Il web ha detto sì: dopo averla massacrata, ora sta con Asia Argento. La giudice a tempo determinato di X Factor è riuscita nel paradosso del gatto di Schroediger, che nella scatola è contemporaneamente vivo e morto. Lei, nella scatola di X Factor, è contemporaneamente fuori e dentro. Dentro per le sette puntate registrate, la prima delle quali è andata in onda ieri con un messaggio di Sky in cui si spiega la sua esclusione «per il bene dei concorrenti» ( ma non era stata scelta per le sue competenze musicali e non per il suo ruolo pubblico nel # metoo?). Fuori, per le successive otto in diretta live. Chi la sostituirà è ancora un mistero: si rincorrono nomi, solo per venire smentiti o considerati non all’altezza.

Eppure, una gestione del programma che potrebbe sembrare frutto di totale assenza di controllo, potrebbe non avere nulla di casuale e nascondere il vero segreto della costruzione di un format di successo.

Durante la serata della prima puntata, come tutti gli anni, si è verificato il fenomeno della “second screen experience”, gergalmente detta “mentre guardo un programma televisivo twitto forsennatamente le mie impressioni”, che ha generato un flusso di decine di migliaia di tweet. Fin qui nulla di strano, se non che la giudice squalificata e addirittura malamente oscurata in tutti gli spot pubblicitari è piaciuta a tutti, ma proprio tutti. Lei era ovviamente l’osservata speciale del pubblico, complice il suo già annunciato licenziamento, e piano piano il consenso nei suoi confronti è montato. Tutti si sono stupiti del fatto che intervenisse in modo appropriato, avesse competenza musicale, fosse giusta nei giudizi, piangesse come gli altri giudici per una performance emozionante. Risultato: sono spuntati già i primi hashtag per impedirne la cacciata dal tavolo dei giudici e i commenti contro di lei sono spariti nel flusso di chi già annunciava che senza di lei l’X Factor di quest’anno non avrebbe senso. E siamo solo alla prima puntata.

E qui il ( forse) genio degli autori di X Factor, che di mestiere fanno prodotti di intrattenimento e non moralità pubblica. Se in due mesi di puntate registrate ( e di polemiche sulle molestie sgonfiate) Asia fosse diventata la beniamina del pubblico, potrebbero anche tornare - benevoli - sui loro passi, anche perchè il sostituto non è stato nemmeno annunciato. O almeno è quello che spera il volatile popolo del web, svelto a condannare senza appello Asia come molestatrice ipocrita, quanto a riabilitarla appellandosi al beneficio del dubbio appena ne intravede il volto umano, mentre piange su una cover ben riuscita di “Io che amo solo te”.