Lo spiraglio c’è. Forse addirittura la svolta. Sul caso Bari, il passo avanti si registra nel corso del colloquio tra la giunta dell’Anm, guidata da Francesco Minisci, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Non sono soddisfacenti soluzioni spezzettate», ha detto il presidente del “sindacato” al termine dell’incontro, «il decreto su Bari va integrato affinché si individui un unico plesso giudiziario, e sotto questo profilo siamo fiduciosi perché c’è stata un’apertura del ministro». Di fatto, il guardasigilli ha confermato la prospettiva emersa già due giorni fa in occasione della firma per la riapertura degli uffici di Modugno: non è detto che siano effettivamente usati, aveva riferito il sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro, perché si tenterà di individuare un edificio in città prima del trasloco. «Confidiamo che a breve si possa trovare un unico palazzo», ha confermato Minisci.

Ma il primo faccia a faccia tra Bonafede e l’Anm ha rivelato anche altro: addirittura una disposizione della magistratura associata che su certi dossier parrebbe addirittura più radicale di quella dello stesso ministro. Sulla prescrizione per esempio: Minisci ha chiesto di bloccarla al primo grado: il guardasigilli, per fortuna, si è limitato a dire che «valuterà la proposta», come riportato dallo stesso presidente dell’Associazione magistrati. Il quale si è spinto a proporre un’altra raffica di soluzioni restrittive sul processo penale: dalla “reformatio in pejus” per i condannati che osano fare appello, alle notifiche: «Siamo nell’era di internet, è assurdo che ancora vengano fatte col metodo del camminamento». Sembra di sentir parlare Davigo.