Il deputato Edmondo Cirielli ( Fdi) ha chiesto che sia abolito, nelle carceri, il regime “celle aperte”. Anche nelle sezioni a bassa pericolosità. L’idea è che un detenuto... beh, se sta lì una ragione c’è. E dunque deve soffrire. Tanto che m’è venuta un’idea: e se per risolvere il sovraffollamento facessimo una convenzione con la Caienna? Come risolvere la questione carceri? Con una convenzione con la Caienna

L’idea nuova, per sistemare le carceri italiane, potrebbe essere quella di stipulare una convenzione con la Caienna. Sapete cos’è la Caienna? Un incantevole angolo della Guyana francese ( tra il Brasile e e il Suriname) nel quale un paio di secoli fa era sistemato un bagno penale dove i detenuti ( spediti lì dalla Francia) vivevano in condizioni inumane. E così scontavano davvero la loro pena. Soffrendo, soffrendo, piangendo. La Caienna, a pensarci bene, è stato la concretizzazione vera del concetto che oggi è molto in voga qui da noi: «certezza della pena». Anche se poi, come si sa, di quando in quando anche dalla Caienna qualche mascalzone riusciva a scappare. Inizia proprio con una fuga da quel carcere uno dei romanzi più famosi di Emile Zola, “il ventre di Parigi”. Ma Zola, si sa, era un garantista sfegatato e un po’ farabutto. Forse era anche un po’ corrotto… Invece Edmondo Cirielli, ex colonnello dei carabinieri, attualmente - da diversi anni - parlamentare della destra e da qualche giorno Questore della Camera dei deputati, sebbene abbia inavvertitamente e contro la sua volontà ritirò la firma - dato il nome a una legge in parte garantista ( ma solo in piccola parte) perché riduceva gli anni necessari per la prescrizione, nonostante questo, dicevo, Cirielli garantista sicuramente non è. E così ieri ha rilasciato una dichiarazione molto succinta ma abbastanza chiara: ha chiesto che il governo, o qualcun altro ( ragionevolmente il futuro governo, che lui immagina giallo- verde, e magari con dentro anche il suo partito, e cioè Fdi) intervenga per porre fine allo sconcio del regime carcerario “a celle aperte”. A cosa si riferisce? Al fatto che in alcune carceri, nelle sezioni non di alta sicurezza, le celle vengono lasciate aperte per diverse ore e quindi i detenuti, oltre all’ora d’aria in cortile, possono sgranchirsi le gambe in corridoio e incontrarsi con gli altri detenuti. Cirielli pensa che questo sia uno scandalo. Pensa che uno, se va in prigione, deve soffrire molto: più soffre meglio è. E più soffre più da soddisfazione alle persone perbene, che stanno fuori dal carcere perché non hanno commesso delitti e dunque hanno il diritto di essere premiate con il dolore di chi sta in carcere. ( Cantava De André: «vagli a spiegare che è primavera... e poi lo sanno ma preferiscono vederla togliere a chi va in galera).

Si certo, l’ho presa un po’ a ridere questa dichiarazione di Cirielli, perché mi pare una follia, un atto quasi folkloristico. Ma, temo, non dovrei scherzare molto. Cirielli sicuramente non scherza, e siccome so con certezza che Cirielli non è un fesso, è molto probabile che abbia fatto un po’ di conti e immagini di poter disporre di una maggioranza parlamentare favorevole alle sue idee.

Nei giorni scorsi la Conferenza dei capigruppo della Camera ha compiuto un atto che mette a repentaglio la riforma del carcere varata dal governo “in zona Cesarini”. E cioè ha deciso che non sarà la Commissione parlamentare speciale ( e provvisoria) ad esaminare i decreti delegati emanati dal governo per realizzare la riforma. Ma sarà la commissione Giustizia, quando sarà formata e si riunirà. E questa decisione potrebbe essere la condanna a morte per la riforma, per una ragione di tempi.

Ora arriva il carico da 11: l’idea non solo di non approvare la prima riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975 ( riforma sollecitata dall’Europa) ma addirittura di inasprire le condizioni di vita in prigione, affermando il principio del diritto della società a punire severamente.

Non sappiamo ancora niente di come sarà il nuovo governo, di quali saranno i partiti che lo sosterranno, con quali programmi, con quali patti, con quali tempi. Però è evidente il rischio di una svolta reazionaria e forcaiola nella politica italiana. Non che il precedente parlamento fosse particolarmente garantista, questo non lo si può dire: però ascoltando alcuni esponenti dei partiti che hanno vinto le ultime elezioni, l’impressione è che si possa andare ancora molto oltre. Cioè fare coincidere le posizioni della maggioranza con quelle di Travaglio, o di Gratteri, o di Davigo. Sarebbe un disastro per l’Italia.

Non credo che sia il caso di stare ad aspettare. Esistono nella società, e nel parlamento - anche in modo trasversale tra i partiti - forze e personalità che credono nello Stato di diritto? Se esistono, a sinistra e a destra, sarebbe bene che non prendessero sottogamba questi primi segnali, che riguardano il carcere. E’ chiaro che ci sono due Italie. Quella che segue Bergoglio, che un paio di settimane fa è andato a Regina Coeli a lavare i piedi ai detenuti; e quella di Cirielli, che vuole chiudere a chiave le porte delle celle. Il problema è che l’Italia di Cirielli è rumorosa. Quella di Bergoglio infinitamente silenziosa.