Ci fu davvero l’incontro Boschi– Ghizzoni? Davvero l’allora ministra delle Riforme chiese all’ex ad di Unicredit di comprare Banca Etruria, istituto di cui il padre della stessa Boschi, Pier Luigi, era vicepresidente? O la notizia data da Ferruccio de Bortoli nel suo libro Poteri ( quasi) forti condensa una più complessa catena di fatti, ovvero un incontro avvenuto in realtà tra i vertici delle due banche, Federico Ghizzoni appunto e il presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi, incontro che Maria Elena Boschi avrebbe solo «facilitato» ? Non sono differenze da poco. E la soluzione del rebus rischia di mandare in archivio la batteria di fuoco alzatasi ieri contro l’attuale sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio.

Attacchi che vedono in prima linea anche Pier Luigi Bersani: «La posizione di Mdp», ha detto, «è che se non chiarisce, l’unica strada per Boschi è dimettersi».

GHIZZONI INCONTRÒ BOSCHI? NO, ROSI

Una giornata frenetica ma con più di una spettacolare inversione di marcia. E soprattutto con la nuova versione che si fa avanti sulle mosse del governo per soccorrere Banca Etruria. A sollecitare Ghizzoni fu appunto l’allora numero uno del-l’isti-tuto aretino Rosi, oggi imputato per bancarotta fraudolenta. A scriverlo sono Libero e La Stampa, con il quotidiano torinese che riferisce di un incontro «facilitato da qualcuno».

Si era nel pieno delle manovre condotte dal governo per la trasformazione delle “popolari” in spa, ottenuta con la riforma varata nel gennaio 2015. In ogni caso Ghizzoni non ignorò l’invito a valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit. Sempre La Stampa cita un «testimone delle convulse settimane che precedettero il commissariamento della banca aretina» secondo il quale fu proprio Bankitalia a «convincere i potenziali acquirenti a desistere dall’operazione». Certo che se non fosse stata Boschi a «chiedere» direttamente a Ghizzoni di aprire un “file” sulla Banca di Arezzo, cambierebbe tutto.

MOZIONE DI SFIDUCIA? NO, DI CENSURA

Ma le opposizioni non si sono certo preoccupate di attendere che i contorni della vicenda si chiarissero meglio, prima di chiedere «le dimissioni» di Boschi, come fa Movimento democratico e progressista di Bersani e Speranza, l’immancabile Movimento cinquestelle, ma anche la Lega e qualche altra voce a sinistra del Pd come Loredana de Petris. Anche qui si registrano svarioni perché, dopo aver annunciato la mozione di sfiducia, il capogruppo grillino Roberto Fico ripiega sulla più modesta «censura» visto che Boschi non è un ministro e un’eventuale «espulsione» resterebbe in capo al Consiglio dei ministri. La sfiducia ad personam «non si puo fare come atto parlamentare ma si deve passare per il governo», spiega appunto Fico in conferenza stampa.

«MISURA COLMA, PARLINO I LEGALI»

Lei, la sottosegretaria, ribadisce che «d’ora in poi saranno i miei legali a occuparsi della questione». E aggiunge: «Quello che dovevo dire per quanto riguarda la vicenda dell’anticipazione del libro del dottor De Bortoli l’ho già detto ieri ( martedì per chi legge, ndr) pubblicamente. Su questa vicenda sono già intervenuta in Parlamento nel 2015 e confermo quanto ho detto in quella sede. Credo che sinceramente la misura sia colma».

DE BORTOLI: MAI PARLATO DI PRESSIONI

E Ferruccio de Bortoli? L’ex direttore del Corriere della Sera non ritratta. Ma ai cronisti che lo interpellano a Milano, a margine della presentazione di Poteri ( quasi) forti, il libro della discordia, offre un chiarimento che conferma l’impressione di una certa corsa in avanti generale, sulla vicenda: premette di essere «assolutamente tranquillo e sicuro della bontà delle mie fonti» ma aggiunge di non aver parlato «di pressioni di Boschi di Unicredit: «Semplicemente ho riferito una notizia».

E ancora, è vero che «nel suo caso c’era un conflitto di interessi», ma «credo che un politico debba preoccuparsi di quello che succede a una banca». E «un conto è farlo, un conto è fare pressioni indebite», e appunto «io non ho parlato di questo». Su Unicredit de Bortoli poi ribadisce: «Ha agito correttamente, da mie fonti ho saputo che ha aperto un dossier e poi l’ha chiuso». Il che collima con la versione data da Libero e La Stampa.

L’ex direttore del Corriere nota pure che chiedere le dimissioni di Boschi in virtù dell’episodio da lui riferito «è eccessivo». Anche se sfida l’ex ministra: «Sono collezionista di querele, mi auguro che quello della Boschi non sia un annuncio e la querela ci sia. Comprendo comunque la sua reazione».

GENTILONI E GHIZZONI RICHIESTI IN AULA

Di interrogativi in sospeso ne restano molti. Sempre Fico e i cinquestelle chiedono di «sentire Gentiloni» a Montecitorio. Più sommessamente Forza Italia, che ricorda di essere «garantista», chiede che Ghizzoni venga a riferire «in commissione Finanze» per chiarire cosa è accaduto veramente.

Anche il secondo partito della maggioranza, Alternativa popolare, si attesta sulla posizione attendista degli azzurri. Mentre il Pd, da Fassino a Rosato, fa notare che sì, Ghizzoni si trincera per ora dietro un «no comment», ma anche che in un comunicato ufficiale la Banca di cui era ad, Unicredit, smentisce di aver ricevuto pressioni dal governo. L’incendio è ancora forte. Ma da qualche segnale si può sospettare che sia destinato a spegnersi da solo, più o meno lentamente.