Grasso leader della sinistra antirenziana? «Non tiro per la giacchetta nessuno, ma se dipendesse da me ci starebbe da Dio...». Pierluigi Bersani commenta col suo consueto stile le indiscrezioni che vorrebbero il Presidente del Senato pronto a scendere in campo per guidare il fronte “scissionista” alle prossime elezioni Politiche. Ed è proprio Grasso il protagonista assente della direzione nazionale di Mdp che ieri si è riunita a Roma. L’ar-ruolamento dell’ex pm palermitano sembra ormai cosa fatta. «Ha il profilo civico e di sinistra giusto», sottolinea Bersani, che poi raffredda il ritrovato entusiasmo dem per la coalizione di centrosinistra. «Questo dibattito sui candidati premier è solo tatticismo», dice. «Con il Rosatellum tutti, anche Brambilla del partito animalista, si possono candidare premier. Con il Pd siamo a una rottura profonda che si risolve solo andando nel profondo». E andare nel profondo per l’ex segretario Pd significa solo una cosa: rinnegare il renzismo e le sue politiche, dal Jobs Act alla Buona scuola.

Dopo la disfatta di Micari in Sicilia, Mdp - che pure non ha brillato sull’isola con Fava - avverte il peso di un maggiore potere contrattuale nel rapporto col Pd e prova ad alzare la posta. E ora che il progetto politico degli scissionisti ha individuato un frontman nella seconda carica dello Stato, Bersani e compagni non hanno intenzione di fare marcia indietro. Il tempo degli indugi, aspettando Pisapia, è finito. Adesso Mdp marcia spedita verso la costruzione di un nuovo soggetto unitario - insieme a Sinistra italiana, Possibile e parte del mondo che si radunò al Brancaccio - autonomo dal Pd. E se l’ex sindaco di Milano prova a costruire un movimento dialogante insieme a Emma Bonino e Laura Boldrini, i dalemiani hanno già fissato le tappe per la formalizzazione della nuova lista elettorale. «Ci impegniamo a costruire una lista comune alle prossime elezioni politiche: una lista che appartenga a tutte e tutti quelli che vorranno partecipare, insieme e nessuno escluso, e che si riconoscano nelle proposte e valori del nostro programma», si legge sul documento illustrato da Guglielmo Epifani e approvato ieri ieri in direzione.

Si parte il 19 novembre con l’assemblea nazionale demoprogressista che darà il via alla nuova fase costituente ( lo stesso giorno si riunisce la direzione di Sinistra italiana). Il 26 novembre toccherà ai militanti dei tre partiti fondatori - iscritti su un apposito albo dei soggetti aderenti - esprimersi sui territori per votare i delegati ( circa mille persone) che il 2 dicembre si riuniranno nella prima assemblea nazionale della nuova lista politica. E sarà in quell’occasione che, con tutta probabilità, Pietro Grasso verrà incoronato ufficialmente leader. «Il cambiamento e l’alternativa rispetto alle politiche degli ultimi anni sono la cifra fondamentale di questo progetto, il cui obiettivo è dare sostanza ai valori di eguaglianza, inclusione, giustizia sociale» , recita ancora il documento approvato in direzione. E se non fosse abbastanza chiaro il concetto, ci pensa Massimo D’Alema a spazzare dal tavolo ogni ambiguità. «Noi abbiamo abbandonato il Pd perchè non eravamo d’accordo con le sue scelte politiche. E non abbiamo cambiato idea», dice il leader Massimo prima di entrare in assemblea. «Io uso le parole di Pisapia, due punti e virgolette, la ricostruzione del centrosinistra richiede una discontinuità di leadership e di contenuti. E io sono d’accordo con lui», ironizza l’ex premier.

E fuori da Mdp anche Sinistra italiana ha dato via al percorso unitario. «Insieme alle altre forze politiche della sinistra e ai promotori del percorso per un’alleanza popolare per la democrazia e l’eguaglianza abbiamo lavorato ad un testo base, da tutti pienamente condiviso», dice Nicola Fratoianni, presentando il documento unitario. L’obiettivo? «Presentare alle prossime elezioni un’unica lista di sinistra autonoma e alternativa rispetto agli altri poli e con un programma e un progetto chiaro che ponga al centro la lotta alle diseguaglianze e la costruzione di una società differente in cui si rispetti la dignità delle persone e il pianeta in cui viviamo», spiega il leader di Si.

La cosa rossa prende dunque forma nel giorno del centenario della rivoluzione d’ottobre. L’assalto al 3 per cento dovrebbe essere un gioco da ragazzi.