«Si certo, nella scorsa legislatura la Lega ha assunto posizioni sulla giustizia che non sempre coincidono con i propositi inseriti nel contratto di governo. Però potrei citare vari casi in cui la convergenza con i cinquestelle è stata chiara, e allo stesso tempo ispirata a una visione non ragionevole del diritto penale: ad esempio, l’innalzamento delle pene per i reati di corruzione». Francesco Nitto Palma è stato guardasigilli e, nella legislatura precedente, ha presieduto la commissione Giustizia di Palazzo Madama: pochi meglio di lui possono avere idea di quale fosse il mood leghista sulle norme penali, e dire fino a che punto sia sorprendente il sì alla stretta che il programma annuncia. Palma non si stupisce ma neppure si spaventa: «Si possono annunciare le leggi più restrittive, ma tra proclami e produzione legislativa c’è di mezzo un bel po’ di ostacoli», ricorda il magistrato che ha retto il dicastero di via Arenula nel 2011, «e c’è soprattutto il presidente della Repubblica. Che su norme non proprio equilibrate potrà esercitare il suo vaglio ed eventualmente rimandare le leggi alle Camere».

Onorevole Palma, siamo nel pieno di una dialettica non semplice tra il Quirinale e le due forze che si accingono a governare. Lei dice che in ogni caso non finisce qui. E che i programmi bellicosi sulla giustizia di Lega e M5s dovranno fare i conti con il Quirinale.

Voglio attenermi a quanto leggo nel contratto di governo. Vogliamo considerare la prescrizione? Si pensa di riformarla, evidentemente con un ulteriore allungamento. Già nella scorsa legislatura si è agito su tale istituto in modo da innalzare la durata possibile di un processo per corruzione oltre la soglia dei 21 anni. Vogliamo arrivare a 35? A 40?

Scherza?

No. Non escludo niente. Ricordo solo una cosa: sia la nostra Costituzione che la Convenzione europea dei Diritti dell’uomo sanciscono il principio secondo cui un processo deve avere una durata ragionevole. Ecco, un ulteriore allungamento dei termini di prescrizione, mi chiedo, sarebbe costituzionale? Ove non lo fosse, Mattarella potrà rinviare la legge alle Camere, con un messaggio. La nostra Carta glielo consente. Vado avanti?

Prego.

Un secondo punto notevole mi pare quello dell’agente provocatore. Il nostro ordinamento conosce la figura dell’agente sotto copertura, nata a partire da un processo per reati di riciclaggio di cui mi sono personalmente occupato. La figura dell’agente provocatore ci è invece sconosciuta. Si tratta di qualcuno che dovrebbe incitare qualcun altro a commettere un reato, e che dunque andrebbe perseguito. Si può anche prevedere che l’autorità giudiziaria autorizzi per esempio l’agente a promettere denaro. Ma si configurerebbe un reato in concorso e che può essere ripetuto nel tempo: i problemi di costituzionalità sarebbero di fatto insuperabili. Anche qui spetterebbe a Mattarella valutare la manifesta illegittimità.

La dialettica tra nuova maggioranza e Colle insomma non potrà limitarsi alle questioni del bilancio.

E no. Basti pensare, ancora, alla legittima difesa. Oggi, perché la reazione a un tentativo di rapina possa essere considerata legittima, deve esserci attualità del pericolo. Si vuole riscrivere la parte del Codice penale relativa a quest’ambito in modo da evitare, in pratica, che il fatto generi un processo. Ma si sottovaluta che la fattispecie deve essere abbastanza generica da inglobare la miriade di casi possibili, e che è il giudice, inevitabilmente, a dover valutare la rispondenza di un certo evento alla fattispecie: ora, se a introdursi in casa non è un commando di rapinatori armati ma una zingarella 12enne, davvero si pensa di poter evitare che nasca un processo? E con quale giustificazione? Se ci si sforza di trovarne una, sarà Mattarella, di nuovo, a valutare se tale giustificazione ponga o no un problema di manifesta incostituzionalità.

E siamo a tre possibili over rule del Colle sulla giustizia. Se ne potrebbe prevedere un altro qualora si mettesse mano alla legge Gozzini?

Vedo che nel programma di Lega e cinquestelle si ipotizza un’abrogazione di norme che nella precedente legislatura hanno ampliato l’accesso ad alcuni benefici. È vero che tali modifiche, due in particolare, scontano a mio giudizio un limite: generalizzano e rendono poco selettivi i meccanismi premiali.

Tanto è vero che la riforma di cui Lega e M5s già cantano il de profundis introduce una maggiore personalizzazione del trattamento e dunque del diritto a beneficiare di tali istituti.

Quello che è certo è che se si arriva, come prefigura il contratto, anche alla compressione di tutti quei precedenti istituti che tendono alla rieducazione del condannato, compresa la legge del 75 e la Gozzini, ci si mette apertamente contro l’articolo 27 della Costituzione, che sancisce il fine rieducativo della pena, e di nuovo si dovrà mettere in conto un possibile rinvio alle Camere da parte di Mattarella.

Insomma, il piano draconiano sulla giustizia non è così semplice da realizzare. Le ho elencato quelle voci del programma per ricordare che una cosa sono i proclami da campagna elettorale, altro è tradurre le ipotesi in testi di legge: a prescindere da quanto possa essere solida una maggioranza, bisogna sempre fare innanzitutto i conti con la Costituzione.

Ma non è stupefacente la virata della Lega su posizioni che, rispetto al processo penale, non aveva mai manifestato?

Mai? Ricordo cosa è successo, nel periodo in cui ho presieduto la commissione Giustizia, con l’innalzamento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione: tra Lega e il Movimento di Grillo vi fu pieno accordo. E si pensò bene di ritoccare non solo i massimi edittali ma anche i minimi. Nel caso della corruzione propria, la pena più bassa è salita a 8 anni. Vuol dire che, pur con tutte le attenuanti generiche e l’abbreviato, anche un vigile urbano che intasca una piccola mazzetta e sorvola su una multa deve scontare una condanna non inferiore a tre anni e mezzo. Un po’ troppo. Scompare quel margine che consente di modulare la pena sul fatto e sulla personalità del soggetto: si finisce per calibrarla solo sulle aspettative della gente. Un approccio irrazionale, opposto a quello dei nostri Costituenti, e al quale credo che il presidente della Repubblica si riferisse, quando in uno dei suoi ultimi discorsi ha citato Einaudi. Lega e cinquestelle avranno pure il diritto di governare ma hanno il dovere di farlo senza provocare sconquassi. E se non fossero così attenti, ci sarà il Capo dello Stato a garantire l’equilibrio.