Colpo di scena dopo lo spoglio per le elezioni dei togati del Csm. A& I, che nella categoria dei giudici di legittimità aveva fatto man bassa con Piercamillo Davigo ( 2522 preferenze su 8010) nella categoria dei giudici di merito si ferma a soli 975 voti, non eleggendo nessuno dei suoi due candidati.

Una debacle inaspettata per il gruppo della magistratura associata fondato proprio da Davigo nel 2015 e che tutti i commentatori davano per vincente, sulla scia anche del successo del M5S, stante le comuni vedute in tema di giustizia. Fra i punti di contatto, la riforma della prescrizione, l’introduzione dell’agente sotto copertura per i reati contro la Pa, l’inasprimento generale delle pene per i “colletti bianchi”, la bocciatura della riforma dell’ordinamento penitenziario voluta dall’ex ministro giustizia Andrea Orlando ( Pd). Neppure Sebastiano Ardita, aggiunto alla Procura di Catania e candidato per i pm, è riuscito ad eguagliare il successo di Davigo, fermandosi a circa 1300 voti.

Un’affermazione, quella di Davigo, che pare essere il frutto della sua notevole sovraesposizione “mediatica”, come si legge nei commenti di Magistratura indipendente, la corrente a cui era inizialmente iscritto l’ex pm di Mani pulite, e di Area. Ospite fisso dei talk show televisivi, Davigo, che è stato anche presidente dell’Anm prima della rottura della Giunta unitaria due anni fa, ha avuto dalla sua parte in questi mesi il favore della grande stampa. Molti importanti giornali, come il Fatto Quotidiano, hanno appoggiato apertamente la sua candidatura vedendo in lui il magistrato che poteva salvare il Csm dalla «degenerazione correntizia» e dalla lottizzazione delle nomine. «La grande differenza tra i voti presi da Davigo e i voti presi nella categoria dei giudici di merito dai rappresentanti di A& I è significativa del carattere personale del risultato del collega», si legge nel comunicato di Mi. Al termine delle votazioni dei 16 componenti togati, 5 ciascuno ad Unicost e Magistratura indipendente, 4 ad Area, il cartello delle toghe progressiste, 2 ad A& I. Il Consiglio uscente era così composto: Unicost 6 rappresentati, Mi 3, Area 7 ed A& I uno soltanto. Quadruplica, quindi, la presenza femminile. Paola Maria Braggion e Loredana Miccichè ( Mi), Alessandra Dal Moro ( Area), Concetta Grillo ( Unicost), le toghe rosa che siederanno a Palazzo dei Marescialli.

Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, può essere considerata la vincitrice di queste elezioni. I suoi dirigenti parlano di «un risultato storico per il gruppo che vede quasi raddoppiare il numero dei componenti e che vede dopo oltre 20 anni il ritorno all’interno del Consiglio di un giudice di legittimità di Mi». «Non ha vinto né la destra né la sinistra della magistratura, categorie che, già in crisi nel mondo della politica, mal si attagliano al mondo delle toghe, nonostante il reiterato e tenace tentativo di alcuni organi di stampa nel voler classificare i magistrati, anche in maniera strumentale», prosegue la nota di Mi, corrente spesso accusata di guardare a destra. «Ha vinto un gruppo di magistrati che ha una gloriosa tradizione e valori e principi sempre attuali, abituati a lavorare in silenzio, ma fermi difensori della dignità del loro ruolo e del loro lavoro», conclude la nota di Mi.

Per Cristina Ornano, segretaria generale di Area, «il contesto politico del Paese ha sicuramente influenzato queste elezioni». Nonostante ciò, Area «continua ad essere il punto di riferimento della magistratura progressista con 2200 voti per il collegio dei magistrati giudicanti», ha aggiunto Ornano. Grande soddisfazione è stat espressa per il risultato da parte del gruppo di A& I. Per i requirenti forte affermazione del pm della Procura di Paola Antonio Lepre ( Mi), che con i suoi 2000 voti, dopo Davigo, è stato il magistrato più votato. Grande successo anche per Giuseppe Cascini, già segretario dell’Anm e attuale aggiunto alla Procura di Roma, candidato per Area con 1928 voti. 1770 i voti per il candidato di Unicost Luigi Spina. Molte, tornado ai pm, le schede bianche e nulle, circa 1000, segno che tanti magistrati non hanno apprezzato la scelta dei 4 candidati per 4 posti.