Il colonnello Sergio De Caprio, alias “capitano Ultimo” ha rotto gli indugi e ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio centrale di rappresentanza militare ( Cocer), il “sindacato” dell’Arma. Una nuova prospettiva professionale per colui che nel 1993 catturò Toto Riina.

In attesa che venga pubblicata la sentenza della Consulta che, recentemente, ha dichiarato parzialmente fondata la questione legittimità circa il divieto per i carabinieri di costituire associazioni sindacali, il Cocer resta l’unico organo a carattere nazionale con funzioni di rappresentanza del personale militare.

Pur non essendo un vero sindacato, il Cocer formula infatti pareri e proposte per tutto ciò che riguarda la tutela giuridica, economica, previdenziale, sanitaria e culturale dei quasi 110.000 carabinieri oggi in servizio. L’attuale Consiglio doveva cessare nel 2016 se non fosse stato prorogato per ben due anni consecutivi dall’allora comandante generale Tullio Del Sette.

I 19 componenti del Cocer sono eletti in numero proporzionale alla forza organica di ciascun ruolo. I delegati del ruolo ufficiali sono due, di cui uno, il più elevato in grado, è il presidente del Consiglio. Incarico, quest’ultimo, che in caso venisse eletto toccherebbe molto probabilmente allo stesso De Caprio.

Il Cocer è un organismo molto potente. La forza è nei numeri: 19 rappresentanti per 110.000 militari. Ascoltato da ministri, parlamentari, vertici militari, il Cocer è in grado di condizionare gran parte delle scelte di politica militare. Ad esempio, la recente riforma dei ruoli che ha scontentato la quasi totalità del personale ed è oggetto di una valanga di ricorsi davanti al giudice amministrativo, come si legge nei forum associativi, sembra sia stata fatta su “misura” per alcuni componenti particolarmente ambiziosi del Cocer uscente.

L’ultimo presidente noto alle cronache fu il generale Antonio Pappalardo, adesso a capo del Movi- mento di Liberazione Italia, gli ex “forconi”. Durante il suo mandato si ricordano gli scontri, a proposito del progetto di unificazione delle Forze di polizia, con il presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Pappalardo venne sollevato dall’incarico e da allora nessun ha più voluto ripercorre le sue gesta. De Caprio, quando era il vice comandante del Noe, ha avviato l’ormai celebre indagine “Consip”, condotta dal pm napoletano Henry John Woodcock. In uno dei filoni investigativi sono indagati, per rivelazione del segreto, Del Sette ed alcuni componenti del “Giglio magico”, fra cui il ministro dello Sport Luca Lotti. Nell’indagine Consip è rimasto travolto un suo stretto collaboratore, il capitano, ora maggiore, Giampaolo Scafarto accusato di aver taroccato alcune telefonate al fine di incastrare il padre dell’ex premier Matteo Renzi. De Caprio, successivamente trasferito all’Aise, ha schivato la scure del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che con Scafarto ha un conto aperto, avendo chiesto per l’ufficiale la sospensione dal servizio.

Nel suo santino di presentazione De Caprio scrive che in caso di elezione svolgerà l’incarico «senza alcuna sudditanza psicologia verso i decisori che gestiscono le risorse ed il destino professionale delle persone». E la sua azione sarà poi incentrata al «contrasto delle disparità di trattamento e delle diseguaglianze». Non poteva essere altrimenti per uno che come soprannome scelse appunto quello di “Ultimo”. I risultati definitivi, vista la complessità del sistema elettorale, si sapranno solo alla fine del mese.