Intercettazioni e video con il logo della Polizia di Stato fornite ai giornalisti e pubblicate sui siti locali in contemporanea con l’esecuzione di arresti e perquisizioni, che sono divenuti di dominio pubblico prima ancora della conferenza stampa ( convocata dagli inquirenti) e addirittura prima che i diretti interessati potessero averne piena conoscenza. Inoltre sulla stampa ha trovato ampio risalto la notizia di una perquisizione avvenuta nello studio di un avvocato, che non ha subito alcuna misura cautelare. E’ successo a Lucca, nell’ambito di un’inchiesta sul doping nel ciclismo, e a denunciarlo è la Camera Penale della cittadina toscana con un atto formale: «Si assiste a una spettacolarizzazione della giustizia che integra una pratica tanto diffusa quanto illecita; il circo mediatico a cui siamo oramai tristemente avvezzi non solo comporta la violazione della privacy e della dignità di persone, non colpevoli fino a una sentenza irrevocabile di condanna, ma ancor di più si fonda su pratiche contrarie alle norme interne e sovranazionali».

L’indagine sull’utilizzo di sostanze dopanti da parte di giovani ciclisti, avviata dalla Procura di Lucca dopo la morte di un atleta ventunenne il maggio scorso, ha portato a sei misure di arresto domiciliare e all’iscrizione di 17 persone nel registro delle notizie di reato.

Nella nota dei penalisti, tuttavia, è decisa la critica alle modalità di diffusione della notizia da parte dei titolari dell’indagine: «La notizia degli arresti e delle perquisizioni è stata pubblicata dalla stampa locale e nazionale ben prima della conferenza stampa convocata per le ore 11.00 del giorno stesso e quindi ancora prima che tutti i diretti interessati potessero averne piena conoscenza.

E’ evidente come ai giornalisti sia stato fornito materiale nella sola disponibilità degli inquirenti ( in particolare, la registrazione integrale di alcune intercettazioni oltre a un video che riporta il logo della Polizia di Stato), pubblicato in contemporanea con l’esecuzione delle misure».

La vicenda è stata stigmatizzata con forza dalla Camera Penale di Lucca, che ha sottolineato quanto l’accatuto violi la privacy dei cittadini, disattenda l’attuale normativa in materia di pubblicazione delle intercettazioni e, soprattutto, mini al principio della presunzione di non colpevolezza sino alla condanna definitiva. Nella delibera si legge un auspicio: «che la libertà di informazione, diritto incontestabile, venga sempre esercitata nel rispetto delle più elementari norme di civiltà, ancor prima di quelle penali». Fatti gravi ma purtroppo non certo isolati: ultimo il caso dell’ebook completo di intercettazioni diffuso durante lo svolgimento del processo Aemilia, anche in quell’occasione denunciato dalla Camera Penale locale.

Accanto alla denuncia pubblica, la Camera Penale di Lucca ha interessato dei fatti Unione delle Camere Penali, l’Osservatorio sull’Informazione Giudiziaria UCPI, i Presidenti delle Camere Penali della Toscana, il Consiglio Nazionale Forense e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lucca, ma anche il Presidente del Tribunale e il Procuratore della Repubblica. Nella speranza che possa essere messo un freno alla pratica, almeno pro futuro.