“Sa lei sa quante garanzie chiedono alle persone normali, prima di avere un prestito in banca?”. Esordisce così Guido Crosetto, prima ancora di entrare nel merito degli esiti della commissione Banche. Tra i fondatori di Fratelli d’Italia, Crosetto è però soprattutto un imprenditore: «La commissione non doveva occuparsi di gossip sulla sottosegretaria Boschi, ma di come ci siano stati gruppi imprenditoriali che hanno ricevuto denaro a pioggia senza garanzie e poi non lo hanno restituito». La commissione Banche è stata un fallimento, quindi? La mia impressione è che si sia occupata principalmente di fare gossip e campagna politica. L’obiettivo della commissione, indicato da una chiara strategia dei maggiori quotidiani italiani, è stato Maria Elena Boschi, tutti si sono concentrati su casa ha fatto o detto lei e io trovo questo scenario a dir poco surreale. Pur dall’opposizione difende Boschi? Non lo dico certo perché io sia un suo tifoso, ma perché cerco di essere intellettualmente onesto. La Boschi ha mentito al Parlamento e questo è un dato inoppugnabile, ma è un problema che riguarda lei, la sua credibilità e la politica. Si tratta di un dato assolutamente ininfluente e irrilevante, invece, se si cercano davvero le ragioni del fallimento di banche che hanno bruciato miliardi e sono costate altrettanto allo Stato. Insomma, la commissione sta facendo politica invece che inchiesta? Guardi, io pensavo che la commissione servisse a capire chi ha bruciato questi soldi, come ha fatto e perché. Doveva appurare le responsabilità di Bankitalia, che non si è accorta di nulla. E invece? Lei sa quante garanzie chiedono le banche a un privato per ottenere un prestito? Pari se non doppie alla somma richiesta, con firme di parenti fino al secondo grado. Invece, in Italia qualcuno ha ottenuto un miliardo di prestito pur senza garanzie e poi non lo ha restituito. Ecco, la commissione doveva indagare su questo e invece si sta concludendo con un risultato misero oltre che miope. E’ stato un errore fare una commissione a ridosso della fine della legislatura? E’ stato il risultato della stupidità politica del Pd. Un boomerang per loro, che è diventato uno strumento dato in mano alle opposizioni, di cui anch’io faccio parte. Lei parlerà di questa commissione nella sua campagna elettorale? No, io non farò campagna elettorale contro la Boschi, perché la trovo una grandissima perdita di tempo. Parlerò invece certamente delle banche e del capitalismo di relazione che sta uccidendo questo Paese, godendo di prestiti senza garanzie per iniziative industriali finite male. Qualcuno in Italia ha considerato le banche come il suo portafoglio personale, le ha fatte fallire e non subisce alcuna conseguenza. Quanto peserà la commissione Banche sul risultato elettorale del Pd? Il Pd pagherà un prezzo politico molto alto e forse anche più alto di quanto meriterebbe. Non sono parole che si sentono spesso da parte di un avversario politico. Io disprezzo l’opposizione fatta di insulti e di critiche su questioni che poi, una volta al governo, troveremo anche noi. ho l’onestà intellettuale di dire che il Pd ha fatto anche qualcosa bene, penso a parte del lavoro del ministro Calenda o di altri ministri e sottosegretari. Come sa sono molto amico della Pinotti. Sono critico su molti punti e dal Pd mi dividono anni luce, ma non sono cieco: in cinque anni non si possono fare miracoli su alcuni temi. Secondo lei la Boschi avrebbe dovuto dimettersi? Il grande problema di Boschi è il fatto di aver mentito alla Camera. Ha sbagliato, anche perché non aveva ragione di mentire: se una banca per il suo territorio sta fallendo, un parlamentare è legittimato ad occuparsene. Per di più, la commissione ha dimostrato che si è davvero occupata della banca e non degli interessi di suo padre. Se non chiederà la testa di Boschi come fanno oggi in molti all’opposizione, di che cosa parlerà in campagna elettorale? Noi di Fratelli d’Italia, parleremo di come si difendono le aziende, di come si accresce la nostra capacità produttiva. Poi di immigrazione da controllare e della sicurezza nelle nostre città e periferie, ma anche di Europa. Sul fronte politico, io parlerò del tema dello strapotere che oggi in Italia ha assunto la magistratura. ù Una questione delicata che si sta acutizzando. In Italia vige uno schema semplice e deleterio: se il politico dà fastidio, si apre un fascicolo contro di lui, arriva l’avviso di garanzia, il magistrato informa il giornale amico e il politico è morto. In Italia un avviso di garanzia è sigillo di disonestà ed è diventato l’arma nelle mani della magistratura. Penso a Mastella, Berlusconi, ma anche a Renzi con il caso Consip. La giustizia, quindi, è uno dei problemi del Paese? Ma certo, il sistema giustizia e lo strapotere dei giudici sono uno dei motivi per cui gli investitori stranieri si tengono ben lontani dall’Italia. La questione non riguarda solo la politica, ma anche l’imprenditoria italiana e le nostre aziende. E come si affronta il problema? Innanzitutto con una persona per bene e forte. Accetterei anche un tecnico, un magistrato, perché indipendente, libero e super partes come ministro della Giustizia, che riporti nell’alveo costituzionale la magistratura e rimetta in asse lo squilibrio di questi anni tra politica e giustizia. Le faccio un nome? Carlo Nordio sarebbe un ottimo ministro. Ma anche il suo direttore.