«Non è vero che Di Pietro ed io stiamo insieme in Mdp. La storia è stata montata da chi vuole impedire che nasca un’area alla sinistra del Pd. Quanto a Di Pietro, se anche lui simpatizza per Mdp, non posso impedirglielo. lui per me tecnicamente è un pentito». Bobo Craxi, ex sottosegretario agli Esteri con Massimo D’Alema alla Farnesina, figlio dello statista socialista Bettino spiega lo strano caso con Il Dubbio dalla Catalogna, dove è stato ricevuto dal presidente Carles Puigdemont nell’ambito del suo tentativo «da socialista di dare una mano al dialogo perché non prevalga un’ Europa matrigna». In Catalogna vive e studia da un anno e mezzo suo figlio Benedetto ( lo stesso vero nome del nonno Bettino). Proprio qui “Bobo” ha scoperto una lontana origine catalana della sua famiglia spiegandosi finalmente quella “x”, un po’ inusuale, del nome Craxi.

Ecco, onorevole Craxi, ma qui forse la cosa più inusuale è che lei viene dato in Mdp con Di Pietro. “Vittima” e “carnefice” insieme? Ce lo spiega come è nato questo strano caso?

Lo strano caso non esiste perché né io né Di Pietro militiamo nello stesso partito. Vero è che in una fase passata siamo stati nella stessa coalizione e nello stesso governo. Leggo che Di Pietro guarda con simpatia a Bersani. E questo però io non posso impedirlo.

D’accordo ma anche Area socialista ( la parte del Psi di Nencini anti- renziana), di cui lei è leader guarda con simpatia agli scissionisti ex Pd. Lei ha fatto incontri con il governatore toscano Enrico Rossi, uno dei fondatori di Mdp e dialoga con altri dirigenti. Insomma, davvero tutto un equivoco?

L’equivoco nasce perché ormai si usa qualsiasi argomento per minare la nascita di un’area a sinistra del Pd. Ma a quanto ne sappia io, Di Pietro si è fatto avanti perché ha annusato la possibilità di una sua candidatura in Molise.

Ma Bobo Craxi è simpatizzante o no di Mdp?

Sì, certo, questo lo confermo. Anzi, io penso che sia molto utile che tutta un’area di sinistra che non si riconosce nel partito di Renzi, seppur partendo da posizioni diverse, converga sul piano politico e elettorale. Ha anche una funzione anche di sistema, sennò evidentemente quei voti finirebbero per restare a casa o andare ai Cinque Stelle.

Si maligna che lei e Di Pietro siete stati riavvicinati da D’Alema.

Ma secondo me Di Pietro non ha rapporti con D’Alema ora, li ebbe in passato.

Be’ lo candidò nel Mugello.

Sì, ma attualmente io credo che invece Di Pietro abbia piuttosto una simpatia personale per Ber- sani. Ora è vero che D’Alema viene sempre additato come colpevole di tutto, ma almeno di questa vicenda non è colpevole.

Scusi ma non la imbarazza condividere la stessa simpatia politica con l’ex Pm simbolo di “Mani pulite”?

No. Ripeto: non stiamo nello stesso partito e siamo già stati nello stesso governo. Che la si possa pensare allo stesso modo sull’Italia di oggi non lo trovo scandaloso. Dobbiamo guardare al futuro. Solo che rispetto all’Italia di 30 anni fa io non ho cambiato idea e Di Pietro, invece, sì. Questa è la novità Che significa che l’ ex Pm sarebbe “tecnicamente un pentito”? Lui veramente anche recentemente a proposito di “Via Craxi” ha detto che “ai condannati non si dedicano vie”.

Ha detto anche di peggio. Ma ha anche sostenuto, cosa abbastanza clamorosa, che il loro ruolo in “Mani Pulite” ha esondato. Il punto sul quale dobbiamo rimanere tutti è che la storia ha dato conto che era pieno di spergiuri e la corruzione anziché diminuire è aumentata.

Ancora oggi sui social ci sono militanti del Pd e non solo che rivendicano “con orgoglio” che erano al Raphael a tirar monetine.

E’ un problema loro. “Mani pulite” è stata il cavallo di Troia attraverso il quale il processo della globalizzazione a connotati turbocapitalistici ha avviato la sua stagione. L’eliminazione dei partiti era la prima tappa di “Mani pulite”, la seconda tappa di quella filosofia è stata il referendum di Renzi che tendeva a ridurre e financo a umiliare la democrazia parlamentare.

E però non sembra che né nel Pd ma neppure in Mdp sia stata fatta una vera revisione sulla linea politica riconoscendo che Craxi era la sinistra liberale.

Il problema di ricalibrare il giudizio storico sulla vicenda dei socialisti c’è, ma vedo chiaramente che questa “revisione” sta avvenendo soprattutto in una parte delle giovani generazioni che sulla figura di mio padre ha maturato giudizi per me sorprendenti. E sicuramente sulla statura politica di Craxi mi pare che non ci siano più dubbi.

Renzi motivò la mancata intitolazione di una via per Craxi a Firenze dicendo che la figura di suo padre “non è pedagogica”.

Be’ a me di quello che dice Renzi francamente non interessa granché.

Nencini ha chiesto una commissione d’inchiesta su Tangentopoli. Insomma, la stessa che suo padre chiese e che lei rinnovò nei giorni in cui Craxi stava morendo in Tunisia.

Mi sembra un po’ tardiva. Noi la chiedevamo quando era necessario. Allora eravamo di fronte a un sovvertimento democratico del Paese.

Cicchitto, presidente commissione Esteri della Camera, di Ap, dice che lei sta sbagliando con Di Pietro.

Io veramente, nonostante la mia amicizia con lui, non mi ricordo più in quale partito stia Fabrizio. Ma non mi pare stia in un partito della socialdemocrazia. Non ci sono pulpiti dai quali si possa predicare.

Cosa sta facendo per la Catalogna?

Ben prima degli eventi Piero Fassino, Romano Prodi ed io, che spinsi particolarmente, facemmo una dichiarazione pubblica. In ragione di questo sono stato invitato sere fa dal presidente Puidgemont. La speranza è che le cose possano andare verso un dialogo in una cornice istituzionale.

Felipe Gonzalez la pensa come Rajoy.

E’ la vecchia linea dei socialisti che dettero vita alla costituzione nel ’ 78 di contenimento delle spinte autonomiste. Ma ai socialisti centralisti del Psoe sembra sfuggire che una parte del popolo non si sente più spagnola. C’è un’ Europa matrigna che ha accentuato queste spinte. Tanto più l’Europa ha significato unità tanto più ha resuscitato antichi autonomismi. La Spagna adotti gli stessi profili istituzionali di Paesi come l’Inghilterra. Domani ( oggi ndr) c’è in tutta la Spagna una manifestazione dal titolo: Parliamo.

Anche il socialista francese Manuel Valls si è contro il referendum.

Lui è di origine catalana, ho scoperto che lo siamo anche noi Craxi, io non sono assolutamente indipendentista ma sono per ascoltare le ragioni degli altri. Questa è una vecchia regola di tutti i noi socialisti. Purtroppo Valls non è nuovo al non ascolto. Quando era portavoce di Jospin fece una delle cose più odiose, proprio perché fatta da un socialista, nei confronti di mio padre. Disse che il caso Craxi era solo una vicenda giudiziaria. E questo non lo dimentico.