Notizia della scorsa settimana è la grazia concessa dal presidente Sergio Mattarella a Livio Bearzi, dirigente scolastico friulano che fu preside del convitto aquilano “Domenico Cutugno”, travolto dal terremoto e spezzò la vita di tre studenti che vi alloggiavano. Bearzi era da pochi mesi a dirigere l’istituto. Ma tanto bastò per condannarlo in via definitiva dalla Corte di Cassazione a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per omicidio colposo plurimo e lesioni personali. Numerosi gli attestati di stima, dalla regione del Friuli agli studenti aquilani, a fronte di una condanna che appariva sorprendente, soprattutto se paragonata a scandali che hanno caratterizzato la gestione del prima e dopo- terremoto. Il dirigente fu ritenuto colpevole per la mancata ristrutturazione dell’ottocentesco edificio del Convitto e l’assenza di un piano sicurezza. Bearzi - che intanto era rientrato a Udine e dirigeva in istituto comprensivo - si trovò dietro le sbarre dal 10 novembre al 23 dicembre 2015, quando il suo avvocato, Stefano Buonocore ottenne dal magistrato di sorveglianza di Udine l’affidamento in prova ai servizi sociali, confermato nell’aprile 2016 dal Tribunale di Trieste e che lo vede tuttora svolgere volontariato in un consorzio di accoglienza ai profughi. Ma non è l’unica grazia che il Presidente Mattarella ha concesso quest’anno. Il mese scorso l’ha concessa anche a Fabrizio Spreafico, uno che nel 1997, all’età di 23 anni, strozzò la madre per una questione di soldi. Ora è un uomo ed è gravemente malato. Condannato a 18 anni e 4 mesi dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 23 marzo del 1999, ha espiato circa 8 anni di pena in carcere. Infatti nel 2005, per motivi gravi di salute, ha ottenuto la sospensione dell’esecutività della pena ed è uscito di cella per curarsi. Spreafico, essendo orfano anche di padre, è stato accolto nella sede centrale di Roma della Congregazione dei Padri Rogazionisti dove gli è stato offerto anche un lavoro. Alla notizia della grazia, Spreafico ha manifestato la propria gioia dicendo di essersi tolto il peso di questa condanna ' anche se i sensi di colpa per aver ucciso mia madre restano'. A giugno Mattarella ha concesso la grazia a Nicola Giuseppe Scomparin, condannato a vent’anni e due mesi di reclusione dalle autorità thailandesi per detenzione di sostanze stupefacenti. La domanda di grazia è stata accolta favorevolmente dal momento che “la pena detentiva già scontata da Scomparin è notevolmente superiore a quella normalmente inflitta in Italia per fatti analoghi”.

LE “GRAZIE” DEL PRESIDENTE

Il presidente Mattarella, dall’inizio del suo insediamento, secondo quando risulta dal sito del Quirinale, aggiornato al 31 gennaio del 2016, ha concesso 5 grazie a detenuti condannati per reati comuni. Il numero ovviamente risulterà superiore quando verrà aggiornato l’anno 2017 che sta per concludersi. Si è trattato di 2 decreti di grazia per pene detentive temporanee ( di cui uno anche per la pena accessoria inflitta con la condanna) e di 3 decreti con cui sono state concesse grazie parziali ( riduzione della pena detentiva temporanea). Nessuno dei provvedimenti di grazia è stato adottato su difforme avviso del ministro competente o in assenza di domanda dell’interessato. Nei primi due anni di Presidenza, sono state sottoposte all’attenzione del Presidente Mattarella sia le prati- che che hanno dato luogo all’adozione dei 5 provvedimenti di grazia sia altre 733 domande ( o proposte) di grazia oppure di commutazione di pene. Di esse 485 sono state rigettate e 249 archiviate o “poste agli atti”. Delle domande rigettate, 117 hanno riguardato condannati la cui pena non era in corso di esecuzione perché era stata concessa la sospensione condizionale o perché l’esecuzione della pena detentiva era stata sospesa a norma dell’art. 656 c. p. p., ovvero condannati che sin dall’inizio dell’esecuzione della pena, o dopo un periodo di detenzione carceraria, erano stati ammessi a misure alternative al carcere ( affidamento in prova; detenzione domiciliare; semilibertà): in questi casi il presidente delle Repubblica ha ritenuto che le esigenze poste a fondamento della domanda di clemenza risultassero già adeguatamente tutelate per effetto degli ordinari strumenti personali, sostanziali e processuali, e penitenziari. In 130 ulteriori casi, l’archiviazione della pratica è stata disposta direttamente dall’Ufficio: è accaduto quando la domanda di clemenza era palesemente priva dei requisiti che potevano consentirne la trattazione. Complessivamente, sono state ad oggi trattate e definite dal Presidente Mattarella 868 pratiche di grazia o commutazione di pena.

LE “GRAZIE” DEGLI ALTRI

Nella classifica delle grazie concesse dai vari presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano è il presidente della Repubblica che ha concesso meno grazie durante il suo mandato. Nella classifica, infatti, risulta l’ultimo per numero di grazie concesse: 23 nel primo settennato e neppure una dopo la rielezione. Considerando che le richieste giudicate ammissibili sono state oltre 1.800, si tratta dell’ 1,3 per cento. L’ultima grazia concessa da Napolitano – la penultima è stata concessa ad Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale – è spettata a Joseph Romano, colonnello dell’Air Force One, condannato nel 2012 nell’ambito della vicenda del rapimento dell’ex imam di Milano Abu Omar. Al tempo del sequestro, Romano era capo della sicurezza della base di Aviano dove venne portato l’imam prima del trasferimento prima alla base Nato di Ramstein e poi in Egitto. Napolitano è stato assai contenuto e in tre casi, durante il suo mandato, ha negato la clemenza nonostante il ministro della Giustizia avesse espresso parere favorevole. Nemmeno nel secondo mandato le occasioni sono mancate. Eppure solo nel primo anno il capo dello Stato ha respinto tutte le 320 richieste di clemenza che avevano superato la fase istruttoria.

Tutt’altra storia rispetto agli oltre 15mila atti di clemenza di Luigi Einaudi, in un’Italia segnata dalla violenza e dalla criminalità anche come conseguenza della dilagante povertà figlia della guerra. Fra i beneficiati, sebbene con suo profondo rammarico, ci furono anche numerosi collaborazionisti: quelli maggiormente responsabili erano riusciti a evitare le conseguenze dell’epurazione grazie all’amnistia di Togliatti e a Einaudi, come spiegò lui stesso, non sembrava giusto che alla fine gli unici a pagare fossero quelli meno coinvolti. Giovanni Gronchi ne concesse 7.423, Antonio Segni/ Cesare Merzagora 926, Giuseppe Saragat 2.925, Giovanni Leone 7.498, Sandro Pertini 6.095 e Francesco Cossiga 1.395. Dal presidente Oscar Luigi Scalfaro in poi, il numero della concessione della grazia è sceso vertiginosamente. Quest’ultimo concesse 339 grazie, a seguire Carlo Azeglio Ciampi con 114, fino ad arrivare a Napolitano con 23. Con Scalfaro siamo nel periodo di tangentopoli e le stragi mafiose: da allora ci fu un inasprimento delle pene, il ripristino della carcerazione dura con il 41 bis e fu modificato l’articolo della Costituzione riguardante l’amnistia.