Per il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, la strage compiuta dai raid di Damasco nella provincia siriana di Idlib in cui hanno perso la vita 72 persone (decine di bambini) tra i fumi del gas nervino è «un crimine di guerra», mentre Francia, Gran Bretagna e, con più timidezza gli Stati Uniti, preparano una risoluzione in Consiglio di Sicurezza. Insomma una condanna unanime a parte i tatticismi dell'amministrazione Trump, che appena pochi giorni fa aveva ufficialmente derubricato la detronizzazione di Assad. Ma anche voci fuori dal coro che accorrono in soccorso del regime siriano. Su tutte quella dello storico alleato-padrino: la Russia. Dal ministero della Difesa di Mosca arriva infatti una nuova versione sulla strage: il Cremlino sostiene che l'aviazione del regime di Bashar al-Assad avrebbe colpito «un magazzino terroristico contenente sostanze chimiche» nei pressi di Khan Sheikhun, negando quindi che sia stato sferrato un attacco con armi chimiche. «Secondo i dati obiettivi del controllo russo dello spazio aereo, l'aviazione siriana ha bombardato vicino Khan Sheikhun un enorme magazzino terroristico che conteneva sostanze chimiche», si legge nella nota. La Russia è tra i principali alleati di Assad nella guerra civile che insanguina la Siria dal 2011 ed è stata in prima linea nei bombardamenti che per mesi hanno distrutto Aleppo, ex  roccaforte dell'opposizione ad Assad.