Rassicurare, normalizzare, dialogare. Continua l’opera di convincimento internazionale del Movimento 5 Stelle. Dopo il tour negli Stati Uniti, Luigi Di Maio prende carta e penna e scrive una lettera aperta al Presidente francese Emmanuel Macron.

Il candidato premier della Camera non ha mai incontrato di persona il leader di En Marche - il “rottamatore” transalpino che ha ucciso politicamente il partito socialista - ma teme di non stargli particolarmente simpatico. Soprattutto dopo la recente visita di Matteo Renzi all’Eliseo, avvenuta martedì scorso, durante la quale, sospettano i grillini, il segretario del Pd avrà detto peste e corna del partito anticasta italiano. E Di Maio, da bravo capo politico, si prende la briga di aprire un canale comunicativo col presidente francese, nella speranza di potergli dare del tu dopo le prossime elezioni politiche italiane. «Egr. Sig. Presidente Macron», è l’incipit della missiva pubblicata sul Blog di Beppe Grillo, «il Movimento 5 Stelle avrà modo di raccontarLe e spiegarLe chi siamo davvero, cosa vogliamo e come vediamo il futuro dell’Europa e dell’Italia nello scenario internazionale». Il candidato premier pentastellato è terrorizzato dal parere che Macron possa avere di lui e del suo movimento e mette subito le mani avanti: «Probabilmente l’opinione che Lei si è venuto via via costruendo nei confronti della prima forza politica italiana è influenzata da una forte propaganda da parte di certo giornalismo e dalle cose che Le riferiscono i politici italiani», scrive Di Maio, prima di spiegare al successore di Hollande che è meglio non dar troppo credito a chi proviene dai partiti tradizionali: «Quegli stessi partiti che sono in crisi di rappresentanza in tutta Europa e che Lei ha sconfitto nettamente alle presidenziali del maggio scorso con una formazione giovanissima, “En Marche”», ammicca. Ed è questo il punto: a parte qualche dettaglio, Grillo e Macron hanno molte più cose in comune di quanto si possa immaginare, è il ragionamento del capo politico 5Stelle. «Anche il Movimento 5 Stelle è molto giovane, non ha gruppi di potere influenti alle spalle né rendite di posizione da proteggere», sottolinea Di Maio, mentre prova ad accreditarsi. «Ci de- finiscono pigramente populisti senza sapere cosa questo significhi, mentre in realtà siamo solo “popolari”, ossia vicini al popolo che cerca un riscatto e un ruolo nel cambiamento del nostro Paese», insiste. «Ci definiscono anti- sistema e in effetti lo siamo, se il sistema è quello, nemico della sovranità democratica, che abbiamo visto in azione in Italia nell’ultimo quarto di secolo».

E proprio come accaduto negli Usa, con un’abiura dell’anti atlantismo, al cospetto del presidente francese, il leader grillino annacqua l’euroscetticismo pentastellato proponendo una comune visione sul futuro del vecchio continente. «Il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell’Europa che ci riporti alle missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli», argomenta Di Maio, che sogna un’Europa che dia un «orizzonte ai desideri e alle aspettative delle persone», che non affoghi «nell’iper- burocratizzazione delle regole sulla finanza», che ascolti le comunità e «non soltanto i consigli di amministrazione delle banche d’affari», che non impoverisca i cittadini mettendoli «gli uni contro gli altri», che difenda «il lavoro» e non sia «terreno di scorrerie per il grande capitale globale senza regole».

Certo, il candidato premier del Movimento sa bene che non basterà una lettera a far cambiare idea al presidente francese, ma «quando ci conoscerà meglio», dice Di Maio, forse proponendo un incontro, «scoprirà anche temi e posizioni del Movimento 5 Stelle condivisibili e su cui poter confrontarsi». Ma una cosa è certa: i grillini non hanno nulla a che vedere «con certe formazioni xenofobe e antagoniste che crescono un po’ ovunque in Europa», garantisce il deputato di Pomigliano d’Arco. Al contrario, il Movimento non solo non rappresenta alcuna minaccia, «coltiva le soluzioni migliori per molti dei problemi d’Europa». L’uscita dall’Euro è solo un antico ricordo. Parola di Luigi Di Maio.