«Siamo tornati alle norme manifesto», secondo la dem Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e avvocato penalista, a proposito del disegno di legge anticorruzione voluto dal ministro della Giustizia.

Presidente, non condivide il testo preparato da Bonafede? Al momento il guardasigilli si è limitato ad alcune dichiarazioni alla stampa. L’approvazione del disegno di legge, inizialmente prevista nel Consiglio dei ministri dello scorso lunedì, è stata rinviata a oggi. Aspettiamo di leggerlo, a quanto dicono è imminente.

Verrà introdotto il “Daspo”, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per coloro che saranno condannati a pene superiori a due anni per un reato contro la pubblica amministrazione. Per loro, poi, sarà previsto il carcere senza sconti, come per i condannati per mafia.

I fenomeni corruttivi, ma tutti i reati contro la pa, sono estremamente complessi. La parola Daspo è roboante e mediaticamente forte, ma non credo sia lo strumento deterrente perché non parte dalla realtà del fenomeno, ovvero il sodalizio stretto tra corrotto e corruttore. Il cosiddetto Daspo rischia di rafforzare proprio questo sodalizio.

Il ministro Bonafede ha dichiarato che se non si approva questo testo si va al voto.

Ho letto le dichiarazioni rilasciate da Salvini, forse Bonafede si rivolgeva a lui. Se invece si rivolgeva al Parlamento, ne difendo l’autonomia. Non siamo all’anno zero come vogliono far credere. Il governo uscente, infatti, in cui il mio partito esprimeva il ministro della Giustizia, ha fatto un lavoro importante per il contrasto a tali reati. Ricordo che sono state già aumentate le pene e le misure interdittive, eliminando di fatto la possibilità della sospensione condizionale per le condotte più gravi. Si è introdotto il reato di autoriciclaggio e quello di falso in bilancio, oltre ad allargare la possibilità di ricorrere alle intercettazioni per questa tipologia di reato. Abbiamo dato più poteri all’Anac e legato il patteggiamento alla restituzione del maltolto.

Quindi non vede la necessità di un nuovo intervento?

Ripeto, vedo che è difficile resistere alla propaganda. C’è una tendenza ad affermare che prima non si sia fatto nulla. E poi il M5s ha la necessità di intestarsi qualche riforma, per sottrarsi alla subalternità nei confronti di Salvini, anche con provvedimenti che presentano profili di incostituzionalità, come appunto questo Daspo ai corrotti. La pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Con il Daspo, applicato nonostante sia intervenuta la riabilitazione, si certifica che non è possibile alcun reinserimento nella società. Si presume invece che chi ha sbagliato non possa e soprattutto non debba fare niente per reinserirsi.

Quali riforme servirebbero?

Il tema è estremamente serio. Però quando si discute di rispetto della Costituzione pare di parlare di formalismi inutili. Valeva la pena di far funzionare le norme esistenti prima di stravolgere tutto. Anche perché, a proposito di intercettazioni da estendere per questi reati, la norma era pronta. E’ stato deciso di rinviarne l’entrata in vigore.

Cosa pensa dell’agente provocatore, ora declassato ad agente sotto copertura, utilizzato nel contrasto alla corruzione?

Io ero e sono contrarissima all’agente provocatore. Sarebbe stata un’istigazione a commettere i reati. Ma anche per l’agente sotto copertura ho forti dubbi: si può prevederlo per i reati di droga, terrorismo e pedopornografia, ma per la corruzione, basata sul rapporto fiduciario fra corrotto e corruttore, credo che sia di difficile realizzazione. Tutto molto astratto e dai tempi lunghi.

Dicono si voglia puntare alla ritardata iscrizione della notizia di reato.

Da garantista questo aspetto mi preoccuperebbe molto.

Uno dei primi atti del governo è stato quello di mandare in soffitta la riforma dell’ordinamento penitenziario su cui l’ex ministro Orlando si era speso molto.

Su questo aspetto si nota l’impostazione di fondo del governo giallo– verde. E’ passato il messaggio che si volesse sostenere l’impunità, mentre era vero il contrario. Nessuna scarcerazione di massa. Le persone, per reati non gravi e a certe condizioni, avrebbero scontato la pena in maniera diversa. Purtroppo si torna a considerare il carcere solo come struttura edilizia. E questo non è accettabile. Spero in un ravvedimento operoso. Era una grossa scommessa sulla sicurezza delle città.

Rapporti tra politica e toghe: Salvini, dopo la vicenda della nave Diciotti, sta andando allo scontro con i magistrati.

E’ un remake. Abbiamo già avuto 20 anni di conflitti fra toghe e politica. Sono preoccupata da questo modo di agire anche perché tutti sanno che quegli anni hanno bloccato qualsiasi tipo di riforma, ma vi è di più: Salvini punta a forzare la separazione dei poteri. Il suo modello è il premier ungherese Orban, il fautore della democrazia maggioritaria e non partecipata. Il ministro dell’Interno vede con fastidio il nostro sistema di pesi e contrappesi. Ha una cultura delle garanzie tutta particolare.

Nel futuro Csm la componente femminile fra i membri laici è assente. Un giudizio?

Premesso che sono la prima firmataria di una legge per le quote di genere fra i togati, sui laici il Parlamento ha perso un’occasione. Questa maggioranza sembra retrocedere su temi che dovrebbero essere trasversali.

Un’ultima domanda. Come vede il futuro del Pd?

Il Pd è un partito dove da sempre si discute molto al proprio interno, ultimamente ancora troppo sui nomi. Avremmo prima di tutto bisogno di una riflessione e una conseguente risposta attesa dai tanti che non si accontentano dell’esistente. La sinistra deve puntare all’emancipazione e al riscatto. Proprio su questo, in questi anni, invece, siamo stati meno efficaci e presenti. Penso ci aspetti in futuro un percorso non breve di riposizionamento politico, se vogliamo rispondere alla destra sociale incarnata da Salvini che si propone come unico interprete del popolo, utilizzandolo come emblema.

E Zingaretti? Cosa ne pensa?

Lo stimo come amministratore e come politico. Ha dimostrato di avere capacità di unire il centrosinistra pur in una situazione complicata.