“Capovolgere la narrazione” significa prendere una storia che danneggia la propria immagine e attraverso i media modificarne la lettura in modo da tramutarla in qualche cosa di positivo, o quantomeno instillare il dubbio nell’opinioine pubblica che le cose non siano andate come è stato raccontato. Parola d’ordine in politica, in America è sempre di più un’arma anche sul fronte giudiziario.

Nel caso di Asia Argento la prima versione della storia, pubblicata dal New York Times e condita di dettagli dai tabloid, racconta di una paladina del movimento # me-Too che passa da vittima a carnefice: da ventunenne abusata dal produttore Harvey Weinstein ad abusatrice di un ragazzino di 17 anni. Un ragazzino di cui, poi, Asia compra il silenzio con la promessa di 350 mila dollari ( le cui rate vengono pagate dal suo compagno, lo chef Antony Bourdain, morto suicida qualche mese fa).

Risultato: la storia azzera la credibilità di Argento, la quale viene, nell’ordine, messa alla porta dal movimento # meToo, cacciata da X Factor con un comunicato stampa che parla di codici etici, data in pasto ai giornali di mezzo mondo come adescatrice di minorenni. All’inizio lei sceglie il silenzio stampa, poi dichiara di non aver avuto rapporti sessuali con Jimmy Bennet ma viene sbugiardata da una serie di sms resi pubblici da una modella ( Rain Dove, la compagna di un’altra animatrice del movimento # meToo, Rose Mcgowan), poi ancora diventa il bersaglio preferito del bombardamento social.

Fino a quando in scena non arriva Mark Jay Heller.

Heller è un avvocato del foro di New York e il suo viso squadrato col naso prominente, ma soprattutto il suo ruggito ai microfoni sono notissimi al grande pubblico, che lo conosce come opinionista televisivo ma soprattutto al fianco dei casi disperati nel pantheon di stelle cadute di Hollywood. Sul suo sito personale scrive di avere «più citazioni sui media di qualsiasi altro avvocato d’America» e l’elenco dei suoi clienti si divide in due categorie: personaggi famosi e assassini. Sul fronte della cronaca nera, sul suo sito spiccano i nomi del serial killer David Berkowitz; Colin Ferugson “l’omicida della ferrovia di Long Island” e Noella Allick, alias “la tata mostrusa”. Su quello del gossip, sono elencati Jessica White, la supermodella di Sports Illustrated ( arrestata per lesioni personali contro una donna); l’ex moglie di Rod Stewart, Rachel Hunter ( il cui divorzio è stato tra i più pagati della storia recente), ma soprattutto la cattiva ragazza di Hollywood per antonomasia: Lindsay Lohan, finita sotto processo per abuso di alcool e in riabilitazione almeno un paio di volte. A lui, il mastino da tribunale che salva le celebrità, Asia ha affidato il compito di cambiare la sua, di narrazione. E Heller è già partito all’attacco, con un comunicato stampa rimbalzato su tutti i quotidiani il cui titolo è già uno slogan: «Asia Argento lancia la “fase due” del movimento # me-Too».

Il primo passo per il cambio di narrazione: trasformare Asia da traditrice del movimento ad attivista della sua fase due. «Questa è la seconda fase del movimento # me-Too. Una vittima che ha alle spalle una storia negativa deve avere il coraggio di uscire allo scoperto e dire “anche io sono stata vittima di violenza sessuale” e qualsiasi evento del mio passato non nega la verità di ciò che mi è successo». In altre parole, nessuno si dimentichi che prima di tutto Asia è una vittima.

Il secondo passo, invece, è quello di intervenire direttamente sulla storia raccontata dai media. Ed ecco la nuova narrazione - quella “accurata” ma che i media hanno mal raccontato - offerta dall’avvocato: Asia non ha mai iniziato un rapporto sessuale con Bennet, come ha detto lei stessa al Nyt dichiarando di non aver mai fatto sesso con lui; è stato Bennet ad assalirla, come spiega la stessa Asia nei messaggi trapelati sui tabloid in cui si legge che «il ragazzino arrapato mi è saltato addosso e io sono rimasta gelata» ; Asia ha deciso di non denunciare Bennet per violenza sessuale. Insomma, Bennet e non Asia dovrebbe difendersi dalle accuse. Quanto al pagamento, il denaro è estorto da Bennet a Bourdain: «Bennet sapeva che Bourdain era ricco e con una reputazione da proteggere, quindi gli ha chiesto dei soldi per non mettere in imbarazzo Asia e quindi indirettamente lo stesso Bourdain. Bourdain ha deciso di proteggere la reputazione sua e di Asia pagando Bennet, ma Asia era contraria a questa decisione, perchè sapeva di non aver fatto nulla di male visto che l’incidente è stato iniziato e portato avanti da Bennet contro di lei e non il contrario».

Il terzo passo punta a mettere in dubbio la credibilità dell’accusatore di Asia. Heller ha scavato nella storia di Jimmy Bennet e ha trovato ciò che cercava: «È ironico scoprire che Bennet è stato accusato nel 2014 dalla Polizia di Los Angeles di “sesso illegale con minore”, “stalking” e “pornografia minorile” e la vittima ha sostenuto che Bennet la aveva manipolata, facendosi inviare alcune foto di nudo».

Il quarto passo è ricostruire l’immagine positiva dell’accusata, e Heller lo fa rimettendola in sella al movimento che l’ha lanciata e che l’ha anche sbrigativamente ripudiata: «Asia crede che nella fase due del movimento # meToo tutti dovrebbero potersi fare avanti e raccontare la loro storia a prescindere dal loro passato. Un passato che, nel caso di Asia, riguarda un’interazione mal compresa dai media tra lei e Bennet e che è stata iniziata da Bennet. La società deve capire che nessuno è perfetto, ma che tutti hanno il diritto di essere ascoltati e la giustizia deve prevalere, temperata da compassione, pietà, perdono e comprensione».

Una volta cambiata la narrativa, poi si passa al contrattacco. Heller ha dichiarato che «Asia non permetterà che nessun’altra rata del pagamento di 380 mila dollari concordato sia pagata a Bennett che ha già ricevuto 250 mila dollari» ma non intende citare Bennet in giudizio, «perchè è a conoscenza del suo sfortunato passato, della sua carriera d’attore bloccata e della sua causa contro i genitori per ragioni di soldi». Lei, dal canto suo «tornerà alla sua carriera internazionale, fatta di premi vinti e di acclamate performance come attrice, musicista e regista», non solo «continuerà a lavorare per le vittime sotto silenzio e promuoverà sia la fase uno che la fase due del movimento # meToo». Agli appassionati della vicenda, la sentenza sull’efficacia del “cambio di narrazione”.

A noi nativi nei paesi di civil law sfugge come un avvocato possa scegliere il tribunale dei media per ingaggiare una battaglia legale, ma il caso Argento è la perfetta dimostrazione di come si operi un diverso paradigma giuridico, fondato proprio sull’obiettivo di non andare in tribunale. L’obiettivo di Heller è quello di spaccare l’opinione pubblica e di consumare a colpi di comunicato stampa la vicenda giudiziaria, dimostrando come gli stessi fatti possano essere letti sotto un diverso punto di vista, che tramuta la carnefice in vittima. E lui, come certificano la lista dei suoi clienti e il suo “screen time” nelle tv americane, a fare questo è il migliore.