Onorevole Senatrice Merlin

Mi affido alla vostra grazia, perché è l’ultima porta che mi è rimasto di bussare. Il Giugno del 1948 prendevo posto come Direttrice nella casa di Meretricio di Via [...] a G., con una paga di L. 5000 mensili, dovendo comprarmi il pane. Il mese di Agosto 1950 il mio mensile veniva aumentato di 2000, complessivo 7000 al mese, facendo 17 ore di lavoro consecutivo al giorno, senza minimo riposo, né ferie, né feste, né mensili doppi. La padrona dove io lavoravo è di nome [...], Via [...], tenutaria di tre case Meretricio, una a L., Via [...], e due a G., una Via [...], e l’altra Via [...]. Solo da quando incominciai a mettermi contro alla tenutaria, e in favore del vostro onorevole progetto, di qui in cominciarono le mie pene. Ma con tutto ciò i miei reclami verso la padrona aumentavano, forse perché gli chiesi per quale motivo che la tariffa era di L. 180 invece di essere diviso come si doveva, io facevo i conti pagando alle Signorine solo 80 lire, mentre le altre 100 venivano incassate dalla padrona. Mi venne risposto dalla padrona che erano affari che a me non importavano. Io per potere vivere dovevo ingoiare, e per un pò di tempo non reclamai più.

Mangiare scarso a tutta la casa, poca igiene, finché non arrivai di nuovo a reclamare. Per l’inverno i riscaldamenti erano miseri, le ragazze mi facevano pena, e si lamentavano con me. Ma quando passai tale reclamo alla padrona mi venne risposto di non interessarmi, e di eseguire i suoi ordini.

Un giorno ripresi una Signorina che aveva comperato della biancheria dalla padrona stessa a un prezzo molto rilevato, e la ragazza mi rispose che se voleva rimanere in quella casa bisognava che si servisse dalla padrona per ché tutto ciò che faceva bisogno alle ragazze dovevano comprare da lei, biancheria, attrezzi per l’igiene ecc.... Di questo mio protesto ebbi un altro rimprovero.

Non voglio spiegarle più niente, perché, ci sarebbe troppo da dire dello sfruttamento verso Signorine e personale. Da notare che una Cameriera prende 1000 lire mensile e si deve comperare il pane, mangiando se è il caso i rifiuti. Il 6 Agosto 1951 venni licenziata, non ne so il motivo. Chiesi alla padrona la mia liquidazione, ma furono delle parole inutili. Io non so più dove rivolgermi.

Sono senza un libretto di lavoro, dato che nel momento del licenziamento la padrona non me lo volle dare, e a me è una cosa che mi necessita molto, per trovare una occupazione.

M’affido alla vostra grazia, di farmi magari ottenere uno solo dei miei diritti. Ho lavorato onestamente, mentre solo perché non potevo vedere tutte quelle cose disumane, io oggi devo, dopo anni di lavoro, essere messa fuori senza una lira.

Sperando di essere da lei considerata e che faccia qualche cosa per me ringrazio vostra onorevole grazia.

Ossequi seguono cognome, nome e indirizzo

Egregia Senatrice Merlin Da tanto tempo che volevo scrivere oggi mi sento in vena.

Vedo con mio sommo dispiacere, che ancora non si decidono di far chiudere queste case immonde.

Poveri giovani Pederasti che per pochi soldi ci stanno. Altri giovani attivi per i ricchi depravati, camerieri, garzoni, come capita. E quegli specchi americani... Certi dissoluti ci vedono attraverso e assistono allo spettacolo, a pochi centimetri: lo sapevate? Cosi la magione diventa sempre più ricca... Tutto il resto non conta, per quella donna diabolica. Mi fanno ridere quando vengono per far le visite di controllo.

La maggioranza sono sempre d’accordo ( mangiano tutti e tutti tacciono). Nel mese di marzo 1950 venne una bella giovane di anni 21 naturalmente non pratica di nulla. Incominciò il traffico, le fecero fare l’esame del sangue, dopo dieci giorni ebbe la risposta positiva. Quanti sifilitici à fatti solo lei? Mettiamo che sono solo 40 al giorno, che codesta bella signorina accontentava, dieci giorni 400 persone. Poi il resto, le conseguenze che vengono dopo.

Questi luoghi abbietti. Non le dico poi delle povere ragazze!

Vengono sfruttate e consumate fino alle midolle. E devono tacere e fare silenzio.

Signora Senatrice faccia un’opera pia, al più presto possibile faccia chiudere.

segue pseudonimo

Signora Deputatessa Merlin Io ò saputo dalle mie compagne della legge che fà per noi prostitute. Io non me ne intendo; sono una povera donna che faceva la serva e sono delle campagne di C. e vorrei tornarci a fare la serva o la contadina non questo mestiere che mi fà schifo. Ero a M. e M. mi faceva terrore e io uscivo poco, avevo paura dei trammi e delle macchine, ma un giorno uscivo e incontrai uno che mi si mise dietro a camminare dietro. I miei padroni tutte le sere facevano cene, ballavano e poi si baciavano e anche con le mani non stavano fermi bene e io pensai che fare all’amore non era peccato e mi ci misi con un giovanotto che non parlava come noi di C. Ma un giorno mi portò nella sua camera perché disse «ò male allo stomaco». Ma altroché male lui, mi prese e mi cosò anche mentre io piangevo e dissi «ò paura ò paura». Poi non mi à sposato e mi à fatto fare il figliolo. Io sono prostituta perché i padroni non mi rivolevano e loro erano come me e peggio e si facevano sempre cornuti fra elli. ò paura di venire via per la fame e per chiedere perdono alla famiglia che sono onesti fratelli e sorelle.

Però a C. sarei felice, ci sono nata, c’è l’aria sana, gli olivi e la vendemmia e anche i contadini mi volevano bene.

M’aiuti Signora Deputatrice io voglio salvare mio figlio.

seguono cognome, nome e indirizzo