Non è vero che l’opposizione non esiste, è che i giornali la ignorano. Matteo Renzi, nella consueta enews, ricapitola gli inciampi del governo nell’ultima settimana - dall’emergenza razzismo negata al pasticcio sul direttore della Rai, fino all’abolizione delle domeniche gratuite al museo - e stiletta i commentatori politici.

«Ogni giorno dicono che non c’è opposizione. Come fate a riconoscerli? Basta vedere come le loro testate ignorano le posizioni dei parlamentari dell’opposizione. Sapevate ad esempio che in questa settimana il Movimento Cinque Stelle ha votato alla Camera contro il reddito di cittadinanza? No, perché non lo ha scritto nessuno».

E aggiunge l’elenco degli interventi dei parlamentari del Pd sui singoli temi e «che i principali organi di informazione non rilanciano. Salvo dire che ' manca l’opposizione'». Infine, si toglie anche il proverbiale sassolino dalla scarpa, riprendendo la richiesta di archiviazione per il regista Fausto Brizzi, indagato per il reato di violenza sessuale.

«Quando c’era da accusarlo, tutti evidenziavano come Fausto fosse il regista della Leopolda. Oggi tutti zitti.

Sono felice perché la verità è emersa anche se immagino il costo che Brizzi ha pagato, personale e professionale». Al netto della solidarietà al regista, però, il punto per Renzi è un altro: «Ho una domanda: qualcuno sa che fine ha fatto il giornalista delle Iene che ha lanciato lo scandalo? Qualcuno sa con chi si è candidato? Con chi ha lavorato in questi mesi? Un piccolo indizio: seguite cinque stelle e troverete la soluzione». L’attacco frontale, infatti, è alla “Iena”, Dino Giarrusso, che confezionò il servizioscandalo per la trasmissione di Mediaset, poi candidato in Parlamento e non eletto con i 5 Stelle, dirottato all’ufficio comunicazione di Roberta Lombardi e ora in odore di un posto nello staff del sottosegretartio grillino all’istruzione, Lorenzo Fioramonti.