Notizia delle ultime ore: il provvedimento sull’equo compenso per gli avvocati viaggia a questo punto su un doppio binario. All’esame del disegno di legge già in corso presso la commissione Giustizia della Camera, si aggiunge infatti l’inserimento delle stesse norme all’interno della legge di stabilità. «È evidente come i tempi stretti della legislatura suggeriscano di procedere intanto con il doppio binario per poi privilegiare quello che arriverà più rapidamente alla conclusione dell’iter», osserva il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin. Che rileva in ogni caso «la piena sintonia tra governo e Parlamento sulla necessità di una svolta culturale e di un riconoscimento del ruolo dell’avvocato».

È il segnale di una precisa volontà politica?

È sicuramente una novità importante, che attiene a un impegno politico chiaro, già in atto presso la commissione Giustizia di Montecitorio: mi sembra che la decisione di inserire le norme sull’equo compenso nelle prestazioni legali anche nella legge di stabilità attesti ancora una volta la piena sintonia tra il Parlamento e l’intera compagine governativa sulla volontà di dare certezza all’ approdo finale del testo sull’equo compenso. Si tratta di una svolta culturale pienamente condivisa, appunto.

Dalle liberalizzazioni di dieci anni fa alla scelta di intervenire sullo squilibrio tra avvocati e clienti forti: sembra effettivamente un cambio di paradigma assoluto.

La strada intrapresa dalla politica mi pare rifletta la maturazione di una nuova consapevolezza. Ci si rende conto che un sistema economico basato sulla esasperazione dei concetti di mercato e libera concorrenza non può portare ad altro se non a un impoverimento di tutte le categorie di lavoratori, quindi anche dei lavoratori autonomi e dei prestatori d’opera intellettuale. Di tutti i professionisti.

È possibile estendere i principi dell’equo compenso per gli avvocati anche ad altre categorie professionali?

Portare a compimento questo disegno di legge significa certamente aprire la strada a un ripensamento generale in materia che riguardi tutte le professioni. Un cambio di prospettiva che, sempre considerati i tempi di questa legislatura, potrà tradursi in ulteriori provvedimenti da parte del prossimo Parlamento, probabilmente. D’altra parte il testo sull’equo compenso nelle prestazioni legali è stato il frutto di un approfondimento di due anni con il ministro della Giustizia e poi con altri componenti del governo. Lavoro che ha tenuto presente la specificità della professione di avvocato. In particolare i rapporti, per ora, con alcuni committenti.

Le norme inserite nella legge di Stabilità sono le stesse previste nel ddl governativo già all’esame di Montecitorio, con l’introduzione di due modifiche.

Certo. Una riguarda le società tra avvocati, l’altra prevede una sanzione processuale, un’eventuale ammenda a carico della parte soccombente determinata a discrezione del giudice, che peraltro dovrebbe essere destinata al Fondo giustizia.

E il Cnf condivide la formulazione del testo, presidente Mascherin?

Devo essere assolutamente realistico in questa fase, dunque il testo va certamente appoggiato proprio perché prima di ogni altro aspetto porta in sé il principio dell’equo compenso in favore dell’avvocato. Principio che, dopo anni di mercatismo esasperato, possiamo tranquillamente definire rivoluzionario. Vi sarà il tempo, nella prossima legislatura, di lavorare a un eventuale perfezionamento di questa norma. Osservo anche come la possibile sanzione di natura processuale a carico della parte soccombente rafforzi ancor di più l’importanza del rispetto dei principi di questa normativa.

La modifica introdotta dal governo sembra in effetti ammonire proprio sull’importanza del principio, oltre che rafforzare l’efficacia della norma.

Evidentemente: rafforza la necessità che i grandi committenti operino con assoluta lealtà nella predisposizione delle future convenzioni sottoposte ai professionisti.

In commissione si è registrata un’ampia convergenza tra le forze politiche, compresa la maggior parte di quelle d’opposizione: è il preludio a una rapida convergenza anche in Aula, sia che si tratti delle norme inserite nella legge di Stabilità che del disegno di legge autonomo?

Mi pare evidente che governo e Parlamento abbiano fatto una scelta politica, e dunque non vedo il motivo per cui possano contraddire questa scelta e la forte aspettativa, ormai ampiamente maturata, di 240mila avvocati. Ho sempre sostenuto che esiste la buona politica ed è a questa che ci affidiamo.

Di recente il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ribadito la necessità di affrancarsi dalla logica mercatista, fino a qualche anno fa considerata ineludibile, anche a proposito della ridefinizione dei parametri forensi.

Anche questa è una buona notizia. D’altronde le proposte di modifica dei parametri avanzate dal Consiglio nazionale forense sono assolutamente ragionevoli e in linea con l’esigenza di favorire il più possibile il rispetto e il riconoscimento dell’attività dell’ avvocato. Sono certo che nei pochi mesi che ci separano dal termine della legislatura potremo contare sulla riaffermazione del principio costituzionale secondo cui a tutti, quindi anche agli avvocati, va riconosciuto un compenso dignitoso.