Assenza di camere di sicurezza che determina il cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli”, ovvero quando si è costretti a portare in carcere una persona sottoposta all’arresto di una sera, perché non c’è una camera di sicurezza libera. Ancora non esiste una legge che istituisca la figura del garante regionale dei diritti dei detenuti. Mancanza di fatto del provveditore dell’amministrazione penitenziaria essendo la funzione temporaneamente condivisa con quella di Provveditore per la Lombardia. Manca il presidente del tribunale di sorveglianza e infine ancora non è stata portata a compimento la realizzazione della Rems, la residenza per le misure di sicurezza psichiatriche.

Questo è il quadro offerto dall’ultimo rapporto pubblicato dal Garante nazionale delle persone detenute, composto da Daniela de Robert, Emilia Rossi e Mauro Palma che oggi illustrerà alla Camera il rapporto nazionale, dopo la sua recente visita generale nella regione Liguria. «La sua caratteristica di regione di frontiera – si legge nel rapporto - si ripercuote in maniera forte sull’ambito della privazione della libertà. Nei sei Istituti di detenzione per adulti la presenza di stranieri è molto alta ( in qualche caso oltre il 52%), con una serie di conseguenti problematiche che caratterizzano la vita degli Istituti stessi e la gestione delle persone». Il rapporto prosegue con una riflessione sugli altri luoghi di privazione della libertà e si sofferma sulla situazione creatasi a causa della chiusura dei confini che «acquistano una rilevanza non congiunturale ma strutturale». Mauro Palma fa riferimento all’insediamento di protezione e accoglienza temporanea gestito dalla Croce Rossa Italiana nel territorio di Ventimiglia, al Parco Roja. Un campo di accoglienza che pur non essendo formalmente un luogo di restringimento della libertà, ne ha tutte le caratteristiche. Infatti - come già riportato da Il Dubbio - il Garante nazionale aveva effettuato una visita riscontrando numerose criticità. La situazione è nota e il Garante lo ribadisce nel rapporto. Perdura oramai da tempo la sospensione degli accordi comunitari in materia di libera circolazione delle persone da parte delle autorità francesi che ha comportato, di fatto, la chiusura della frontiera per i migranti che, arrivati a Ventimiglia, non hanno la possibilità di proseguire il pro- viaggio verso la Francia. Ciò nonostante che, a prescindere dai vincoli definiti dal cosiddetto “sistema di Dublino”, il flusso di persone straniere che raggiunge la Liguria con l’intenzione di proseguire per la Francia e per i Paesi del nord Europa non si sia arrestato. Nell’area attorno alla città di Ventimiglia si trovano pertanto a sostare un numero sempre più ingente di migranti che attendono di varcare il confine. Il Garante Nazionale in ogni sede istituzionale ha raccomandato al Governo nazionale di «fare fronte alla condizione di Regione di confine, nel contesto ormai strutturale dei grandi flussi migratori che coinvolgono l’Europa, in maniera da garantire risposte adeguate alle necessità delle persone, nel pieno rispetto non solo del diritto alla vita ma a una vita dignitosa, allestendo con estrema urgenza strutture congrue di assistenza che ga- rantiscano il rispetto e la tutela della dignità umana dei migranti e forniscano altresì un’informativa sulla disciplina della protezione internazionale e, in caso, il supporto necessario per l’accesso al circuito dell’accoglienza».

Mauro Palma ha incontrato vari rappresentanti istituzionali della regione Liguria, in particolar modo la vice Presidente della Giunta regionale ligure Sonia Viale e il presidente del consiglio regionale Francesco Bruzzone dove ha avuto modo rappresentare le esigenze relative alla tutela del disagio mentale nelle istituzioni privative della libertà personale. Il Garante nazionale ha quindi raccomandaprio to la Regione Liguria di rendere funzionante con estrema urgenza la Rems provvisoria presso Villa Caterina a Genova, dando così attuazione alla Legge 31 marzo 2014, n. 81 e nel contempo portare a conclusione i lavori di allestimento della Rems di Calice in modo tale da renderla operativa nel più breve tempo possibile. Inoltre ha raccomandato di garantire, in accordo con l’Amministrazione penitenziaria, la presenza di una specifica sezione per la tutela della salute mentale delle persone ristrette negli Istituti del territorio, in linea con l’Accordo sancito dalla Conferenza Unificata Stato- Regioni in data 13 ottobre 2011 e sollecitare le aziende sanitarie locali della Regione a proporre all’Amministrazione penitenziaria dettagliati protocolli che impegnino entrambe le amministrazioni alla erogazione di servizi alla salute che corrispondano ai criteri internazionalmente riconosciuti per la loro funzione preventiva, educativa e di accesso alle cure.

Sulle carceri della Liguria il giudizio non è positivo. Oltre al problema dell’elevato numero di detenuti con disagio mentale a cui non corrisponde un livello di accoglienza sanitaria all’altezza, ha riscontrato una scarsissima presenza di mediatori culturali che non garantisce una adeguata assistenza per abbattere la barriera linguistica e culturale nei confronti dei detenuti stranieri che risultano di elevato numero negli istituti penitenziari della Regione. Pertanto Mauro Palma raccomanda al Dap di attivarsi per garantire l’effettiva disponibilità di mediatori culturali all’interno degli Istituti, considerato che il vigente ordinamento professionale prevede tale figura, ma non risulta ancora bandito alcun concorso. Inoltre chiede al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria di reperire e mettere a disposizione gli stanziamenti finanziari che consentano di garantire una presenza di mediatori culturali continuativa e strutturata. Si rivolge anche alle direzioni degli Istituti affinché si attivino per la stipulazione di accordi e convenzioni con Enti locali o associazioni per l’attivazione di servizi di mediazione culturale. La regione Liguria, tuttavia, offre un quadro positivo riguardante il terzo settore nell’ambito della giustizia e ottima collaborazione delle Istituzioni nei confronti della delegazione del Garante. «Ciò rende il Garante Nazionale – si legge nel rapporto - fiducioso della possibilità di proseguire un rapporto positivo e costruttivo» .