La prima notizia arriva dal Brasile, dalla segreteria del Partito dei lavoratori che ha deciso che Luiz Inacio Lula da Silva, nonostante l’arresto, è ancora il candidato alle prossime elezioni di ottobre: «E’ il nostro candidato a prescindere dalle circostanze», ha ripetuto il leader del partito, Gleisi Hoffmann, fuori dalla stazione di polizia a Curitiba dove Lula è detenuto. Il Pt punta su un su possibile rilascio prima di agosto quando ci sarà la sentenza d’appello sulla sua condanna. Lula, ha aggiunto il suo avvocato Cristiano Zanin «si vede come un prigioniero politico ma ha fiducia che la corte presto capovolgerà non solo l’ordine di carcerazione ma anche la condanna che gli è stata inflitta in modo ingiusto e illegale».

La seconda notizia, invece, arriva dall’Italia: tra flash mob, appelli di ex premier e capi sindacali, e l’immancabile mobilitazione social, la sinistra italiana sembra aver riscoperto la sua distratta anima garantista. E, forse perché tutto sta accandendo a migliaia di chilometri di distanza dalle nostre procure, si è mobilitata in massa contro l’arresto di Lula.

E i toni delle “proteste” sono deci- tutt’altro che formali: «C’è il rischio che la competizione elettorale democratica in un grande Paese come il Brasile venga distorta e avvelenata da azioni giudiziarie», scrivono Romano Prodi, Massimo D’Alema e Susanna Camusso.

«Quello che sta accadendo in Brasile ai danni dell’ex Presidente Lula e di una gravità inaudita. Si sta impedendo con ogni mezzo la partecipazione di Lula alle elezioni presidenziali in spregio alle gate ranzie dello stato di diritto», rincara il presidente del Pd Orfini.

E su Lula intervengono anche i metalmeccanici della Cisl: «La vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto è costellata da una lunga serie di abusi di potere della magistratura nei suoi confronti, all’interno di una campagna orchestrata mediaticamente da oligarchi, militari e forze politiche reazionarie», scrive il segretario della Fim, Marco Bentivogli. Stessi toni dalla Fiom: «Siamo con Lula Presidensi, metalmeccanico, con la Cut ( Confederazione sindacale brasiliana), con i lavoratori e il popolo brasiliano; contro la volontà di fermare con azioni giudiziarie il candidato più popolare per le prossime elezioni presidenziali e colpire il suo impegno per la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile per l’ambiente e gli esseri umani».

E dopo quella della segretaria della Cgil, Sussanna Camusso, la solidarietà arriva anche dalla segretaria della Cisl Annamaria Furlan che comunica la propria adesione al documento “Garantire elezioni giuste e libere in Brasile”. Secondo la leader della Cisl ed i firmatari del documento – tra cui Luigi Ferraioli, Piero Fassino e Pier Luigi Bersani, oltre che dei già citati Prodi, D’Alema e Camusso – «in nome della lotta alla corruzione non si può rischiare di mettere in crisi uno dei principi irrinunciabili della democrazia che risiede nella necessità di mantenere una distinzione ed un chiaro equilibrio tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario». Nel documento la leader della Cisl e gli altri esponenti firmatari ricordano di aver conosciuto a vario titolo l’esperienza del Governo Lula e di aver apprezzato i cambiamenti impressi in quegli anni. «Per convinzioni ideali e politiche siamo vicini al popolo brasiliano e a tutte le forze che in quel Paese si battono per la giustizia sociale, contro la povertà, per lo sviluppo sostenibile e il progresso anche delle aree e dei ceti più deboli». E ancora: «Per tutte queste ragioni vogliamo esprimere un vero e proprio allarme per il rischio che la competizione elettorale venga distorta e avvelenata da azioni giudiziarie».