«Bisogna stare attenti quando si suscitano attese, come è successo con gli Stati generali sull’esecuzione penale dello scorso anno», così commenta il garante dei detenuti Mauro Palma all’AdnKronos in merito ai tanti sucidi nelle carceri italiane. Il Garante si riferisce all’iniziativa promossa dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nella quale giuristi, volontari, attivisti e figure professionali del settore penitenziario hanno elaborato proposte per migliorare il sistema penale e per garantire la finalità rieducativa della pena. Proposte che hanno poi dato il via alla riforma dell’ordinamento penitenziario. Riforma che per essere attuata, ha bisogno dei decreti, con un iter che si prospetta troppo lungo. Una speranza che rischia di vanificarsi, tanto che migliaia di detenuti sono in sciopero della fame attraverso l’iniziativa non violenta promossa dal Partito Radicale proprio per chiedere che venga al più presto attuata la riforma.

«Nelle carceri che frequento – afferma sempre Palma all’AdnKronos - vedo molta disillusione che può colpire i soggetti più deboli. Non sempre si sono stabiliti buoni protocolli con le Asl relativamente alle condizioni psichiatriche dei detenuti. E in questo ambito spesso si sono fatte ricadere responsabilità su personale non specializzato». Secondo il Garante, la situazione dei suicidi merita approfondimenti necessari per perfezionare il sistema di prevenzione elaborato dal ministero della Giustizia con la direttiva del 3 maggio 2016, a seguito della quale è stato predisposto il ' Piano Nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti', con strumenti di rilevazione del rischio, il presidio delle situazioni potenzialmente critiche, i protocolli operativi per la gestione dei casi a rischio e per affrontare le urgenze. Sul fronte della prevenzione, secondo il Garante, «un’operazione che andrebbe fatta è quella di aumentare le possibilità di vita normale per i detenuti, con più colloqui con le famiglie e maggiori possibilità di lavoro. A Pisa ( dove è avvenuto un suicidio e una rivolta, ndr), carcere problematico, le attività finiscono alle tre del pomeriggio, e c’è un problema di carenza di personale, a cui non può essere addebitata la responsabilità per quello che è successo. Quello di cui però il carcere ha bisogno è di riallacciare un legame tra interno e esterno». Mauro Palma non si trova d’accordo con l’affermazione del sindacato autonomo della polizia penitenziaria ( Sappe) che mette sotto accusa la sorveglianza dinamica. «In realtà - spiega il Garante – è un modo più efficace di sorvegliare. Perché i suicidi avvengono nel chiuso delle celle, e difficilmente riusciamo a conoscere le vicende che hanno portato a quel gesto. È proprio l’interazione e la dinamica dei detenuti a implicare maggiore sicurezza. Naturalmente spetta ai direttori degli istituti organizzare attività adeguate e non lasciare i detenuti nei corridoi a far niente. Nelle attività di gruppo si comprendono meglio le dinamiche tra soggetti, comprese quelle della sopraffazione» .