Gérard Depardieu, attore dalle mille vite con ben sessantotto primavere al contagiri, icona incontrastata nel mondo del cinema francese engagé come d’intrattenimento, ha appena inciso, dopo ben trentasette anni dal primo, il suo secondo album di canzoni, completamente dedicato alla sua ahinoi compianta compagna di scena e amica di vita Barbara, soprannominata la Dame en Noir, scomparsa prematuramente vent’anni orsono.

Quattordici tracce solo piano voce e archi, é uscito in Francia lo scorso dieci febbraio per i tipi della Because Music, con una laconica quanto pittorica copertina raffigurante un piano a coda disegnato quasi fanciullescamente in nero su di uno sfondo rosso, con il lettering in corsivo, quasi a voler sottolineare la genuina artigianilità del prodotto. Difatti suonato in duo dal Gegé nazionale assieme al pianista storico di Barbara, Gérard Daguerre, questi nella villa studio di Precy sur Marne ( a trenta chilometri da Parigi) della scomparsa, rimasta intatta da allora.

I due si sono anche prodigati in una decina di concerti, subito sold out, a mo’ di presentazione del disco terminati sabato scorso al Theatre des Bouffes du Nord, splendido café concert ottocentesco da cinquecento poltrone già classificato monumento storico e sede fissa sino a una decina d’anni fà della compagnia di Peter Brook. La coppia in una scena nera col solo piano con loro ambedue in maniche di camicia scura e nessun altro fronzolo, hanno riportato in auge ben oltre il repertorio del disco le canzoni di Barbara, essendo Depardieu un amico di lungo corso della cantautrice, amicizia nata nell’ 86 durante le repliche del musical Lily Passion che vedeva i due in scena e di cui rimane a testimonianza solo un doppio vinile inciso dal vivo.

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Alla prima Dépardieu ha dovuto elargire tre quarti d’ora di bis, condendo poi per tutto il concerto le canzoni con vari brani e interviste della cantautrice, con un’energia e foga tali da far dir di lui a Télérama: «Depardieu, al contempo colossale e fragile, é sempre congruo, la canta, la racconta, e il risultato é veramente insperato» E nel disco questa foga pudica e reverenziale si ritrova tutta nell’interpretazione sovente dolce quanto esitante, ma talora quasi tumultuosa, dei suoi brani più famosi, quali Nantes, L’Aigle Noir a tutt’oggi il suo brano più noto al mondo-, Ma plus belle histoire d’amour, Gottingen, e infine Une Petite Cantate, vero bijou all’epoca spesso cantata acappela dall’autrice alla fine dei suoi concerti. Depardieu aveva già in passato inciso un album di canzoni rock new wave nel 1980 dal titolo Ils Ont Dit Moteur: Coupez! ( mai ristampato in cd) dallo stile rock wave anni ottanta e scritto perloppiù dalla moglie Elisabeth, che ebbe all’epoca ottime critiche e lo rivelo’ come cantante a tutto tondo, seguito poi da un singolo e sporadiche collaborazioni addirittura con Gainsbourg, ma tutte sempre nell’ambito della colonna sonora d’un film. Bisognerà attendere il 2006 ed il film Quand j’étais Chanteur di Xavier Giannoli dove Depardieu interpreta Alain, un brizzolato cantante di balera che fa perder la testa a una incantata Cécile de France per riassaporare il soave timbro del nostro che, ripreso per i voleri della pellicola in balli e fiere intento a cantare vari evergreen ballabili francesi, si rivelò nuovamente una voce «smarrita» della canzone francese.

Ma questo sincero omaggio alla cantautrice ( vale la pena rammentarlo) Barbara, rimasta ben salda per melodie e testi nei cuori dei francesi, ci rivela un aspetto del nostro istrione che, nonostante le polemiche in patria per l’esilio fiscale nel vicino Belgio e la seconda cittadinanza russa offertagli nel 2013 da Putin, rimane uno dei valori sicuri del cinema d’oltralpe come della canzone oramai. Il cd sarà disponibile d’importazione e sulle piattaforme di streaming consuete, ( http: // www. deezer. com/ album/ 15320205) per chi vorrà avventurarcisi.