Inizierà lunedì prossimo al Consiglio superiore della magistratura l’udienza disciplinare a carico dei pm napoletani Henry John Woodcock e Celestina Carrano, titolari di uno dei filoni dell’inchiesta ' Consip'. Ai due magistrati viene contestato l’interrogatorio di Filippo Vannoni, il presidente della municipalizzata fiorentina Publiacqua.

Indicato dall’ex ad di Consip, Luigi Marroni, come uno dei soggetti che lo informarono di una indagine in corso, Vannoni, che chiamò in causa l’allora sottosegretario Luca Lotti e i vertici dell’Arma dei carabinieri, i generali Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, venne ascoltato dai pm napoletani come persona informata dei fatti, cioè come testimone, senza quindi l’assistenza di un difensore.

Secondo la Procura generale della Cassazione che ha esercitato l’azione disciplinare c’erano, però, già allora gli elementi per iscriverlo nel registro degli indagati, cosa che poi fecero i pm romani quando il fascicolo venne trasmesso nella Capitale per competenza territoriale. Averlo sentito come testimone senza il legale di fiducia avrebbe “leso le sue garanzie difensi- ve”. Woodcock deve poi rispondere anche di un’altra accusa. Si riferisce ad un articolo pubblicato il 13 aprile scorso dal quotidiano La Repubblica nel quale, in un colloquio con la giornalista Liana Milella, il magistrato si sarebbe lasciato andare a giudizi di valore sui colleghi romani. In particolare, dopo la notizia che l’allora capitano del Noe Gianpaolo Scafarto era stato indagato per falso dai pm romani per aver attribuito ad Alfredo Romeo, l’imprenditore al centro dell’inchiesta, un’affermazione su un incontro con il padre di Matteo Renzi, Tiziano, in realtà pronunciata da Italo Bocchino, Woodcock dichiarò che quel falso doveva essere considerato come frutto di un mero errore e non come un depistaggio intenzionale.

Dopo una relazione al Csm dell’allora procuratore reggente di Napoli Nunzio Fragliasso, l’allora Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo avviò l’azione disciplinare, accusando il pm di un comportamento “gravemente scorretto”: sia nei confronti di Fragliasso per non aver rispettato il suo invito a mantenere un assoluto riserbo con gli organi di informazione, sia nei confronti dei colleghi della Procura di Roma per aver pubblicamente “contraddetto e svalutato l’impostazione dei magistrati della Capitale”. Sul fronte del filone romano dell’inchiesta, i pm alla fine dello scorso anno hanno ottenuto una nuova proroga d’indagine per tutti i loro indagati. Scafaro e il colonnello del Noe Alessandro Sessa sono stati anche interdetti in via cautelare per un anno dalle funzioni in attesa che vengano chiuse le indagini preliminari.

Sarà Mario Fresa il sostituto procuratore generale della Cassazione che rappresenterà l’accusa davanti alla sezione disciplinare del Csm. Fresa è anche il pg d’udienza nel procedimento a carico dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvano Saguto per la quale, come si ricorderà, è stato chiesto la scorsa settimana il massimo della pena, la rimozione dall’ordine giudiziario. La sentenza per quest’ultimo procedimento è prevista, salvo contrattempi, per il prossimo 22 febbraio.