Il caso è esemplare rispetto alla capacità dell’avvocatura di farsi “soggetto politico attivo”. È di ieri la nota con cui il Consiglio nazionale forense ha trasmesso al presidente dell’Ordine di Milano Remo Danovi la delibera di sostegno all’iniziativa dello stesso Ordine affinché nel capoluogo lombardo sia stabilita la sede europea del Tribunale unificato dei brevetti. Il Cnf ha inoltrato la comunicazione, firmata dalla consigliera segretaria Rosa Capria, anche a chi sarà chiamato ad accogliere le sollecitazioni dell’avvocatura: ossia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e altre figure di peso dell’esecutivo come il guardasigilli Alfonso Bonafede, il vicepremier e responsabile dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, i ministri degli Esteri degli Affari europei, rispettivamente Enzo Moavero Milanesi e Paolo Savona. Toccherà ai citati componenti del Consiglio dei ministri sostenere la candidatura di Milano quale sede del Tribunale dei brevetti. Il massimo decisore politico del Paese sa ora di dover mettere sul piatto della bilancia anche le attese legittime delle istituzioni forensi.

Non si tratta di una mera questione di prestigio. In gioco c’è una specifica vocazione del capoluogo lombardo. Come si legge nella nota firmata lo scorso 21 settembre da Danovi, «Milano è già logisticamente attrezzata per ospitare la sede specializzata del Tribunale unificato dei brevetti ( Tub) in quanto è già prevista come sede locale dello stesso Tribunale, ed alla stessa sono già stati riservati spazi adeguati nel nuovo Tribunale adiacente al Palazzo di giustizia». Nella sua comunicazione, il vertice dell’avvocatura milanese Milano illustra la delibera approvata dal Consiglio dell’Ordine il 13 settembre e ricorda che «l’Italia è il quarto Paese per numero di brevetti» e ancora che «nel territorio lombardo e nelle regioni limitrofe hanno sede quasi tutte le imprese del settore, e Milano dispone di tutte le competenze professionali in ambito brevettuale». In gioco dunque c’è un ben determinato e strategico asset. Solo che, come richiama la delibera approvata il 28 settembre dal Cnf a sostegno dell’Ordine di Milano e trasmessa ieri anche al governo, sembra prevalere al momento la volontà di «stabilire nel Regno Unito la sede di una giurisdizione atta alla rigorosa ed ‘ esclusiva’ applicazione del Diritto europeo». Nonostante Londra non riconosca il diritto europeo, e sia sospinta dalla Brexit fuori dall’Ue: in virtù di tutto questo il Cnf, «considerata la fondatezza della delibera del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano» dà «adesione e sostegno» a quell’atto consiliare e auspica «che la sede centrale specializzata del Tribunale unificato dei brevetti» venga appunto assegnata al capoluogo lombardo.

Le prese di posizione, quella firmata da Danovi e l’ultima approvata dal Consiglio nazionale forense, sono ora entrambe a disposizione dell’esecutivo. Il quale, come ricorda il presidente dell’Ordine di Milano, potrà tenere conto anche dell’adesione «delle istituzioni, degli europarlamentari lombardi e della stessa Corte d’appello di Milano, in persona del presidente Marina Tavassi». La candidatura c’è, e a sostenerla stavolta sono gli avvocati.