Ex presidente della Regione Puglia a 31 anni, con una vittoria che nel 2000 fu tassello decisivo per la rimonta di Silvio Berlusconi verso Palazzo Chigi, ex ministro dei governi del Cav di cui fu considerato potenziale delfino, tant’è che Berlusconi lo definì «la mia protesi», torna Raffaele Fitto, stavolta come alleato dell’ex premier. Fitto ora è capo politico di “Noi con l’Italia”, la nuova formazione liberal- centrista, con nel simbolo anche lo scudo crociato dell’Udc di Lorenzo Cesa. L’ex énfant prodige azzurro, uomo radicato nel territorio e con natali nella Dc, di cui il padre Salvatore in Puglia fu autorevole dirigente, raccomanda al centrodestra di «prendere le distanze da estremismi e populismi». Altrimenti «i moderati si rifugeranno sempre più nell’astensione» .

Onorevole Fitto, lei teme che più che un centrodestra si affermi un destra- centro a trazione leghista?

Noi dobbiamo dare spazio, credibilità e ruolo all’area di centro più moderata. Le elezioni si vincono lì e dobbiamo evitare anche di dare una rappresentazione del centrodestra che va in ordine sparso su diversi punti, anziché avere un’idea chiara di governo e dare una garanzia di governabilità del Paese. Questo è il messaggio che deve prevalere.

Lei si riferisce alle divergenze del derby quotidiano tra Berlusconi e Salvini?

Mi riferisco a questo dibattito che è molto spostato sulla parte proporzionale e anche ad alcuni toni che dal nostro punto di vista sono assolutamente compatibili in una coalizione ma non possono essere prevalenti.

A quali toni si riferisce? A quelli di Salvini?

Noi siamo d’accordo che il centrosinistra abbia fallito in questi cinque anni sull’immigrazione, siamo d’accordo sul fatto che c’è un problema di sicurezza e che c’è bisogno di una riforma fiscale, che bisogna intervenire sulle pensioni, insomma c’è intesa sulle questioni principali che ci tengono insieme. Ma poi dobbiamo capire come declinarle. Noi per questo mettiamo in campo proposte serie, di governo, realizzabili e non degli slogan che rischiano di portarci lontano.

Lei ha invitato infatti a non parlare alla pancia, ma alla testa. Pensa che dopo i fatti di Macerata Berlusconi abbia un po’ troppo inseguito Salvini?

Io penso che la coalizione debba avere un ancoraggio molto chiaro sul centrodestra, e non sulla posizione di destra. Il ruolo di “Noi con l’Italia” è quello di non far scivolare il dibattito sulle posizioni più estreme.

Teme che altrimenti i cosiddetti moderati si spaventino?

C’è un elettorato di centrodestra moderato che si è allontanato negli anni, che si è rifugiato nell’astensione e non ci ha più votato. E’ quell’elettorato che noi con il nostro progetto politico abbiamo deciso di andare a recuperare. A questi cittadini dobbiamo parlare con il linguaggio delle soluzioni di governo. Dobbiamo parlare alla testa, farli ragionare, non dobbiamo allontanarli, spaventarli facendo capire che c’è una coalizione di destra, spinta su posizioni più estreme. Ma dobbiamo far capire che c’è una coalizione ampia all’interno della quale le soluzioni di governo possono prevalere.

Lei ha anche criticato la posizione leghista anti- euro. E ha ribadito che l’Europa va cambiata restandoci dentro. Non sono le stesse cose che dice anche Berlusconi, che si pone come traino liberal- moderato?

Credo che questa discussione sia stata superata proprio nel momento in cui è stato sottoscritto un programma comune in cui si afferma che l’Europa va cambiata da dentro. Ecco perché resto un po’ stralunato quando vedo che si parla di “sgretolamento dell’euro” ( Salvini ndr).

Uscire dall’euro vuol dire non fare i conti con il debito pubblico italiano e con i risparmi degli italiani. Bisogna stare attenti a dire cose che possono essere slogan ma che non appaiono soluzioni di governo. Io lavoro per la vittoria di un centrodestra, che dia governabilità a questo Paese.

Salvini, intanto, nell’offensiva lanciata per fare della Lega un partito nazionale, è arrivato anche a “casa sua” in Puglia, dove lei è capolista al proporzionale. Lui ha il suo progetto nazionale e noi abbiamo le nostre liste anche in Lombardia come in Veneto. Ognuno faccia la sua partita e vediamo come risponderanno gli elettori. Noi pensiamo che soprattutto nel Sud ci sia bisogno di una forza politica come “Noi con l’Italia”, proprio per riequilibrare la nostra alleanza. Siete stati accusati, lei e Cesa, di ritornare a uno schema veterodemocristiano.

Noi abbiamo fatto un progetto liberal- popolare attraverso un serio lavoro di riaggregazione, che vede insieme personalità importanti come Maurizio Lupi, Enrico Costa, Saverio Romano, Flavio Tosi, Enrico Zanetti, per poi avere una capacità di alleanza con l’Udc. Con l’obiettivo di mettere in campo una forza che punta ad un progetto politico futuro e non si fermi a un’alleanza elettorale.

Ma i sondaggi vi danno al 2,6 per cento. Se non arrivate al 3%, rischiate di fare i portatori di voti… No, proprio ora ne ho letto un altro che ci dà al 2,9. Siamo partiti solo 15 giorni fa. I primi sondaggi si basano sul voto di opinione e non territoriale. E noi siamo molto consolidati territorialmente. Quindi il 3 per cento lo do già per acquisito. E lo supereremo abbondantemente. Non ho questa preoccupazione.

Fratelli d’Italia non vi ha invitati alla manifestazione “anti- inciucio”. Ci andrete lo stesso?

No, soprattutto perché è sbagliata questa manifestazione. Rischia di trasmettere non solo la paura ma quasi la certezza di non vincere le elezioni. E noi vogliamo vincerle, punto e basta.

Se non ci fosse una maggioranza, larghe intese?

Ma ho già risposto. Abbiamo messo in piedi una coalizione che sta crescendo nei sondaggi ed è quasi al 40 per cento, all’interno del quale cresciamo contemporaneamente anche noi che saremo decisivi per la vittoria. Lavoriamo per questo. Non per altro. Tutto il resto è noia.