La sua storia pazzesca sta facendo breccia nell’anima giustizialista dell’America, mettendo in luce gli ottusi automatismi della macchina penale d’oltreoceano. Ci sono voluti più di dieci anni e il fortuito effetto virale di un reportage trasmesso la scorsa settimana da Fox news per trasformare una vicenda dimenticata da tutti in un caso nazionale.

Cyntoia Brown, oggi 29 anni, fu condannata nel 2004 al carcere a vita per aver ucciso il suo stupratore; all’epoca aveva appena 16 anni e viveva in una condizione degradata di schiavitù sessuale. Per il tribunale del Tennesee che giudicò il fatto la ragazzina non uccise l’aguzzino per legittima difesa e le violenze quotidiane che era costretta a subire non costituivano un’attenuante. Anzi, Cyntoia, accusata dal procuratore di aver derubato la sua vittima, doveva ritenersi fortunata di non esere stata condannata a morte in uno Stato che dal 2014 ha addirittura riabilitato la sedia elettrica.

Ora che il volto scavato di Cyntoia è riapparso sulle prime pagine di giornali e tabloid diverse personalità del mondo dello spettacolo hanno lanciato un appello per la sua liberazione; tra loro la pop star Rihanna, la modella Clara Delevigne, il rapper Snoop dog, la vedette televisiva Kim Kardashian che ha lanciato l’hastag # FreeCyntoiaBrown e ha pronunciato parole vibranti: «Mi spezza il cuore vedere una ragazzina vittima di sfruttamento sessuale che si difende dal suo stu- pratore e per questo viene sbattutta in prigione per tutta la vita. Se accade questo vuol dire che il nostro sistema ha fallito».

All’epoca dei fatti Cyntoia, fuggita adolescente dalla sua famiglia di Nashville frequentava un 24enne dal soprannome sinistro Cut- throat ( letteralmente “tagliagole”); l’uomo, con cui inizial- mente ha una relazione tumultuosa, la spinge a consumare droghe pesanti ( in particolare cocaina), girano di motel in motel ai margini un’esistenza balorda; dopo alcuni mesi la costringe a prostituirsi.

Buttata in mezzo alla strada Cyntoia sarà vittima di decine di stupri e violenze. In una sera d’agosto viene caricata in macchina da un cliente, si chiama Johnny Mitchell, ha 43 anni ed è un fanatico delle armi da fuoco. La porta nel suo appartamento dove pretende di consumare un rapporto sessuale immediato; al rifiuto dalla giovane, impaurita da quei modi brutali, Mitchell perde le staffe, la immobilizza sul letto e tenta di violentarla, Cyntoia è presa dal panico ma lotta con tutte le sue forze, riesce a divincolarsi, afferra una delle decine di pistole presenti in casa e lo uccide con un colpo in testa.

Il paradosso è che dopo la condanna lo stato del Tennesse ha modificato la legge sulla responsabilità penale dei minori e sulla prostituzione minorile, tanto che se fosse giudicata oggi Cyntoia Brown verrebbe considerata vittima di traffico sessuale e quindi scagionata. Invece è costretta a scontare la sua pena in un carcere femminile del Tennessee e non potrà ottenere la libertà condizionata prima del 2057, poco prima del suo 67esimo compleanno.