Un avvocato di Bari, Ascanio Amenduni, aveva citato il ministero della Giustizia davanti al giudice di pace: aveva chiesto il «risarcimento dei danni economici, morali e d’immagine causati dalla sospensione delle udienze penali», imposta dal decreto ministeriale ( pubblicato il 22 giugno e in vigore fino al 30 settembre) a causa dell’inagibilita del Palagiustizia di via Nazariantz. Il palazzo è in fase di sgombero e dovrà essere liberato entro il 31 dicembre. L’udienza della causa intentata contro il ministero, che si è costituito tramite l’Avvocatura dello Stato, si è tenuta ieri davanti al giudice di pace di Bari e, dopo l’audizione delle parti, è stata rinviata al 6 dicembre. Dal punto di vista di Amenduni, la sua iniziativa potrebbe rappresentare una “causa pilota” per i penalisti baresi, la cui attività è stata enormemente rallentata dal blocco dei processi.

L’avvocato, nella sua memoria, ha sostenuto che le carenze strutturali del palagiustizia erano note al ministero almeno dal 2014, e come «nulla sia stato fatto per evitare che la situazione degenerasse». Il penalista contesta al ministero di aver tenuto «un comportamento inerte e omissivo», che avrebbe causato danni agli avvocati, in termini di mancato guadagno, eanche lesioni alla dignità, per aver dovuto celebrare alcune udienze nelle tende. Il ministero, difeso dall’avvocato dello Stato Francesco Zuccaro, ha chiesto al giudice di respingere la richiesta di risarcimento, sostenendo che la colpa della situazione dell’edilizia giudiziaria barese non è dell’amministrazione statale ma del Comune di Bari, che ha gestito l’edilizia giudiziaria fino al 2015.