"Il Consiglio Nazionale Forense, presa visione della delibera del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Udine d.d 21 luglio, di denuncia di una perquisizione subita da due legali, motivata sulla base di una infondata costruzione del reato di infedele patrocinio, a dir poco inquietante per l'inaccettabile invasivita' dell'esercizio del diritto di difesa, rilevato che la richiesta della autorizzazione alla perquisizione indica fra i possibili corpi di reato o cose pertinenti al reato gli atti e i documenti relativi al fascicolo di studio, computer, tablet, apparecchi telefonici, iniziativa questa certamente ed oggettivamente grave, atteso come il lavoro, la funzione, il valore della Difesa deve trovare riconoscimento prima di tutto ad opera di chi agisce all'interno della giurisdizione, che dunque più di altri è chiamato a ponderare con assoluta professionalità iniziative aventi come conseguenza un potenziale condizionamento del diritto fondamentale di ogni cittadino ad essere difeso, manifesta solidarietà nei confronti dei colleghi attinti da quanto sopra e disponibilità ad iniziative nelle opportune sedi istituzionali.
Il C.N.F. rileva, inoltre, come ancora una volta un atto delicato e soggetto a riservatezza, come quello di una perquisizione, sia stato con grande tempestività portato a conoscenza della stampa locale, e non certo dai legali perquisiti, con conseguente danno all'immagine della categoria forense.
Appare quindi sempre più attuale la necessità che gli strumenti legislativi pongano al loro centro la tutela del diritto di difesa, valore non rinunciabile né sacrificabile in un sistema democratico”.