuzione della citata ordinanza leggendo il tweet e si siano dileguati» . Ma per Marco Mancinetti, di Unicost, i toni e il linguaggio usati da Salvini alimenterebbero un’ormai storica crociata contro le toghe. «Basta insulti», ha tuonato, condannando i toni sprezzanti nei confronti dei magistrati. E secondo il vicepresidente del Csm si tratta proprio di propaganda a danno del «lavoro serio, puntuale e rischioso che la magistratura porta avanti». Parole che hanno suscitato l’ira di Cavanna, secondo cui il vicepresidente avrebbe preso una posizione politica. «Se il vicepresidente, come dice, è il vicepresidente di tutti, dovrebbe astenersi dall'esternare per il Csm posizioni non condivise - ha affermato - ha coinvolto il Csm in una polemica politica, e non è la prima volta».

Ma Ermini non è rimasto a sentire. «Bisogna evitare che le istituzioni usino toni di disprezzo l'una nei confronti dell'altra ha sottolineato - la delegittimazione reciproca è un errore per la comunità in cui si vive».

Ma le polemiche tra toghe sono rimontate nel tardo pomeriggio. Area non ha infatti apprezzato il silenzio dell’Anm: «L’associazione nazionale magistrati è sempre stata, anche nei momenti più difficili, un presidio di tutela dell’indipendenza, dignità e della funzionalità della giurisdizione, riuscendo a trovare tra le sue diverse anime i momenti di unità e condivisione, in una costante tensione di sintesi indispensabile per riaffermare i valori, comuni a tutti, della Costituzione. Il silenzio dell’associazione magistrati e i distinguo già operati da alcune componenti associative sulla vicenda nata dall’intervento del ministro degli Interni su un’indagine giudiziaria ci preoccupano e amareggiano», aveva scritto il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia.

Ma a quel punto la voce dell’Anm si è immediatamente levata: «Va ribadita la necessità che siano rispettati i ruoli previsti dall’ordinamento e le prerogative a ciascuno riconosciute, auspicando che ogni legittimo confronto e le connesse posizioni siano portate avanti abbassando i toni e rispettando i profili e i percorsi professionali», ha infatti dichiarato il presidente dell’Anm Francesco Minisci.