La pratica aperta al Consiglio superiore della magistratura per verificare profili di incompatibilità ambientale a carico del pm napoletano Henry John Woodcock è destinata ad altri colpi di scena.

Le anticipazioni di Repubblica e del Corriere che, ieri, hanno riportato alcuni passaggi del verbale dell’audizione del pm di Modena Lucia Musti lasciano intravedere scenari “inquietanti” sul modus operandi del Nucleo operativo ecologico e di Woodcook che, negli ultimi anni, si è servito di questo reparto speciale dell’Arma per le sue indagini.

Al Comitato di presidenza del Csm sono infatti arrivati in questi giorni dei corposi dossier. Si tratterebbe di esposti ben documentati che descriverebbero le condotte poste in essere da parte del pm napoletano e dei sui collaboratori del Noe. Nei prossimi giorni ci dovrebbe essere il vaglio di questi esposti. Se ritenuti attendibili, saranno immediatamente trasmessi per le valutazioni del caso alla Prima commissione del Csm, competente per le incompatibilità delle toghe, che su questa vicenda sta procedendo con massima discrezione da prima dell’estate.

In particolare, il quadro che emergerebbe sarebbe quello di ufficiali dell’Arma in forza al Noe alla ricerca spasmodica dell’arresto eclatante. E pur di raggiungerlo sarebbero stati pronti a tutto.

La pm Musti, infatti, ascoltata lo scorso luglio dalla Prima commissione, aveva rappresentato che sia il capitano Giampaolo Scafarto che il suo superiore il colonnello Sergio De Caprio avevano ripetutamente perorato con lei l’indagine Cpl- Concordia, trasmessa per competenza territoriale da Napoli a Modena. «Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi» avrebbe detto Scafarto, recentemente promosso al grado superiore. “Lei ha una bomba in mano, se vuole può farla esplodere”, avrebbe aggiunto invece De Caprio, alias capitano Ultimo.

I due, secondo Musti, erano degli “esagitati” da evitare per non incorrere in situazione spiacevoli. Al punto tale che negò ogni richiesta di appuntamento da parte di Scafarto, definendo rapidamente le posizioni del fascicolo Cpl- Concordia.

Il verbale delle dichiarazioni di Musti, ripresto ieri da Repubblica e dal Corriere, era stato trasmesso il pomeriggio prima, via pec, dal Csm alla Procura di Roma dove l’aggiunto Paolo Ielo sta indagando nei confronti dei vertici del Noe per depistaggio e rivelazione del segreto d’ufficio.

Scafarto, invitato a comparire la scorsa settimana a piazzale Clodio per fornire chiarimenti al riguardo si è avvalso della facoltà di non rispondere.

In attesa delle decisione della procura della Capitale, gli accertamenti della Prima commissione, presieduta dal consigliere laico del Csm Giuseppe Fanfani, continueranno lunedì prossimo con le audizioni degli aggiunti di Napoli Alfonso D’Avino e Giuseppe Borrelli. C’è da capire, in particolare, se Woodcook abbia informato i suoi capi delle indagini che stava conducendo, condividendo le informazioni, anche al fine di evitare iscrizioni nel registro degli indagati senza averne la competenza territoriale. Fanfani sta procedendo in questa fase istruttoria con grande accortezza. Per evitare strumentalizzazioni politiche ha nominato come relatori i togati Luca Palamara e Aldo Morgigni. Troppo alto il rischio che qualcuno gli rinfacci l’appartenenza al Pd e la vicinanza all’ex premier Matteo Renzi, il cui padre Tiziano, nelle intenzioni di Scafarto, doveva essere arrestato.

Al termine di questa attività, quindi, molto probabilmente si riuscirà a sapere qualcosa in più su come state condotte negli anni, da parte del binomio Noe-Woodcook, queste indagini. Indagini che, va ricordato, invece di puntare ai reati ambientali, visto che il Noe si occupa di ciò, sono state incentrate sui reati nei confronti della pubblica amministrazione.

C’è il forte sospetto che ci siano state delle forzature. De Caprio, che dal Noe era stato trasferito ai servizi segreti, è tornato il mese scorso nell’Arma. Attualmente si trova a disposizione del comandante dei carabinieri forestali in attesa di incarico. Ieri ha annunciato querele, smentendo le affermazioni sul suo conto da parte del pm Musti che, anzi, gli avrebbe detto di non parlare delle indagini Cpl- Concordia con il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché ' collusi' con le cooperative rosse su cui stava già indagando.