Riportiamo di seguito la trascrizione dell’intervista realizzata ieri da Franco di Mare, nel corso del programma di Rai1 “Unomattina”, al presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin e al professore di Diritto penale della Luiss Maurizio Bellacosa.

In Italia ci sono oltre 250mila avvocati che esercitano la professione, soltanto a Roma sono 30mila, ovvero più del totale di tutti gli avvocati attivi in Francia, dove se ne contano 29mila. Ci sono aree del nostro Paese in cui c’è un avvocato ogni 43 abitanti. Di certo il loro è un ruolo importante, per la società e le persone che si trovano a dover affrontare problematiche complesse, ma qualche problema si pone. Ne parliamo con il presidente del Cnf Andrea Mascherin e con il professor Maurizio Bellacosa, docente di Diritto penale alla Luiss.

Presidente Mascherin, voglio innanzitutto segnalare che voi siete vicini anche ai colleghi in difficoltà, come ad esempio Mohamed Lofty, consulente legale della famiglia Regeni, che era stato arrestato al Cairo e poi scarcerato, ma che ora viene sottoposto a una serie di pressioni: tengono in arresto sua moglie Amal Fathy, con l’accusa di compiere attività sovversive. Tali attività consisterebbero semplicemente nel fatto di aver protestato contro alcune misure repressive del governo egiziano. Lei, con suoi tweet, ha espresso solidarietà più di una volta alla famiglia Regeni e ai loro legali.

Mascherin. I diritti non sono mai acquisiti come si potrebbe pensare. È molto importante stare vicini a quelle realtà in cui la democrazia latita e i primi ad essere colpiti sono non a caso gli avvocati e i giornalisti. In quest’ultima circostanza, il dirigente di questa associazione di tutela dei diritti umani che faceva da consulente legale alla famiglia Regeni, Mohamed Lofty, aveva anche la cittadinanza svizzera: hanno risolto, per così dire, arrestando la moglie. E lo hanno fatto dopo che l’avvocata italiana della famiglia Regeni era stata in contatto con Lofty, attraverso messaggi, per tutta la notte: appena finito lo scambio di messaggi è arrivata la polizia. Serve grande attenzione: quello che accade non tanto lontano da noi non può accadere nella stes- sa misura in un Paese come il nostro, però la soglia dei diritti va sempre sorvegliata.

Come va sorvegliata la soglia della sicurezza degli avvocati penalisti, spesso in prima linea. Un penalista deve assicurare agli imputati, in situazioni di grande delicatezza, la migliore difesa possibile, ma a volte è sottoposto a pressioni che superano il consentito.

Bellacosa. Sicuramente l’avvocato penalista è particolarmente esposto proprio per il tipo di materie che tratta. All’avvocato della famiglia Regeni possono essere accostati tanti casi drammatici di avvocati che sono stati arrestati in Turchia, spesso insieme ai giornalisti. Ecco, come per i giornalisti, viene in considerazione la funzione sociale dell’avvocato. Che non agisce soltanto nell’interesse del proprio cliente ma nell’interesse della collettività: garantisce il corretto esercizio della giurisdizione e lotta per l’affermazione dei diritti fondamentali.

Parliamo di riforma carceraria. Il governo Gentiloni ha emanato diversi testi che sono in corso d’esame, ma il percorso da fare è ancora tanto.

Mascherin. Questa riforma è stata costruita da tante diverse professionalità: professori, avvocati, magistrati, esperti di carcere. Quindi è molto calibrata ed equilibrata. È un riforma che tende a personalizzare molto le misure alternative, non è assolutamente uno svuotacarceri o uno strumento per abbassare il livello di sicurezza, anzi: le statistiche ci dicono che il 70 per cento di chi gode di misure alternative non torna a delinquere, mentre l’ 80 per cento di chi non ne gode torna a commettere reati. Naturalmente sono norme che bisogna conoscere e approfondire molto bene, prima di parlarne e magari criticarle in maniera improvvida, come spesso capita.

Spesso le statistiche fanno a cazzotti, però, con la percezione di sicurezza delle persone: hai voglia a dire ‘ guardate che chi gode di misure alternative non torna a delinquere nel 70 per cento dei casi’, la paura diffusa è vedere una persona responsabile di un reato che viene arrestata e pochi mesi dopo è tranquillamente a passeggiare per strada.

Bellacosa. Bisogna bilanciare le due esigenze. La reazione a caldo, emotiva, porta a dire che quando una persona viene arrestata debba marcire in carcere e che si debba gettare la chiave. Però così non si risolve il problema della sicurezza collettiva, perché appunto c’è un elevatissimo indice di recidiva. Oggi la funzione rieducativa della pena è più nel dettato costituzionale che nell’effettività pratica, perché appunto due terzi dei detenuti, dopo il primo periodo di reclusione, escono e ripetono il delitto. Ecco perché ora bisogna concentrarsi sul recupero dei condannati.

Questo Paese ha un disperato bisogno di una riforma giudiziaria: anche se nei fatti la si è già avviata, servirebbe un disegno più complessivo, armonico. Se doveste fissare in tre punti le vostre richieste al prossimo ministro della Giustizia, cosa chiedereste?

Mascherin. Innanzitutto una giustizia e una società non misurate in Pil ma in diritto e diritti, con grande attenzione alla giustizia, all’istruzione e alla sanità. Non si può risparmiare su istituti di questo tipo, e un principio guida è che si deve prevenire. Investire vuol dire appunto prevenire e, quindi, risparmiare. Serve anche una diversa idea della spesa pubblica: non bisogna ritenere che tutto ciò che si spende rappresenti uno spreco. Ovviamente tutto va ottimizzato, però bisogna investire secondo uno sguardo di prospettiva. È importante che la politica impari a portare avanti dei progetti a lunga scadenza: non è pensabile che a ogni cambio di governo venga buttato a mare tutto quanto è stato fatto prima. Serve, ancora, un recupero pieno dei valori della Costituzione, valori che quando quest’ultima entrò in vigore, 70 anni fa, erano molto chiari, perché rappresentavano la risposta a un sistema totalitario. Oggi tendono a essere sfumati, stanno avanzando altri valori come quelli economici e finanziari: riportiamo al centro il diritto e i diritti.

Bellacosa. Sono d’accordo, bisogna riprendere quello che di buono è stato fatto: c’è un testo sulle intercettazioni telefoniche da adeguare con piccoli correttivi, c’è la riforma, già pronta, dell’ordinamento penitenziario. E sono d’accordo con quanto dice il presidente Mascherin a proposito della necessità di non dimenticare mai quanto sia importante fare investimenti anche per portare l’informatica e le tecnologie nella macchina giudiziaria, in modo da agevolare e velocizzare tanti adempimenti.

( trascrizione a cura di Errico Novi)