La decisione della Procura di Caltanissetta di chiedere la scarcerazione di Marcello Dell’Utri, in attesa che la Corte europea si pronunci sul suo caso, ha scatenato una campagna di “opposizione molto aggressiva guidata dal “ Fatto Quotidiano”. Ieri Giancarlo Caselli, giorni fa Marco Travaglio, sono intervenuti con molta foga per contestare la competenza giuridica della Corte europea ( e anche della Procura generale di Caltanissetta). Perché usare a sproposito Falcone per giustificare le proprie idee?

Eper sostenere che i dubbi sulla colpevolezza di Dell’Utri e la fondatezza della sentenza Contrada sono iimproponibili.

Travaglio ha intitolato il suo articolo “ È rimorto Falcone“, riprendendo un vecchio titolo strepitoso dedicato, nel 1978, da “ Lotta Continua” alla morte di papa Luciani (avvenuta un paio di mesi appena dopo la morte di Paolo VI). La tesi di Travaglio è che la definizione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (quello per il quale sono finiti in carcere prima Contrada e poi Caselli) spetta a Falcone, che immaginò questo reato negli anni 80. E dunque negare che quel reato esistesse prima del 1994 è un’offesa al magistrato ucciso da Cosa Nostra. Caselli a sua volta sostiene che il reato di concorso esterno esiste da quando esiste il codice Rocco (1932) perché è in quel codice che viene previsto il reato di concorso esterno (che oggi è stabilito dall’articolo numero 110), e dal 1982 (quando nel codice viene inserito il 416 bis che punisce l’associazione mafiosa) esiste il concorso esterno in associazione mafiosa.

Hanno ragione Travaglio e Caselli? No. vediamo perché.

Prima un brevissimo riassunto dei capitoli precedenti. Contrada fu condannato per questo famoso concorso esterno per fatti risalenti agli anni 80. E così pure Dell’Utri. Contrada fece ricorso alla Corte europea, la quale sostenne che il reato di concorso esterno, in Italia, fu definito dalla giurisprudenza solo a partire dal 1994, e perciò non era prevedibile prima, e perciò non era punibile. L’Italia ora dovrà risarcire Contrada per ingiusta detenzione. Dell’Utri aspetta la sentenza.

Perché ha torto Caselli e ha ragione la Corte europea? Vediamo innanzitutto cosa dice l’articolo 110 del codice penale: « Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita ». Benissimo: c’è scritto “concorrono”, non “concorrono dall’esterno”. L’introduzione del concorso esterno non è stata decisa dal legislatore ma dall’interpretazione della legge da parte della magistratura. Del resto basterebbe chiedere questo a Caselli: come mai il reato di concorso esterno in banda armata non è stato mai né invocato né applicato? Eppure negli anni della lotta armata c’era una grande parte della magistratura, impegnata nella lotta al terrorismo, la quale sosteneva che intorno alle formazioni terroristiche ci fosse una retroguardia “esterna” di intellettuali e politici e giornalisti, che sostenevano le formazioni sovversive, pur senza farne parte, e erano a loro indispensabili. Lui stesso, mi pare, aveva questa idea. Mi ricordo bene persino l’espressione che si usava: «bisogna togliere l’acqua ai pesci». Eppure nessuno pensò al concorso esterno. Anche perché la logica ha una sua autonomia: il reato associativo già di per se prevede il concorso; come si fa a concorrere a un concorso, e per di più da fuori?

Perché ha torto Travaglio a farsi scudo con Falcone per difendere la sua convinzione che il concorso esterno sia sacrosanto? Perché Falcone ipotizzò il concorso esterno prima del 1989. Poi, in quell’anno, ci fu la riforma del codice penale. E nel 1991, poco prima di morire, Falcone scrisse: «Col nuovo Codice di procedura, non si potrà ancora a lungo continuare a punire il vecchio delitto di associazione in quanto tale, ma bisognerà orientarsi verso la ricerca della prova dei reati specifici. Con la nuova procedura, infatti, la prova deve essere formata in dibattimento. Il che rende estremamente difficile, in mancanza di concreti elementi di colpevolezza per i delitti specifici, la dimostrazione dell’appartenenza di un soggetto a un’organizzazione criminosa». Addirittura Falcone metteva in discussione il reato associativo. Altro che concorso esterno! Povero Falcone, usato, a sproposito, come un santino!