Si conclude oggi ufficialmente, con una conferenza stampa davanti al carcere di Regina Coeli, la Carovana per la Giustizia del Partito Radicale in Sicilia. Seguirà una visita ispettiva nel penitenziario romano. Diciotto giorni di raccolta firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere tra pm e giudici, promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane: circa 3000 le sottoscrizioni raccolte che si vanno ad aggiungere alle oltre 60.000 già nel sacco. Il maggior contributo per questa iniziativa di riforma della giustizia lo hanno dato i detenuti delle 22 carceri dell’isola all’interno quali si sono recati i militanti e dirigenti radicali, che spesso hanno constatato le carenze strutturali e trattamentali in cui versano gli istituti di pena: «per rimuovere lo stato di illegalità - dice Rita Bernardini - ci vorrebbe da subito un provvedimento di amnistia e indulto. Lo diciamo con consapevolezza, hic et nunc come ripeteva Marco Pannella». Quello a cui tuttavia si può aspirare più realisticamente è l’adozione della riforma dell’ordinamento penitenziario: «Centinaia di detenuti da tutti Italia - racconta Bernardini - hanno fatto arrivare al Partito lettere in cui aderiscono da domani al grande Satyagraha collettivo come forma di lotta nonviolenta affinché siano approvati entro l’estate i decreti attuativi della legge delega della riforma dell’ordinamento penitenziario. Insieme a noi chiedono al governo e al ministro Orlando di mantenere la parola data e di non rendere vana questa legislatura. Era stato lo stesso ministro della Giustizia a dire a Radio Radicale il 19 giugno scorso che la riforma sarebbe stata pronta in poco tempo, massimo per agosto».

Purtroppo i carovanieri hanno dovuto subire non solo l’emergenza caldo nei vari spostamenti sull’isola ma soprattutto quella informativa; fatta eccezione per questo quotidiano che ogni giorno ha tenuto un diario della carovana «dobbiamo registrare e sottolineare - evidenzia Maurizio Turco - il silenzio assoluto degli organi di informazione nazionali, pubblici e privati; televisivi, radiofonici e cartacei. E proprio per questo ieri i radicali hanno protestato davanti alla sede Rai di Roma. Maurizio Turco, Sergio D’Elia, Rita Bernardini e Antonella Casu hanno chiesto di poter essere ricevuti per contestare il fatto che la tv pubblica non abbia in alcun modo dato testimonianza dell’iniziativa che ha fatdelle to già tappa in Calabria e Sicilia e che si sposterà in Sardegna. Ma sottolinea D’Elia ' è un palazzo fantasma'. ' Hanno detto che non c’è nessuno', osserva Turco che mostra il comunicato stampa della conferenza davanti al carcere di Regina Coeli in caso ' vogliate preventivamente bucarlo' dice al funzionario di polizia che giunge all’arrivo della piccola pattuglia radicale a rappresentanza del movimento. Tranne che per i radicali che in tantissime piazze siciliane in questi 18 giorni hanno organizzato decine di eventi pubblici con le camere penali locali per sensibilizzare, tra i vari aspetti della giustizia ingiusta, «sui trattamenti crudeli come il 41 bis e l’ergastolo ostativo - prosegue Sergio D’Elia -, e presentando una proposta di legge per la trasparenza degli amministratori giudiziari intitolata a Marco Pannella. In questo peregrinare siamo andati a trovare Bruno Contrada all’indomani dell’ennesima perquisizione, peraltro senza mandato, e prima di salutarci ha deciso di iscriversi al Partito».

«A Racalmuto - riferisce Antonella Casu - siamo stati ospiti della Fondazione Leonardo Sciascia e accompagnati dal sindaco Emilio Messana ci siamo recati a rendere un omaggio sulla tomba in cui è sepolto insieme alla moglie. La tappa a Racalmuto è stata anche l’occasione per rilanciare l’azione della ' Consulta delle Regioni per gli Stati Uniti d’Europa'». Ma tutto questo chi lo sa? Pochi, ed il rischio è che, non essendo messi nelle condizioni di conoscere le iniziative del Partito Radicale, i cittadini non facciano nulla per poterlo salvare dalla chiusura: «Dobbiamo, entro il 31 dicembre, raccogliere 3000 iscritti chiude Elisabetta Zamparutti altrimenti il partito non esisterà più. Siamo a circa 1.600 iscritti completi. Questo appena trascorso, è stato un anno molto difficile per il Partito Radicale, giacché abbiamo dovuto fare i conti con la scomparsa di Marco Pannella che per noi non è stato “solo” un grande leader politico, ma ha rappresentato il motore stesso delle nostre lotte. Da lui abbiamo imparato che in politica bisogna sempre giocare il “possibile contro il probabile”. Se una cosa giusta si può fare, si deve fare. Per questo noi non ci arrendiamo, andiamo avanti, non molliamo». E infatti già da domani si ricomincia con una visita al carcere di Rebibbia.