Da quando la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi ha annunciato che no, stavolta la black list degli impresentabili siciliani non arriverà in tempo per le elezioni del 5 novembre, sull’isola si è ufficialmente aperta la stagione della caccia alla parentela mafiosa. L’obiettivo è quello di delegittimare e screditare il più possibile gli avversari accusandoli di aver imbarcato nelle proprie liste boss, vice- boss, semplici affiliati o, quando proprio non si trova niente di meglio, amici e parenti di mafiosi.

E tra i cacciatori di taglie più attivi c’è Claudio Fava, candidato governatore della sinistra. L’ultima rivelazione del vicepre- sidente dell’Antimafia, che evidentemente ha spulciato come un segugio i casellari giudiziari di mezza Sicilia, riguarda la lista del candidato grillino Giancarlo Cancelleri. Tra le fila di quest’ultimo si sarebbe infatti insinuato il cugino di un boss: «Nella lista di Palermo dei 5stelle è candidato Giacomo Li Destri, cugino di primo grado dell’omonimo Giacomo Li Destri, sotto processo per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto referente di Cosa Nostra a Caltavuturo», ha infatti denunciato Fava che poi ha sentenziato: «Si tratta di una candidatura inopportuna politicamente e moralmente». Che poi il Li Destri sia ancora sotto processo e dunque sia un boss soltanto presunto, è questione di lana caprina che a Fava interessa assai poco. Come del resto non gli interessa che il candidato non è il Li Destri” presunto boss, ma il Li Destri” cugino.

Del resto la trovata del cosiddetto reato di parentela mafiosa non è certo cosa recente. Da Napoli in giù, non c’è elezione in cui l’albero genealogico dei candidati non venga sezionato, tanto da diventare parte integrante del curriculum dell’aspirante onorevole. E non importa che la Cassazione e i Tar di mezza italia abbiano negato qualsiasi consequezialità nel rapporto di parentela tra un candidato e il parente mafioso o presunto tale, la battaglia sul reato di parentela prosegue senza sconti.

Insomma, gran parte della campagna elettorale siciliana non si gioca sull’economia di una delle regioni più povere d’Europa, né sui cavalcavia che crollano come castelli di sabbia o sulle ferrovie anteguerra. Nulla di tutto questo: il cuore dello scontro si ha sui cosiddetti impresentabili. Tanto che per attaccare il candidato del centrodestra Nello Musumeci, il dem Fabrizio Micari ha addirittura scomodato Goethe: «Musumeci si è venduto l’anima al diavolo come il dottor Faust. Si è accollato gli impresentabili pur di provare a farcela. Ha persino detto di aver saputo degli impresentabili dai giornali... sì, evidentemente dalle pagine di cronaca nera».

Ma l’ultima parola, almeno fino a oggi, se l’è presa Totò Cuffaro il quale è l’unico che parla di politica: «Meno male che mi hanno interdetto il diritto di voto, vedere il Leghista Salvini che spadroneggia in Sicilia mi fa ribollire il sangue».