«Circa 70 tribunali verranno privati della competenza in materia di fallimenti. Uno spreco di esperienze per avvocati, commercialisti e anche magistrati di questi fori». Il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Antonio Rosa, esprime tutto il suo disappunto per l’esito verso il quale si sta avviando il ddl di riforma del diritto fallimentare, licenziato senza modifiche la scorsa settimana dalla commissione Giustizia del Senato.

«Un’inutile spreco di esperienza, per tutti i professionisti». Il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Antonio Rosa, esprime tutto il suo disappunto per l’esito verso il quale si sta avviando il ddl di riforma del diritto fallimentare, licenziato senza modifiche la scorsa settimana dalla commissione Giustizia del Senato. Gli emendamenti, ispirati anche dai rilievi proposti dall’avvocatura, sono stati ritirati per portare velocemente il ddl all’approvazione entro la fine della legislatura, ma il testo rischia di creare più problemi di quanti ne risolva.

Quali problematiche apre il ddl fallimentare?

La più evidente è indubbiamente la riduzione dei tribunali con competenza in materia fallimentare. Il ddl prevede, infatti, l’istituzione di nuove sezioni specializzate, con le procedure complesse destinate solo ai tribunali distrettuali e la conservazione della residua competenza fallimentare nei tribunali con almeno 30 magistrati. Sulla base di questo parametro, circa 70 tribunali circondariali verrebbero privati della competenza territoriale in materia fallimentare.

In quali termini questa scelta non è corretta?

Anzitutto perchè mina il principio della giustizia di prossimità, che consente al cittadino di ottenere giustizia nella sede più vicina ai suoi interessi. Poi, questo tipo di sezione specializzata creerà un intasamento nei tribunali distrettuali che sommano nuove competenze a quelle attuali. Infine, ma non è un aspetto secondario, in questo modo si causa uno spreco di esperienze di tutti i professionisti sul territorio che operano nell’ambito fallimentare, dagli avvocati fino ai commercialisti. Lo stesso vale anche per i magistrati.

In che modo anche la magistratura verrebbe condizionata da questo nuovo riparto di competenze?

Molti magistrati professionalmente esperti in materia fallimentare oggi lavorano nelle sedi circondariali. Con la previsione in esame, anche la loro esperienza andrebbe persa, a meno che loro non decidessero di venire spostati nelle sedi di tribunale che conservano la competenza. Il DDL crea tuttavia ulteriori effetti negativi.

A che cosa si riferisce?

Sul territorio nazionale sono attivi da tempo gli organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento, costituiti dall’avvocatura e dai commercialisti. Si tratta di organi che sono destinati a diventare, di fatto, inutili perchè privati di qualsiasi competenza da un nuovo organismo collocato presso le Camere di Commercio. Si tratte-assicurando rebbe di un inutile spreco di risorse e di esperienza maturate, con l’unico risultato di allontanare il servizio dai cittadini che teoricamente si dovrebbero tutelare.

Perchè si ridurrebbe la tutela al cittadino?

Perchè le Camere di Commercio si ridurranno a 60. Così avremo solo 60 organismi, che per forza di cose saranno lontani dai singoli soggetti sovraindebitati. Una scelta oggettivamente incomprensibile e che non era contenuta nella previsione dell’originaria bozza del ddl, che prevedeva invece la salvaguardia degli organismi istituiti da avvocati e commercialisti.

L’avvocatura quali soluzioni aveva proposto?

Noi avevamo chiesto di mantenere vigenti le competenze in materia fallimentare a tutti i tribunali, invece il completamento degli organici dei giudici togati - oggi carenti - con componenti non togati, con specifiche competenze tecniche. Posto che la specializzazione in qualche modo dovrebbe essere una risposta a queste carenze di personale, avevamo indicato la soluzione alternativa di integrare i collegi con professionisti qualificati come avvocati, commercialisti ed esperti contabili. La proposta prevedeva anche che i loro compensi venissero posti a carico della massa fallimentare, in modo da non creare alcun aggravio per la finanza pubblica.

E come spiega questa accelerazione del Governo?

Immagino che il Governo abbia fretta di chiudere, prima della fine della legislatura. Noi avevamo indirizzato le nostre istanze ai componenti della commissione Giustizia al Senato ed eravamo fiduciosi che il ddl potesse essere esaminato serenamente con le proposte emendative. Invece ci siamo trovati davanti alla contrarietà del Governo, che ha fatto ritirare tutti gli emendamenti e detto chiaro e tondo che non intende in alcun modo toccare il testo.

Come spiega questa contrarietà da parte dell’Esecutivo?

Io credo, ma questa è la mia posizione personale, che dietro ci sia una forte pressione per l’accentramento da parte della magistratura associata, che lo giustifica con il bisogno di specializzazione. Ecco, mi sembra che questa presa di posizione della magistratura abbia in qualche modo condizionato il Governo.