Sulla pagina web dell’ufficio stampa di Frontex del 7 luglio 2016 si può leggere chiaramente che “La ricerca e il soccorso sono sempre la priorità per ogni operazione in mare. La legge internazionale obbliga tutti i capitani a provvedere all’assistenza di ogni persona trovata in mare. La ricerca e il salvataggio (SAR) è anche lo specifico obbiettivo di ogni piano operativo e delle operazioni marittime alle quali partecipa Frontex. Per questo tute le navi impiegate da Frontex sono sempre pronte a supportare le autorità nazionali nelle operazioni di ricerca e soccorso.” Qualcosa però deve essere successo in meno di un anno, almeno a giudicare dalle foto, pubblicate il 7 maggio dal quotidiano on line La Stampa, che dimostra plasticamente quella che è stata la situazione nel weekend della settimana appena trascorsa. Dai tracciati radar tra venerdì e sabato è possibile vedere come la nave Juventa dell’organizzazione umanitaria danese-tedesca Jugendretteret, a nord delle acque libiche, sia stata letteralmente circondata da almeno una trentina di imbarcazione stracariche di migranti, la Juventa è sola e non può intervenire certo in soccorso di tutti. La squadra medica di Rainbow for Africa, che lavora proprio con la Ong, ha reso pubblica tutta la sua preoccupazione tramite le parole del dottor Paolo Narcisi: «Dov’è l’Europa? Dov’è Frontex? Sono barconi, sono centinaia di esseri umani. E sono poche le navi di salvataggio, delle associazioni e della Guardia costiera. Non vogliamo dover contare i morti, domattina».   Lo sfogo dei medici di Raimbow for Africa segnala chiaramente però che qualcosa è andato storto. Si potrebbe pensare che si è trattato dell’ennesimo fine settimana difficilissimo con oltre 6000 migranti salvati, con innumerevoli missioni coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma che hanno visto la partecipazione di Guardia Costiera e della Marina Militare italiana, Eunavformed, Frontex, ONG e da navi mercantili. Ma non può non balzare agli occhi che ci si trova di fronte ad una esiguità di mezzi che non può essere supplita dall’abnegazione delle Ong, nello stesso momento queste organizzazioni sono sottoposte ad un fuoco di fila mediatico oltre che giudiziario ed avranno sempre più difficoltà nel raccogliere fondi per mantenere in acqua le loro imbarcazioni.  In secondo luogo le navi di Frontex con la missione Triton e i militari capitanati dall’ammiraglio Credendino per quanto riguarda Eunavformed (missione Ue Sophia) si sono ritirati dalla zona calda al largo delle coste libiche ed è difficile che possano appoggiare immediatamente le operazioni delle Ong che raccolgono gli SOS. Ora i tracciati radar hanno messo ben in luce questa situazione, anche gli spagnoli di Proactiva Arms hanno fornito un’ulteriore conferma, lasciando aperta la domanda su che fine abbiano fatto le 11 navi di Triton scomparse dal tratto di costa tra Zuwara e Sabratha dove operavano lo scorso anno. Una denuncia rilanciata anche da un post pubblicato dall’avvocato Fulvio Vassallo direttore dell’associazione L’altro diritto Sicilia, sulla sua pagina Facebook . C’è poi un’altra coincidenza che, anche se non deve far scivolare nel complottismo, descrive bene quale siano i rapporti attuali tra Frontex e le Ong per quanto riguarda le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. Nei giorni scorsi proprio l’organizzazione Jugendretteret aveva scritto una lettera al direttore di Frontex Fabrice Leggeri. Nella missiva, scritta all’indomani del tragico weekend di Pasqua e riportata sul sito (https://jugendrettet.org/de/mission), la Ong chiede perché “in un solo fine settimana sono state salvate circa 8000 persone, nei salvataggi sono state coinvolte 25 navi, una di Frontex, una della missione Ue Sophia e 10 delle Ong…. Per alcune persone, l'aiuto è arrivato troppo tardi questo fine settimana: ma la morte sul Mediterraneo continua, anche se le Ong hanno lavorato instancabilmente e hanno spinto oltre i limiti il loro dovere. Ci chiediamo se la morte non possa essere stata impedita. E perché delle vostre 11 navi, distribuite nel Mediterraneo, solo una è stata coinvolto nelle operazioni di salvataggio”.