La destra europea saluta entusiasta il trionfo di Viktor Orban. Il primo ministro ungherese infatti ha vinto per la terza volta consecutiva le elezioni. La sua formazione conservatrice Fidesz, ( Unione Civica Ungherese), con sfumature di estrema destra neppure troppo velate, ha ottenuto il 49,5% dei voti.

L’affluenza è stata insolitamente alta ( circa il 69%) e in alcune zone è stato sforato il limite orario delle 19, termine ultimo per votare. Fidesz sfiora la maggioranza assoluta con 133 seggi su 199.

Sembra dunque essere stato accolto l’appello lanciato dal leader magiaro che ha impostato tutta la sua campagna elettorale su la lotta all’immigrazione e la contrarietà a ipotesi di concreta integrazione europea. Sul voto ha pesato anche l’attacco forsennato contro il magnate di origine ungherese George Soros, accusato di ordire una invasione di migranti musulmani attraverso le sue fondazioni e ai finanziamenti per le ong.

Un uomo di lotta e di governo si potrebbe dire di Orban, una politica che paga anche se si rapporta il successo di Fidesz ai risultati dell’altra formazione di estrema destra Jobbik. Il Movimento per un’Ungheria migliore si è “fermato” al 20%. Negli ultimi tempi Jobbik ha tentato di spostarsi verso il centro dello scacchiere politico ma le sue parole d’ordine, nazionaliste e sovraniste, sono comunque prosciugate in termini di consensi proprio da Orban.

L’alta affluenza avrebbe potuto favorire in qualche modo i partiti di opposizione ma così non è stato. Prova ne è il risultato dei socialisti che arrivano a malapena al 12% grazie all’alleanza con i Verdi. Poca cosa, la dimostrazione che non c’è spazio per nessuno oltre Fidesz. Ma comunque qualche segno di discontinuità sembra notarsi. L’analisi del voto infatti vede Orban trionfare come sempre nelle zone rurali e di provincia mentre a Budapest ha avuto molte più difficoltà, soprattutto sembra diminuire il consenso dei giovani.

Con le dimissioni, rassegnate dopo l’esito del voto, del leader di Jobbik, Gabor Vona e del suo omologo socialista Gyula Molnar, Orban è rimasto unico arbitro delle sorti dell’Ungheria e potrà portare avanti il suo progetto di modifica della Costituzione che gli assegnerebbe ancora più potere. Una tentazione concreta che si ispira a Vladimir Putin, più volte elogiato in campagna elettorale e al turco Recep Tayyip Erdogan. Modelli di democrazia autoritaria che si sposano con le politiche sovraniste e populiste dell’Ungheria. Una situazione che darà fiato a tutte le formazioni che in Europa seguono con successo questa linea.