Subito dopo la pubblicazione di notizie su una telefonata fra Tiziano Renzi e il suo avvocato, il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin aveva chiesto di poter rappresentare alla Presidenza della Repubblica la gravità dell’episodio. Mercoledì scorso c’è stato l’incontro chiesto dal vertice dell’avvocatura istituzionale: Mascherin è stato ricevuto al Quirinale dal consigliere del presidente Mattarella per gli Affari dell’Amministrazione della giustizia, Stefano Erbani. Il presidente del Cnf ha ricordato «la gravità assoluta e inaudita di quanto avvenuto con la pubblicazione dell’intercettazione di un colloquio tra un imputato e il suo avvocato». La vicenda «desta la preoccupazione di tutta l’avvocatura italiana, non solo di quella penalista», ha detto Mascherin al consigliere Erbani, «ma è assai più preoccupante che, della gravità del fatto, non vi sia stata alcuna denuncia da parte degli organi di stampa, con la sola eccezione del Dubbio. Eppure si tratta di violazioni che mettono a dura prova la tenuta della Costituzione». Il presidente del Cnf ha dunque chiesto espressamente un «interessamento del Capo dello Stato» su una «circostanza che è sicuramente indicativa di una crisi culturale del nostro Paese. Il silenzio registrato, con pochissime eccezioni, anche da parte della politica mostra come non si sia in grado di cogliere, in episodi del genere, fenomeni di assoluta criticità per la tenuta della nostra Carta fondamentale, che individua nel diritto alla difesa uno dei capisaldi del sistema democratico». Con il consigliere Erbani, che ha ascoltato con attenzione le ragioni esposte, Mascherin ha osservato come «il diritto alla difesa costituisca anche una forma di equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, una tutela irrinunciabile, per il cittadino, rispetto a tutti i diversi possibili poteri». Ecco perché il presidente del Cnf ha chiesto un interessamento del presidente Sergio Mattarella«diretto a una sensibilizzazione, sul tema, di tutte le forze portatrici di una responsabilità sociale». Al termine dell’incontro al Quirinale, il vertice dell’organismo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura ha dichiarato: «La libertà di stampa e di informazione resta sacra e inviolabile, ma questa libertà non può comportare la licenza di violare principi altrettanto sacri e inviolabili come i diritti della difesa, essenziali ai fini di un giusto processo, e il rispetto della Costituzione. Spero», ha aggiunto, «che tutti, sia il mondo dell’informazione che quello della politica impegnato nella riforma del processo penale, si rendano conto che, se la giustizia viene subordinata agli interessi di mercato, a essere sconfitti siamo tutti, e a pagarne il prezzo saranno alla lunga tutte le libertà sancite dalla Costituzione».