Colpo di scena ieri in aula a Roma alla terza udienza del processo che vede imputati per cyber spionaggio Giulio e Francesca Occhionero: il pm titolare dell’inchiesta, Eugenio Albamonte, è indagato dalla procura di Perugia per falso e abuso d’ufficio per l’indagine svolta proprio nei confronti dei fratelli Occhionero. Con lui anche i due agenti della polizia postale Ivano Gabrielli e Federico Pereno, indagati inoltre per accesso abusivo a un sistema informatico, nella lista dei testimoni dell’accusa.

Lo hanno reso noto poco dopo l’inizio dell’udienza gli avvocati della difesa Stefano Parretta e Roberto Bottacchiari che hanno anche chiesto ad Albamonte di astenersi dal processo. Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, coassegnatorio del fascicolo, subito avvisato dal suo sostituto, ha però poi fatto sapere che il presidente dell’Anm continuerà a rappresentare la pubblica accusa nel dibattimento. Tutto nasce da una querela presentata da Giulio Occhionero alla Procura di Perugia in cui contestava le modalità con cui sono state condotte le indagini dai magistrati romani e dagli esperti della polizia postale. A margine dell’udienza, presieduta dal giudice monocratico Antonella Bencivinni, gli avvocati Parretta e Bottacchiari hanno commentato col Dubbio: «Non si tratta di un semplice atto dovuto quello della Procura di Perugia nei confronti del pm Albamonte e degli altri due indagati. Il tutto era iniziato come un procedimento contro ignoti e si è configurato come un fatto rilevante nel corso delle indagini che ha rilevato dei nomi ben precisi. C’è un evidente conflitto di interesse se un pm deve interrogare un testimone, indagato insieme a lui».

Inoltre la difesa ha rappresentato che a Giulio Occhionero erano stati sottratti in mattinata dalla polizia penitenziaria, senza alcuna motivazione for- male, degli appunti estremamente tecnici - basandosi l’inchiesta su dati e sistemi informatici - che aveva scritto per agevolare gli interrogatori dei testimoni dell’accusa. Il giudice ha rigettato l’istanza con cui chiedevano di recuperarli dicendo che, avendoli messi per iscritto, Giulio Occhionero avrebbe potuto facilmente riferirli anche a voce. Nel tardo pomeriggio arriva anche il commento dell’avvocato Bottacchiari alla decisione di Pignatone: «Se verranno confermati in udienza domani ( oggi ndr) i contenuti della motivazione di Pignatone credo che non colgano nel segno; nel nostro caso il riferimento non è alla ricusazione che riguarda il giudicante ma è rispetto all’opportunità per la quale il pm dovrebbe astenersi. In questo caso la norma fa riferimento a motivi di gravi opportunità. A parer mio Pignatone ha fatto un provvedimento un po’ scenico che salvaguardia anche lui». L’astensione del pm è un fatto estremamente raro in quanto, a differenza del giudice, il codice di rito prevede solo una sua facoltà in caso di «gravi ragioni di convenienza». Nessun obbligo, dunque. Sul fronte delle indagini nei confronti di Albamonte, la procura di Perugia è retta dal 2015 da Luigi De Ficchy. Magistrato esperto e rigoroso, venne nominato all’unanimità dal Plenum del Csm. In passato pare sia stato vicino al gruppo della magistratura progressista.