Da lunedì, a quanto si apprende, i tecnici di Acea, la multiutility al 51% di proprietà del Campidoglio, lavoreranno alle ipotesi di turnazione dell'acqua nelle case dei romani. Se infatti dovesse essere confermato lo stop imposto dalla Regione Lazio, a partire dal 29 luglio, alla captazione di acqua dal lago di Bracciano - usato dall'azienda come riserva idrica della Capitale nei momenti di siccità  in base ad un accordo col governo del 1990 - l'ipotesi è quella di una chiusura a turno dei rubinetti per alcune ore in ciascuno dei 15 Municipi. Restano ancora da stabilire il calendario e le modalità di comunicazione ai cittadini, visto che la misura riguarda 1,5 milioni di utenze e 2,9 di cittadini. Se Acea non potrà più prelevare gli attuali circa 900 litri al secondo di acqua dal lago per poi renderla potabile, dovrà redistribuire le sue risorse tramite la zonizzazione. Alla base della crisi idrica nella Capitale c'è l'assenza di piogge. Una siccità devastante: nei primi sei mesi del 2017 sulla città sono caduti appena 157 millimetri di pioggia spalmati su 26 giorni, lo scorso anno erano stati 649 durante 88 giorni. La riprova è nelle rive del lago di Bracciano, vicino ad 1,40 metri sullo zero idrometrico quando di norma dovrebbe essere almeno ad 1,60 metri